SUFFREN (DE) PALAMÈDE

SUFFREN (DE) PALAMÈDE (1700 - ?)

ufficiale della marina francese, botanico

Immagine del soggetto

Frontespizio dei Principes de botanique di Palamède de Suffren, Venezia 1802 (Udine, Museo friulano di storia naturale).

Il marchese francese d. S. è stato un importante personaggio per il Friuli, ma resta poco noto: per primo effettuò un’indagine organica della flora e vegetazione sul territorio regionale, indicando puntualmente i luoghi dove raccolse le specie, per i quali aveva anche sinteticamente descritto le caratteristiche fondamentali. Di lui si hanno poche notizie biografiche, quelle che egli stesso, senza mai nominarsi, ha lasciato nell’introduzione al suo lavoro. Pare che sia nato a Chàlon, in Provenza, nella prima metà del XVIII secolo, in una nobile famiglia. Era nipote dell’omonimo balì di Suffren, uno dei più illustri ammiragli francesi, che aveva vinto gli inglesi nelle acque indiane. Ufficiale di marina egli stesso, aveva combattuto agli ordini di suo zio durante la campagna per l’indipendenza americana. Nella sua gioventù partecipò ad altre campagne in mare, che lo portarono in America, lungo le coste dell’Africa, in Italia e in Spagna. Aveva sviluppato un vivo interesse per lo studio dei vegetali quando ancora viveva in Provenza: del suo Paese conosceva assai bene le bellezze naturali e soprattutto la flora. Nel 1787 aveva visitato l’orto botanico di Tolone, appassionandosi alla tassonomia linneana. In età avanzata, libero dagli impegni militari, coltivò lo studio della botanica, scienza che gli procurò sollievo e piacere nel lungo periodo in cui fu costretto a rimanere lontano dalla sua patria. Scrisse infatti che «il botanico è come il marinaio che, malgrado tutte le fatiche dei suoi lunghi viaggi e i pericoli corsi, riparte all’indomani del suo ritorno per affrontare nuove tempeste». La rivoluzione francese lo aveva costretto all’esilio in Italia a partire dal 1791, prima in Piemonte e in Lombardia, poi in Friuli. Per sette anni dipinse dal vero circa novecento specie di piante, con tutti i particolari degli organi riproduttivi che la sistematica linneana considerava determinanti per la classificazione. ... leggi Partecipò ad escursioni floristiche a Nizza, in Piemonte, nella Savoia e nel Vallese. Nel 1798, dopo un periodo trascorso a Venezia, comparve in Friuli e qui rimase per quattro anni, entusiasta dell’accoglienza dei suoi abitanti e delle attrattive naturalistiche dei luoghi, che offrivano una non comune ricchezza floristica. Il primo anno visse a San Daniele, ove risiedeva un suo amico, il marchese di La Roncière, entrando in relazione con il conte Nicolò de Concina e concentrando i suoi studi sulle rive del Tagliamento e sui colli di Susans e Ragogna. Il secondo anno si stabilì a Tolmezzo, ospite della famiglia di Iacopo Linussio, che d. S. avrebbe ricordato per la signorile ospitalità, e da lì percorse il Canal del Ferro, il territorio di Verzegnis, la valle del Tagliamento e il canale di San Pietro. Il terzo anno si recò con il conte Alessandro d’Attimis di Ramuscello a Caorle e a Monfalcone, dove conobbe gli abati Giuseppe Berini e Leonardo Brumati, che iniziavano a formare le loro collezioni di piante. L’anno seguente si fermò per qualche mese a Cividale e alla foce del Tagliamento, visitando, sempre accompagnato dall’Attimis, Aquileia, di cui ammirò i monumenti e i siti archeologici. Riunì le circa 1200 piante raccolte in un erbario, che lasciò in casa Linussio. L’erbario purtroppo non è stato conservato: il celebre naturalista Saccardo già nel 1869 aveva verificato che «nessuno dei membri viventi della famiglia sapeva della sorte di esso». Della sua esperienza escursionistica, eseguita con sistematicità programmata, scrisse i Principes de botanique extraits des ouvrages de Linnè ci suivis d’un catalogue des plantes du Frioul ci de la Carnia, avec le nom des lieux où on les trouve e consegnò il manoscritto al conte Concina, che lo pubblicò nel 1802, dedicandolo al conte Francesco Maria Steffaneo, che era stato in rapporti sia con Attimis sia con Concina. Il prezioso catalogo comprende circa 1540 specie vascolari indigene, 36 specie esotiche largamente coltivate in Friuli, esclusi gli alberi da frutto ed i fiori, e 86 crittogame. Nel suo elenco l’autore fa riferimento anche alle specie che erano state già segnalate da G.C. Cernazai e da tre giovani botanici che d. S. incoraggiò negli studi: Berini, Brumati e de Brignoli. Il marchese non pensava di aver ultimato le sue scoperte, anzi aveva in mente un progetto di escursioni che gli avrebbero permesso di esplorare minuziosamente la regione per almeno dieci anni. Dopo un esilio durato dodici anni, il marchese d. S. si separò dal Friuli nel 1802 per rientrare in Francia. Nell’abbandonare il Friuli, scriveva: «Quante volte il mio spirito si è rivolto da allora a quei luoghi deliziosi, a quei prati smaltati di fiori, a quei ruscelli dove la quiete della natura non è disturbata che dal loro mormorio!». Tra l’altro, all’inizio dell’Ottocento il botanico trovò per primo sul Monte Cumieli la rara Anthyllis montana jacquinii, sito confermato in seguito da Arrigo Lorenzi e Giovanni Mazzucato. Per celebrare il grande naturalista francese che diede per primo un quadro scientificamente organico della flora friulana, Bellardi gli dedicò il genere Suffrenia, della famiglia delle Literaceae. Il d. S. era socio corrispondente dell’Accademia di Torino. Come per quella di nascita, non si conosce la data della sua morte.

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Bibliografia

[P. DE SUFFREN], Principes de Botanique extraits des ouvrages de Linnè et suivis d’un catalogue de plantes du Frioul et de la Carnia avec le nom des lieux ou on le trouve, Venise, A. Rosa, 1802.

TELLINI, Giulio Andrea Pirona, 76-77; C. TOURNIER, La flore du Frioul et le marquis du Suffren, 1799-1802, «Ce fastu?», 10/3-4 (1934), 108-117; D. MOLFETTA, Un botanico francese in Carnia. Palamède de Suffren, in Carnia Alpe Verde, Tolmezzo, Comunità montana della Carnia, 1994; G. GANZER, Dall’arteficio alla natura, in Tutti i nomi della natura. Omaggio a Carlo Linneo nel trecentesimo della nascita, Pordenone, Museo civico delle scienze, 2007, 9-13.

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