GRADENIGO SABBATINI (SABBADINI) DORALICE CECILIA (1780-1864)

GRADENIGO SABBATINI (SABBADINI) DORALICE CECILIA (1780-1864)

benefattrice

Nacque a Venezia intorno al 1780 dal conte Giacomo e dalla nobildonna Cecilia Maria Bianza. Nel 1799 si sposò nella cappella gentilizia di palazzo Gradenigo con l’udinese Stefano Sabbatini (o Sabbadini, secondo la consuetudine udinese) di Giuseppe e Maria Beretta. G. portò una dote di ventimila ducati. All’epoca il Sabbatini frequentava gli ambienti veneziani, tra cui casa Gradenigo, per ottenere dalle magistrature centrali il riconoscimento della sua parentela con gli Zabarella di Padova e il conseguente titolo comitale. Nel 1795 una ducale gli aveva concesso il titolo richiesto che però non poteva essere confermato dalla Commissione araldica, in quanto il Sabbatini non era in grado di fornire prova autentica della discendenza dagli Zabarella. Soltanto nel 1830 egli fu iscritto tra i nobili udinesi per provvedimento del Comune, ma senza titolo comitale che tuttavia continuò ad accompagnare il suo nome per consuetudine. I Sabbatini abitavano a Udine in borgo Aquileia in un palazzo abbellito da una ricca quadreria, come testimonia Antonio Bartolini nelle sue Memorie delle pitture di questa città di Udine di inizio Ottocento. Un restauro ha riportato alla luce l’affresco del soffitto di una stanza prospiciente via Aquileia, eseguito dopo il 1805 da Giambattista Canal. Anche la cappella gentilizia era stata dotata di opere d’arte, tra cui una Madonna con Bambino attribuita a Bernardini Luini o alla sua scuola, proveniente da Venezia da casa Gradenigo. I Sabbatini possedevano a Pozzuolo fondi e fabbricati, tra cui una ‘casa domenicale’ acquistata nel 1732 dai Treo. Stefano Sabbatini morì senza discendenza nel 1851 dopo avere nominato con testamento del 1843 erede universale delle sue ingenti sostanze la moglie. ... leggi Sembrava che G. nominasse sua erede una nipote del marito, Giulia Trento, sposatasi con l’amministratore Antonio Serravalle, come la gentildonna aveva accennato verbalmente, ma nel testamento olografo, redatto un mese prima della morte avvenuta nel palazzo udinese nell’aprile 1864, pur ricordando la nipote, G. stabilì un lascito per l’istituzione di una “Scuola Agraria pei figli orfani del contadino povero a base di cristiana educazione” da erigersi nella casa di villeggiatura di Pozzuolo dopo venti anni dalla sua scomparsa. Stabilì pure che nella cappella di Pozzuolo venissero trasferiti gli arredi della cappella di Udine, compreso il quadro della Madonna con Bambino avuto da casa Gradenigo. Erede universale residuario veniva indicato un parente del marito, Fabio di Antonio Beretta, con l’obbligo di tutelare le sue disposizioni relative all’Istituto Stefano Sabbatini. Nel 1880 il consiglio di amministrazione del lascito stabilì lo statuto dell’Opera pia Sabbatini e nel 1881 (anziché nel 1884, come disposto da G.) fu aperta la Scuola agraria a cui fu annesso un convitto ricavato da un’abitazione dei dipendenti, vicina alla villa. L’Opera pia Sabbatini divenne proprietaria anche del palazzo di via Aquileia che fu venduto nel 1931 a Enrico del Torso. Oggi l’originaria istituzione benefica per adeguamento alle leggi in materia si è trasformata in Fondazione, mentre la Scuola agraria ottocentesca è divenuta l’Istituto Professionale Agrario Stefano Sabbatini per la formazione di figure di tecnici preparati nel settore.

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Bibliografia

G. COLLINI, La nobile famiglia Sabbatini e la R. Scuola agraria di Pozzuolo del Friuli, Udine, Tip. Patronato, 1906; BARTOLINI, G. BERGAMINI, L. SERENI, Raccontare Udine. Vicende di case e palazzi, Udine, Istituto per l’Enciclopedia del FVG, 1983, 80-81; G. MALISANI, Un inedito affresco di Giovanni Battista Canal a Udine, «Relazioni della Soprintendenza per i B.A.A.A.A.S. del Friuli Venezia Giulia: la tutela dei beni culturali e ambientali nel Friuli Venezia Giulia», VIII (1991), 83-88 (Bollettino dell’attività della Soprintendenza).

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