CASELLA DONATO E ALVISE

CASELLA DONATO E ALVISE (1451 - 1582)

lapicidi

Immagine del soggetto

Madonna con Bambino, scultura lapidea di Donato Casella, metà  del XVI secolo (Baseglia, chiesa parrocchiale).

D. C. nacque da Bernardino di Chiarone da Carona sul lago di Lugano nella seconda metà del secolo XV, ma operò in Friuli. Sposò Anna, figlia unica di Giovanni Antonio Pilacorte, ed abitò a Pordenone. Si suppone che abbia collaborato con il suocero nell’esecuzione del fonte battesimale (1506), dell’acquasantiera (1508) e del portale (1511) del duomo di Pordenone. Il 26 giugno 1526 insieme con il Pilacorte compare come testimone al contratto tra gli uomini di Travesio e Giovanni Antonio Sacchis, il Pordenone, per gli affreschi che quest’ultimo avrebbe dovuto eseguire nella parrocchiale. Suoi lavori sono la statua di S. Nicolò per la parrocchiale di Castelnovo del Friuli (1548) e il portale della parrocchiale di Rorai Grande (1553). Gli vengono attribuiti i fonti battesimali delle chiese di Torre di Pordenone (1532) e Rorai Grande (1558-59), arricchiti da una vivace teoria di putti addossati al fusto; il bell’altarolo, in pietra dipinta, con le statue della Madonna con Bambino e i SS. Urbano e Sabina (1531) della parrocchiale di Pozzo di San Giorgio della Richinvelda, in passato ritenuto opera del Pilacorte o di Giovanni Antonio da Meduno; le statue raffiguranti la Madonna con Bambino situate nella facciata di una casa privata di Maniago Libero, in una piazza a Tauriano, nella parrocchiale di Baseglia e nella lunetta della chiesa di S. Chiara a Venzone. ... leggi Seguace del Pilacorte, il C., che scarsa attenzione riserva alla parte ornamentale dei suoi lavori, rappresenta il rinascimento maturo, per l’aulica, distaccata maniera di trattare corpose figure e per il senso vivo della massa.

Ebbe un figlio, Alvise, documentato a partire dal 1548 e morto nel 1582. Forse collaboratore del padre nell’esecuzione del fonte battesimale di Rorai Grande, lasciò una sola opera documentata: una elegante statua di S. Nicolò, oggi conservata nel Museo diocesano di Pordenone, resto di un perduto altare eseguito per la chiesa di Castelnovo del Friuli tra il 1553 ed il 1561.

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Bibliografia

C. SOMEDA DE MARCO, Architetti e lapicidi lombardi in Friuli nei secoli XV e XVI, in Arte e Artisti dei Laghi Lombardi, II, Como, Noseda, 1959, 309-342; P. GOI, Nuove ricerche sui lapicidi del Friuli occidentale, «Il Noncello» 30 (1970), 64-71; ID., Lapicidi del Rinascimento nel Friuli occidentale, San Vito al Tagliamento, Ellerani, 1973, 84-87; G. BERGAMINI, Architetti e lapicidi ticinesi in Friuli nei secoli XV e XVI. Catalogo della mostra (Locarno, 4-14 febbraio 1984), Udine, Fogolâr Furlan dal Tessin, 1984, 51-53; ID., in La scultura nel Friuli-Venezia Giulia. II. Dal Quattrocento al Novecento, a cura di P. GOI, Pordenone, Geap, 1988, 31-34; V. GRANSINIGH, Casella Donato, in DI MANIAGO, Storia, 47; F. DELL ’AGNESE - P. GOI, Itinerari d’arte del Rinascimento nel Friuli occidentale, Pasian di Prato, Campanotto, 2000, 27, 60, 69; Museo diocesano d’arte sacra [di Pordenone]. La scultura, a cura di P. GOI, Pordenone, Edizioni artistiche Banca di credito cooperativo pordenonese, 2004, 23.

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