PELLEGRINO (1220 ca-1295)

PELLEGRINO (1220 ca-1295)

magister, scriba patriarcale, arcidiacono

Sempre menzionato con il solo nome di battesimo accompagnato dai titoli delle diverse cariche che ricoprì durante la lunga carriera ecclesiastica, è probabile tuttavia che P. – nato non oltre gli anni Venti del XIII secolo – fosse di origine carniolina. Era già magister il 24 aprile 1254, allorché a Venezia presenziava a un trattato fra il doge e l’eletto di Aquileia Gregorio da Montelongo, in qualità di cappellano patriarcale. Nel 1256 (5 marzo) a P. è attribuita la più precisa qualifica di scriptor dell’eletto d’Aquileia. Negli anni successivi (1258-1261) maestro P. è ricordato quale pievano di Mannsburg (in Carniola, l’odierna Mengeš, a una decina di km a NE di Lubiana). La sua promozione ad arcidiacono della Marca d’Istria e della Carniola era già avvenuta il 12 dicembre del 1267, all’atto di fondazione del monastero della Cella di Cividale e dall’anno successivo l’arcidiacono risultava già vicedomino del patriarca Gregorio per quegli stessi territori (4 settembre 1268). Anche P., dunque, così come maestro Bonincontro e Paolo di Ulrico da Bottenicco, dall’iniziale carriera di scriptor del patriarca ottenne in seguito un titolo arcidiaconale, giungendo a svolgere funzioni di vicario del patriarca, come era stato per i colleghi Berengero e Nicolò da Lupico. Anche con il nuovo patriarca, Raimondo della Torre, il 2 marzo 1275, maestro P. riceveva la colletta patriarcale della pieve di Novo Mesto in quanto «archidiaconus Carniole ac Marchie». Durante il patriarcato di Raimondo, sebbene mai nominato specificamente quale suo vicedomino, fece molto spesso le veci del patriarca, soprattutto in ambito giudiziario. ... leggi Così il 5 novembre 1283 a Udine giudicò nella vertenza intentata da alcuni canonici di Aquileia contro la nomina di Rantolfo di Villalta, già canonico di Cividale, a loro con canonico. Il 6 dicembre 1285, ad Aquileia, maestro P. fu eletto per laudum curie a giudicare in una vertenza in cui Raimondo era parte in causa contro il suo notaio, maestro Gualtiero scolastico di Cividale, accusato di aver comprato campi pertinenti a un feudo ministeriale. Alla fine di gennaio del 1287, a Sacile, per delega del patriarca Raimondo, maestro P. giudicava una causa d’appello contro una sentenza arbitrale nella controversia tra il notaio Ugherio da Caneva e un suo cognato, agenti a nome delle rispettive mogli per motivi di divisione ereditaria. Parallelamente, a partire dall’ultimo decennio del secolo, le fonti attestano la costante presenza di maestro P., arcidiacono della Marchia e Carniola, in qualità di testimone di atti scritti nella curia patriarcale, ovunque questa si trovasse: a Udine, Cividale, Aquileia, Gemona, San Vito. Particolarmente intensa, poi, l’attività del maestro nell’anno 1292. L’11 maggio, a Udine, egli pronunciava una sentenza arbitrale in favore di Nicolò Delfino, canonico di Sant’Odorico e arcidiacono di Pola, il quale pochi giorni dopo (18 maggio), a Marano, lo eleggeva suo procuratore, assieme ai maestri Gualtiero da Cividale e Giovanni da Lupico, per riscuotere la somma aggiudicatagli dallo stesso P. Il 12 luglio, sempre a Udine, al cospetto di maestro P. facente le veci del patriarca, venne dichiarata sotto giuramento la consegna a Enrico di Prampero di una lettera con cui il patriarca aveva imposto al primo, pena la scomunica, di pagare il doppio di quanto da lui sottratto ai canonici e alla chiesa di San Felice di Aquileia. Il 3 agosto giudicava ammissibile l’appello contro una sentenza pronunciata da Ermanno, gastaldo di Udine. Il 20 settembre, poi, a Cividale, il patriarca Raimondo invitò maestro P. a presiedere l’appello per una causa d’usura su cui aveva sentenziato in primo grado il vicario del vescovo di Padova. Sostituiva, infine, il patriarca a Cividale, il 15 ottobre di quell’anno 1292, e ad Aquileia, il 26 gennaio dell’anno successivo. Fu maestro P., arcidiacono della Carniola e della Marchia, a ordinare, per delega del patriarca, a Giacomo di Ottonello, vescovo di Concordia, di restituire quanto preso dalla dispensa del capitolo di Aquileia dopo la propria elezione a vescovo e di presentarsi entro 10 giorni a rispondere della questione davanti al decano Rantolfo (4 gennaio del 1294). E sempre l’arcidiacono, facente le veci del metropolita, ricevette a Padova i capitoli di accusa per poter escutere i testimoni nella causa vertente tra il vescovo eletto di Como e un frate che sosteneva di essere stato anch’egli legittimamente eletto a presule di quella diocesi (21 marzo 1294). L’ultima testimonianza dell’attività di maestro P. data al 26 e 27 marzo del 1295, allorché l’arcidiacono presiedette a Udine una causa d’omicidio. La presenza a Udine di un suo servitore, lo scolare Nicolò da Lubiana, dimostra che P. era ancora in vita il 29 di agosto di quell’anno: il suo obito è ricordato il giorno di santa Caterina, 25 novembre 1295.

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Bibliografia

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