COSTANTINI ALIGHIERI (1894-1983)

COSTANTINI ALIGHIERI (1894-1983)

sindacalista, partigiano

Nacque il 6 marzo 1894 a Palmanova; di famiglia proletaria, dopo quattro anni di scuola elementare iniziò a lavorare da apprendista come sellaio-tappezziere.  Nel 1911 si trasferì a Monfalcone per cercare lavoro: entrò in contatto con i Giovani Socialisti impegnati nella mobilitazione contro la guerra di Libia; si iscrisse a quell’organizzazione e, rientrato a Palmanova, iniziò la collaborazione con il giornale socialista “Il Lavoratore Friulano”. Nel 1912 si dedicò all’agitazione sindacale e politica al fianco dei socialisti in mezzo ai contadini poveri della pianura isontina; nel 1915 venne arruolato nell’esercito con i bersaglieri e combattè sul fronte dell’Isonzo; acquisì nel corso della guerra il grado di tenente. Venne ferito nel corso di due azioni: nell’autunno del 1915 e nell’agosto del 1916. Dopo la ritirata di Caporetto, venne fatto prigioniero e inviato per l’internamento a Salisburgo. Fu grazie all’incontro con un ufficiale russo che C. riferì di aver abbandonato le illusioni sulla funzione progressiva della guerra intrapresa contro gli Imperi centrali. Nel 1918, dopo la disfatta austriaca, rientrò a Trieste per spostarsi poi a Torino, dove riferì di aver incontrato per la prima volta Antonio Gramsci; partecipò alla propaganda socialista per lo sciopero in solidarietà con le repubbliche sovietiche del luglio 1919 e, forte della sua esperienza militare, venne incaricato di organizzare nuclei di militanti incaricati di difendere armi alla mano i manifestanti. Congedato nell’ottobre del 1919, fece rientro a Palmanova, dove riprese subito l’attività con il Partito socialista. Il primo comizio che tentò di svolgere a Palmanova venne impedito da un gruppo di arditi di stanza presso la città stellata; promosse nei mesi successivi le proteste dei disoccupati per l’ottenimento dei finanziamenti grazie ai quali aprire i cantieri della ricostruzione post-bellica: lanciò, in quest’ottica, la proposta dei cosiddetti lavori arbitrari, da svolgere per sistemare argini e strade e per i quali pretendere un’adeguata retribuzione dalle autorità locali. ... leggi  La sua presenza fu particolarmente influente nella Bassa, ma si spostò anche nella Destra Tagliamento: a Pravisdomini fu protagonista, infatti, di un’importante vertenza mezzadrile nell’autunno del 1920, quando i contadini di quella zona promossero la costituzione di un vero e proprio soviet per la gestione collettiva delle campagne da loro lavorate. Sempre nel corso del 1920 diventò vice-segretario della Camera del Lavoro di Udine; nell’ottobre subì una nuova violenta aggressione durante un comizio – sempre a Palmanova – a colpi di bastonate, ad opera di un gruppo di ufficiali di simpatie fasciste. L’anno successivo venne delegato assieme al massimalista Mauro Scoccimarro a partecipare al congresso di Livorno del Psi: si era schierato nei mesi precedenti con la frazione comunista. A febbraio, dopo aver aderito alla scissione che diede vita al Pcd’I, venne eletto nuovo segretario della Camera del Lavoro di Udine (che contava 25 mila iscritti); rimase tuttavia in carica solo fino a maggio. Nell’estate partecipò al congresso nazionale della Federterra a Milano in quanto segretario friulano dell’associazione. Nel 1922 su indicazione del partito si trasferì a Venezia, per sottrarsi ai mandati di cattura che pendevano a suo carico; in Veneto ricevette il compito di occuparsi del lavoro sindacale svolto dai comunisti del luogo: divenne in tempi rapidi dirigente della Federazione veneta lavoranti del legno; alla fine dell’anno venne inviato dal partito a Torino per lavorare alla Federazione nazionale. Continuò  senza sosta a svolgere attività di opposizione al fascismo: agì dietro la copertura di un’attività di commercio di legname; nel 1925, tuttavia, venne nuovamente arrestato: processato a Udine, venne condannato a scontare sei mesi di galera per imputazioni relative all’attività politica svolta dal 1919 in poi; la pena comminata venne amnistiata nel luglio dello stesso anno. Rientrato a Torino, riprese segretamente l’attività per il partito; subì un nuovo arresto nel 1934, sempre per reati connessi all’impegno di opposizione al regime. Dopo la caduta di Mussolini, alla fine del luglio del 1943, fu protagonista a Torino dei primi comizi convocati dagli antifascisti; nei mesi successivi si attivò nella Resistenza torinese, e nel giugno del 1944 venne nominato membro del Comando militare nel capoluogo piemontese, con l’incarico di vice-comandante. Nel febbraio del 1945 riuscì a evitare per poco l’arresto, durante un duro rastrellamento nel corso del quale vennero fermati i suoi figli e rimase ferita la moglie. Dopo la fine della guerra venne nominato dal Comitato di Liberazione Nazionale commissario del Consorzio agrario di Torino; continuò a svolgere attività propagandistica fra i contadini di quel territorio, prima per l’Associazione nazionale (ancora unitaria) dei coltivatori diretti e poi per l’Alleanza dei contadini (fondata nel 1955 e legata alla Confederterra). Fu negli anni del dopoguerra membro dell’Esecutivo torinese del Partito comunista. Morì nel 1983 a Villastellone, alle porte di Torino.

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Bibliografia

Archivio IFSML (Udine), fondo Lizzero, cart. n. 3, A. Costantini, Biografia politica del compagno Costantini Alighieri; Archivio Istoreto (Torino), fondo Isrp “Diari e memorie”, busta D DeM 6, fascicolo 36ID, A. Costantini, Ricordi e testimonianze (raccolte nel 1978). G.L. BETTOLI, Una terra amara. Il Friuli occidentale dalla fine dell’Ottocento alla dittatura fascista, vol. II. Nel vortice della I guerra mondiale, Udine, IFSML, 2003; M. PUPPINI, Movimento contadino ed operaio e organizzazione sindacale nella Bassa Friulana, in La CGIL e il Friuli Venezia Giulia 1906-2006, Vol. II, a cura di G.L. BETTOLI, S. ZILLI, Mestre (VE), Cgil FVG, 2006; G. DONATO, Sovversivi. Cospirazione comunista e ceti subalterni in Friuli fra le due guerre, Udine, IFSML, 2008.  

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