VALERIO OTTAVIO

VALERIO OTTAVIO (1902 - 1990)

educatore

Immagine del soggetto

Ottavio Valerio.

Nato il 4 dicembre 1902 a Osoppo (Udine), assorbì come sua sostanza umana la cultura contadina di una famiglia patriarcale. Iniziò la sua vita di uomo pubblico nel 1919 come educatore al collegio arcivescovile Bertoni di Udine (altrove aveva assolto a studi ginnasiali). Dal 1928 al 1932 fu a Parma, censore (come si diceva allora) e vicedirettore del collegio stimmatino Maria Luigia; dal 1932 al 1948, chiamato dall’arcivescovo di Udine, monsignor Giuseppe Nogara, ritornò in Friuli come educatore all’Istituto orfani di guerra di Rubignacco di Cividale e poi, per ben trentadue anni, dall’ottobre 1948 al giugno 1980, ebbe la responsabilità di rettore del collegio di Toppo-Wassermann di Udine, prestigiosa istituzione laica del capoluogo friulano. Divenne, fin dagli anni Trenta – quando fondò con Giovanni Faleschini una compagnia teatrale, la Osovane, che girò quasi tutti i centri della regione –, il cantore del Friuli, che sentì come visceralmente suo: un Friuli bello e forte, cristiano e laico, fatto di uomini autentici e di donne esemplari, impastato di preghiere e di imprecazioni e di tanta, inesauribile e altissima poesia. Fu protagonista, in questo Friuli, dalla fine degli anni Quaranta fino a tutti gli anni Ottanta del secondo Novecento, di mille incontri paesani, per serate culturali, avvenimenti sociali di ogni genere e soprattutto promozioni della lingua e della letteratura friulana. Oratore di grande fascino, anche se con una vena di ripetuto rimpianto per il passato; maestro di parola quando usava, con perfetta armonia e stile, la lingua italiana e quando si lasciava andare a una vitalissima lingua friulana, tutta permeata di popolarità e di finezze letterarie; padrone di una memoria prodigiosa che gli permetteva di spaziare dal classico al moderno, con richiami folgoranti a personaggi, vicende, libri e fatti che erano entrati nella sua cultura; dicitore finissimo, brillante, di irresistibile suggestione nel porgere poeti italiani e friulani, che gli erano familiari, quasi fossero sue letture quotidiane, V. fu una bandiera mai ammainata della friulanità sostanziale, umana, storica, ben al di sopra delle beghe polemiche sulla scelta di testi più o meno scientificamente omologati da grafie e da segni diacritici. ... leggi Fu anche sostenitore della Società filologica friulana, di cui resse per diversi anni la segreteria. Il 15 dicembre 1962 V. venne eletto presidente di Friuli nel mondo (l’associazione di comuni e province friulani istituita nel 1953 per mantenere rapporti umani e assistenziali con il mondo dell’emigrazione, facendone emergere la storia e gli aspetti economico-sociali) e lo sarebbe stato fino al dicembre del 1982 e poi, come presidente onorario, fino alla morte. Per oltre vent’anni, in francescana povertà, senza alcun compenso e senza alcuna indennità di carica, visitò i Fogolârs (gruppi di friulani emigrati e comunque associati) all’estero: dalle miniere del Belgio alle pianure dell’Argentina, dalle grandi città del Canada e degli Stati Uniti d’America, all’Australia dei porti e delle fattorie del Queensland. È passato in questi Paesi con viaggi di fatica e spesso di avventure: la sua presenza aveva il carisma unico di trasformare la nostalgia sofferente in felicità di essere friulani. Ovunque V. visitasse un Fogolâr o fosse ospite per un invito, era il Friuli. Non ha lasciato scritto quasi nulla e di quello che, in mille interventi, ha detto a decine di migliaia di persone, che lo hanno ascoltato con ammirazione e commozione, non è rimasto nulla. Di lui, però, e del suo personaggio in Friuli e all’estero come compagno di una generazione di emigranti è rimasto un segno forte. Morì a Udine il 15 luglio 1990.

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Bibliografia

A. MIZZAU et al., Ricuart di Tavio Valerio, Udine, SFF, 1990; O. BURELLI, Una testimonianza dovuta: Ottavio Valerio (1902-1990), «Sot la nape», 52/1-4 (2003), 14-22.

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