ALTAN ANTONIO

ALTAN ANTONIO (1505 - 1570)

poeta

Nacque nel 1505 da Girolamo e Taddea di Brazzacco, probabilmente a Salvarolo nel feudo di famiglia. Frequentò le scuole pubbliche a Portogruaro, dove rimase fino al 1528. L’anno seguente si trasferì a Padova per studiare diritto, ma ben presto l’A. rivolse la sua attenzione allo studio della teologia e della filosofia sotto la guida del benedettino Marco da Cremona. Rientrato in patria intorno al 1532, si ritirò nella sua villa detta “il Murazzo” (poi villa Mocenigo “Belvedere”) ai confini occidentali del Friuli (oggi comune di Cordignano, nel Trevigiano). Qui si dedicò all’approfondimento delle discipline religiose e alla poesia, amore che aveva coltivato fin dalla giovinezza e di cui ne è testimonianza la sua biblioteca ricordata negli epistolari di alcuni suoi ospiti. Morì al Murazzo nel 1570 e fu sepolto nella tomba di famiglia fatta costruire dal padre presso la chiesa di S. Agnese a Portogruaro. Le poche notizie sulla vita dell’A. si ricavano dai suoi scritti e da diverse lettere, in particolare quelle inviategli dall’amico Giulio Camillo Delminio che gli dimostrò sempre grande affetto e considerazione. Attestazioni di stima e amicizia emergono anche dall’elogio di Orazio Toscanella inserito nella sua traduzione volgare della Rhetorica ad Herennium, dalle osservazioni del conterraneo Girolamo Cesarini contenute nel dialogo Dell’origine del castello di San Vito e dalla particolare attenzione che gli manifestò il futuro cardinale Giovanni Francesco Commendone, frequentatore del Murazzo e suo compagno di viaggio quando l’A. si recò a Roma per il giubileo del 1550. Curiosamente l’opera poetica dell’A. condivise, in un certo senso, l’isolamento dal mondo del suo autore. ... leggi Nessuna composizione, infatti, sembrerebbe essere stata accolta nelle sillogi poetiche del tempo. Fu il nipote Baldassarre Altan, pochi anni dopo la morte dello zio, a mettere insieme i suoi scritti in vista della loro pubblicazione, data come imminente da Girolamo Cesarini, che così scriveva: «[le rime spirituali] saranno presto date in luce, e faranno fede del suo sublime ingegno». L’opera tuttavia non fu mai stampata e l’unica testimonianza delle sue fatiche letterarie è la raccolta allestita dal nipote oggi conservata alla Biblioteca Marciana di Venezia. Il codice si apre con la dedica di Baldassarre al card. Commendone e comprende anche tre sonetti in lode dell’A. del medico Leonardo Clario, del letterato Emilio Furlano e di un anonimo. Complessivamente il “canzoniere” contiene 242 sonetti, sedici canzoni, trentadue epigrammi, una elegia e due lunghe lettere: la prima, datata Padova 1534, è indirizzata al padre e tratta dei suoi studi universitari e della sua villa del Murazzo, mentre la seconda, scritta nel 1551 dalla sua villa, è rivolta alla superiora del monastero delle convertite di Padova. Il manoscritto giunse alla Marciana fra i libri di Apostolo Zeno, il quale nel 1734 ebbe occasione di parlarne a Giusto Fontanini. I componimenti poetici dell’A. sono per lo più di carattere sacro e molti di essi sono rivolti a tessere le lodi o a piangere la morte dei numerosi personaggi e letterati che frequentarono il Murazzo o che l’autore conobbe nell’arco della sua esistenza. Infatti, nonostante la vita ritirata, la sua opera rivela una stretta rete di relazioni con prestigiose personalità del tempo, soprattutto letterati ed ecclesiastici, tra i quali: Girolamo, Cornelio Paolo e Giovanni Battista Amalteo, Cornelio Frangipane, Girolamo de Rinaldis, Erasmo di Valvasone, Pietro Bembo, Lazzaro Bonamico, Gabriele Trifone, Gaspare Contarini, Vittoria Colonna, Reginald Pole e Francesco Maria della Rovere. L’opera poetica dell’A. è una tipica espressione della produzione lirica del tempo e «sembra incarnare in modo rappresentativo e compiuto il carattere stesso del più aulico e sacralizzato bembismo in Friuli» (Ferrari). Fino ad oggi le uniche rime edite dell’A. sono la canzone XVII (Tacer vorrei, ma trarmi a forza sento) e il sonetto LXXXVIII (La sposa di Jesù mesta et dolente), inserite rispettivamente nei saggi di Federico Altan e Giorgio E. Ferrari.

Chiudi

Bibliografia

Ms BNM, It., IX 232 (= 6890), A. Altan, Rime, et prose spirituali et volgari insieme con alcuni poemi latini.

LIRUTI, Notizie delle vite, II, 313-317; TIRABOSCHI, Storia, 1178; G. MAZZUCCHELLI, Gli scrittori d’Italia, I/2, Brescia, Bossini, 1753, 526-527; Mille protagonisti, 23-24; DBF, 19-20; G. CAMILLO, Opere, Venezia, Giolito, 1560, I, 197, 198; II, 421; ID., Tutte l’opere, Venezia, Giolito, 1580, I, 333, II, 150; O. TOSCANELLA, La retorica di M. Tullio Cicerone a Gaio Herennio, Venezia, Avanzi, 1561, 162; T. PORCACCHI, Lettere di XIII huomini illustri, Venezia, Vidali, 1576, 420; B. ZUCCHI, L’idea di segretario, IV, Venezia, Compagnia Minima, 1606, 475-476; A.M. GRAZIANI, De vita Ioannis Francisci Commendoni cardinalis libri quatuor, Padova, Frambotto, 1685, 15; E. ALTAN, Memorie sopra la famiglia de’ signori Altani conti di Salvarolo, della reggia cesarea, e del Sacro Romano Impero, Venezia, Lovisa, 1717, 91-96; F. ALTAN, Memorie intorno alla vita di Antonio Altano conte di Salvarolo con un saggio delle rime di lui al sig. Rinaldo de’ Rinaldis, Venezia, Occhi, 1752 (Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, a cura di A. CALOGERÀ, 47), 265-292; G. CESARINI, Dell’origine del castello di San Vito, Venezia, Occhi, 1771 (Nuova raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, a cura di A. CALOGERÀ, 21), 68; A. ZENO, Lettere, V, Venezia, Sansoni, 1785, 33, n. ... leggi 844; M. SCADUTO, Leinez e l’Indice del 1559. Lullo, Sabunde, Savonarola, Erasmo, «Archivum historicum Societatis Iesu», 24 (1955), 24; G. E. FERRARI, Il Canzoniere di Antonio Altan (Per il «census» delle rime inedite di letterati friulani della Rinascenza), «Lettere Italiane», 7 (1956), 64-67; ID., Profili bio-bibliografici di alcuni personaggi friulani, «Ce fastu?», 36 (1960), 161-162; KRISTELLER, Iter italicum, II, 277; M. MOSCHELLA, Altan, Antonio, in Letteratura italiana. Gli autori. Dizionario bio-bibliografico e Indici, I (A-G), diretta da A. ASOR ROSA, Torino, Einaudi, 1990, 72.

Chiudi

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *