PELLIZZO LUIGI

PELLIZZO LUIGI (1860 - 1936)

vescovo, attivista

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Il vescovo Luigi Pellizzo.

Nacque a Faedis (Udine) il 26 febbraio 1860. Studiò nel Seminario di Udine e fu ordinato sacerdote nel 1884. Dopo la laurea in diritto canonico alla Gregoriana, tornò in diocesi e iniziò l’insegnamento in seminario. Nel 1899 ne divenne rettore e ne avviò la ristrutturazione edilizia, mentre contemporaneamente costruiva una nuova sede a Cividale per i chierici delle classi inferiori e cooperava alla promozione del movimento cattolico dando vita al giornale «Il Crociato». L’attivismo e l’abilità a procurarsi ingenti somme di denaro lo misero in luce, ma gli attirarono molte opposizioni. La fama di grande realizzatore, sebbene compromessa dai modi ruvidi e spicci con cui aveva operato, sottolineati anche dal visitatore apostolico inviato a Udine dalla Santa Sede nel 1906, suggerì al vescovo udinese Pietro Zamburlini, antico compagno di scuola di Pio X, di indicarlo per la cattedra arcivescovile di Padova, rimasta vacante dopo la morte di Giuseppe Callegari e bisognosa di un’energica opera di rinnovamento. Nominato nel luglio del 1906, riuscì a prendere possesso della diocesi solo il 2 maggio dell’anno successivo, a causa della ritardata concessione dell’“exequatur”, che il ministro guardasigilli Orlando accordò, sembra, per le pressioni del papa. A Padova, dove entrò quasi di nascosto, avviò subito un incisivo rilancio delle organizzazioni cattoliche, fondando nel gennaio del 1908 il settimanale «La difesa del popolo» (tuttora esistente) e nel 1909 il quotidiano «La libertà», che nel 1921 si sarebbe trasformato ne «Il popolo veneto». Contemporaneamente rifondò il movimento cattolico dandogli una forte impronta sociale, soprattutto nelle campagne, attraverso l’Ufficio cattolico del lavoro, che mobilitò le parrocchie attorno ai temi dei contratti agrari e dei miglioramenti salariali, nonché nella denuncia delle disumane condizioni di vita della popolazione rurale, in molte plaghe ancora costretta a vivere nei “casoni”. L’organizzazione diocesana assunse così ben presto la fisionomia di un partito politico, che accentuò fortemente lo scontro sociale e non di rado scavalcò a sinistra gli stessi socialisti, lanciando una nuova generazione di giovani dirigenti cattolici, fra i quali si distinsero Gavino Sabadin, Cesare Crescente, Rinaldo Pietrogrande, Sebastiano Schiavon, Italo Rosa e don Restituto Cecconelli. ... leggi Quest’ultimo era stato il principale collaboratore del vescovo ma, essendosi troppo sbilanciato a sinistra al congresso cattolico di Modena, fu costretto ad uscire di scena nel 1911. Si deve a P. anche la scoperta del giovanissimo Giuseppe Dalla Torre, che impose alla direzione de «La libertà», palcoscenico dal quale avrebbe spiccato il balzo verso Roma, dove sarebbe rimasto per quarant’anni alla direzione de «L’Osservatore romano». Dal 1912 alla Pasqua del 1913 fu amministratore apostolico della diocesi di Adria, che tre anni prima aveva vissuto il trauma dell’interdetto alla città in seguito ad un’aggressione subita dal vescovo Boggiani. Durante la prima guerra mondiale svolse un ruolo di grande importanza, soprattutto dopo Caporetto, anche come tramite tra le istituzioni civili e militari e quelle ecclesiastiche, come testimonia il copioso epistolario che intrattenne con Benedetto XV. Dopo la guerra intensificò la sua azione pastorale e civile, sia appoggiando massicciamente la nascita del Partito popolare sia promuovendo la fondazione delle scuole-collegio di Padova (intitolata a Gregorio Barbarigo) e di Este, che continuarono l’analoga iniziativa avviata a Thiene prima della guerra e si affiancarono al pensionato universitario Antonianum affidato ai gesuiti. Mentre era impegnato nella seconda visita pastorale alla diocesi, fu improvvisamente chiamato a Roma per conferire con Pio XI. Partì da Padova il 5 marzo 1923 e, dopo il colloquio col papa, non fece più ritorno in diocesi, trattenuto a Roma con l’incarico di segretario-economo della fabbrica di S. Pietro. Fu una rimozione, benché mascherata da promozione, dovuta al credito che aveva concesso ad un caso di misticismo verificatosi a Padova, non condiviso da Roma, ma anche alle opposizioni che il suo stile marcatamente sociale e attivistico aveva suscitato tanto nel tradizionale ambiente cattolico ed ecclesiastico padovano quanto, verosimilmente, nel fascismo. Dopo la sua partenza, la diocesi fu affidata per alcuni mesi ad un amministratore apostolico (il vescovo trevigiano Longhin) prima della nomina del nuovo titolare nella persona di Elia Dalla Costa. Nella nuova funzione vaticana, dopo i Patti Lateranensi avviò il restauro della basilica di S. Pietro, riutilizzando i marmi rimossi a Roma per formare il pavimento della nuova chiesa di Faedis, il suo paese natale, dove fu sepolto dopo la morte, avvenuta il 14 agosto 1936.

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Bibliografia

Il seminario di Udine. Cenni storici pubblicati nel terzo centenario della fondazione, Udine, Tip. del Patronato, 1902; A. GAMBASIN, Mons. L. P. vescovo di Padova e la Prima guerra mondiale, «Rivista di storia della Chiesa in Italia», 19 (1965), 86-165; A. LAZZARINI, La visita pastorale di L. P. nella diocesi di Padova (1912-1921), 1-2, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1973-1975; ID., Vita sociale e religiosa nel padovano agli inizi del Novecento, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1978; L. BILLANOVICH VITALE, La seconda visita pastorale di L. P. nella diocesi di Padova (1921-1923), 1-2, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1981-1983; G. ROMANATO, Giuseppe Dalla Torre e i suoi tempi, «Humanitas», 2 (1986), 204-222; ID., “La difesa del popolo” nella Padova del primo Novecento, ibid., 4 (1988), 551-565; ID., La Chiesa padovana durante la Prima guerra mondiale. Il messaggio, l’assistenza, la presenza, in Padova capitale al fronte. Da Caporetto a Villa Giusti, Padova, Comune di Padova, 1990, 179-197; SCOTTÀ, Vescovi, I (contiene le lettere di P. a Benedetto XV scritte nel corso della grande guerra); G. ROMANATO, Mons. L. P., in Le scelte pastorali della Chiesa padovana. 1883-1982, a cura di P. GIOS, Padova, Gregoriana Libreria Editrice, 1992, 79-109 (ma in quasi tutti i saggi di questo volume vi sono riferimenti a P.); L. URETTINI, Kafka in vescovado. La rimozione del vescovo Pellizzo nella corrispondenza dell’Amministratore apostolico, «Terra d’Este», 3 (1992), 73-106; La Santa Sede, i vescovi veneti e l’autonomia politica dei cattolici. 1918-1922, a cura di A. SCOTTÀ, Trieste, Lint, 1994, 247-290 (contiene le lettere di P. alla Santa Sede sul tema del popolarismo); F. AGOSTINI, L’episcopato di mons. L. P.: le nuove frontiere del governo pastorale agli inizi del Novecento, in Diocesi di Padova, Padova, Gregoriana, 1996, 365-385; G. RAMPAZZO BACIAMI, Una diocesi nella bufera. ... leggi La curia padovana e lo strano caso dell’Istituto “Buoni fanciulli” di don Giuseppe Paccagnella, t.l., Università degli studi di Padova, a.a. 2002-2003 (riguarda la vicenda della rimozione di P. da vescovo di Padova, con ampia documentazione inedita); L. BILLANOVICH VITALE, Il vescovo L. P. di fronte alla guerra del 1915-1918, in Monastica et Humanistica. Scritti in onore di Gregorio Penco, II, Cesena, Badia di S. Maria del Monte, 2003 (Centro storico benedettino italiano, 23), 877-910; ID., Comunità monastica e chiesa locale: Praglia nella diocesi di Padova del primo ventennio del Novecento, in Spes una in reditu. Miscellanea di studi nel centenario della ripresa della vita monastica a Praglia, a cura di F. TROLESE, Cesena, Badia di S. Maria del Monte, 2006 (Centro storico benedettino italiano, 26), 352-364; Mons. L. P. nello studio di don Giuseppe Rocco, a cura di G. RIGONI - P. GIOS, Padova, Gregoriana, 2007 (si tratta della biografia di P. commissionata dal vescovo di Padova Girolamo Bortignon all’inizio degli anni Cinquanta del Novecento e rimasta inedita, corredata da un’ampia introduzione storico-critica di L. Billanovich).

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