GORTANI LUIGI

GORTANI LUIGI (1850 - 1908)

ingegnere, folclorista, studioso di botanica, scrittore

Immagine del soggetto

L'ingegnere Luigi Gortani ritratto da Giuseppe Malignani (collezione privata).

Nipote di Giovanni e padre di Michele, nacque nel 1850 da Luigi e Giuditta Venuti, ultimo di otto tra fratelli e sorelle, a Cedarchis di Arta Terme (Udine), dove la famiglia, proveniente da Cabia, frazione di Arta, si era stabilita. Nel paese alla confluenza tra Bût e Chiarsò trascorse l’infanzia e iniziò la formazione, sotto la guida di un sacerdote di Cabia e lo sguardo austero del padre. A dodici anni si trasferì a Udine per frequentare il ginnasio liceo, dove si distinse per intelligenza e costanza e dove incontrò, tra gli altri, lo storico Antonio Battistella, al quale si deve una partecipe e acuta sintesi della vita e dell’umanità di G. (1908). Dai ricordi di Battistella si apprende che G., oltre alla dedizione allo studio, a «potenza di riflessione», lucidità, intuito e «mirabile forza di volontà», coltivò la passione per la poesia (si sarebbe cimentato in seguito in versi per nozze) e la musica (imparò a suonare il pianoforte da autodidatta e alcune sue composizioni sono conservate presso l’Archivio Gortani del Museo carnico d’arti e tradizioni popolari). Dal 1870 compì gli studi universitari a Padova, conseguendo brillantemente la laurea in ingegneria civile e architettura nel 1875. Dopo un periodo appartato in Carnia, nel 1878 venne chiamato a far parte della commissione di studi sul Po; fu quindi perito catastale e poi applicato tecnico alla giunta del censimento di Lombardia presso Mantova. Un importante incarico con la Compañia de los ferrocarriles de Asturias, Galicia y Leon lo portò in Spagna per un triennio (a Lugo nacque il primo figlio, Michele) e, al rientro, fu assistente alla cattedra di geodesia dell’Università di Padova (1884-1885), quindi a Roma presso la Società italiana delle strade ferrate del Mediterraneo (1886). Insofferente ad impieghi sedentari, fu mandato a dirigere i lavori della linea ferroviaria Ovadia-Asti. ... leggi In Carnia rientrò nel 1893, deciso a non allontanarsene, a dedicarsi alla libera professione e ad approfondire la conoscenza e il legame con la terra natale. Accettò incarichi in Friuli (riparazione dei ponti sullo Stella e sul Taglio a Rivignano, direzione dello zuccherificio a San Giorgio di Nogaro, progetto per una ferrovia tra San Daniele, Spilimbergo e Maniago) e contribuì al progresso del territorio montano, impostando e seguendo lavori per acquedotti, edifici scolastici, ponti, inalveamento e imbrigliamento di torrenti. L’ultima opera, progettata e curata sempre con fervida energia e attento studio, è il ponte sul Tagliamento, tra Tolmezzo e Verzegnis, di cui non avrebbe visto però il compimento. Morì a Tolmezzo nel 1908, dopo la prematura scomparsa per malattia della secondogenita Maria Consuelo Fabiola. Della non comune personalità, immersa nel clima dell’Ottocento (che vede avanzare gli studi naturalistici friulani e avviare quelli storico-linguistici entro una scoperta del territorio a tutto campo), quasi intrisa della fermezza e semplicità del paesaggio e della vita montana, è testimone Battistella. L’amico, nel discorso commemorativo, riconosce l’elevato senso del dovere e della propria dignità, nel lavoro come in ogni altra azione, lavoro indefesso, ma senza ansia e interferenze con la vita familiare. Un pensiero brulicante, quasi celato sotto l’indole silenziosa, ma schietta e fortemente onesta e indipendente, lo tenne lontano, per carattere, dalle cariche pubbliche. Accettò invece impegni temporanei e non onorifici (per otto anni fu membro della giunta provinciale amministrativa e, dal 1900, del comitato forestale). Anche in questi espresse l’amore per la natura e la Carnia, che fu desideroso di illustrare nei suoi aspetti peculiari, sia naturalistici che umani. Nobiltà di intenti, armonia di pensiero e alta idealità irradiano i suoi studi, in prospettiva aperta e non dilettantistica. Risale alla prima giovinezza l’interesse per la botanica. Il primo nucleo di quello che, grazie anche all’apporto del figlio Michele, sarebbe diventato un prezioso erbario (ora conservato al Museo friulano di storia naturale di Udine), risale infatti al ginnasio liceo, quando la raccolta e determinazione delle piante venne seguita da G. A. Pirona. Con il ritorno in Carnia, l’attività diventò predominante (ricorda Battistella come l’abitazione di Tolmezzo fosse trasformata in una sorta di museo naturalistico con il vivo contributo di tutta la famiglia e come gran parte della Carnia e tratti della regione friulana fossero scandagliati con lena). Ne sono frutto il capitolo sulla flora nella Guida della Carnia di G. Marinelli del 1898 e i due volumi della Flora friulana nel 1905-1906, lavoro scientifico poderoso (compiuto anche grazie alla collaborazione di Michele, già laureato in scienze naturali a Bologna) che costituisce un avanzato e ancora valido punto di riferimento. Dalle peregrinazioni botaniche G. riportò ricchi dati sul territorio e reperti che scambiava con altri studiosi, ma la capacità e la passione descrittiva furono applicate anche alla varietà di usi e costumi della popolazione e a cogliere le differenze fonetiche delle parlate carniche. G., insieme allo zio Giovanni, fu uno dei maggiori collaboratori di «Pagine friulane», sulle cui colonne comparvero dal 1891 al 1903 i suoi contributi di fiabe, leggende, preghiere, filastrocche tratte dalla voce popolare, poi raccolti nel volume Tradizioni popolari friulane (1904). La prosa di G. si distingue per l’eleganza della narrazione e per la cura dei testi, che non ne offuscano tuttavia il carattere popolare. In questo periodo, in vista della redazione, per la Guida della Carnia, dei capitoli su Idiomi e dialetti, Usi e costumi, leggende e tradizioni, raccolse un ricco materiale, indirizzando con passione anche collaboratori come Giovanni Tavoschi. Dopo la Guida, le ricerche botaniche assorbirono G. quasi completamente. Il volume sulla Flora sarebbe stato l’ultimo lavoro compiuto. La sua eredità fu raccolta dal figlio, che proseguì gli studi naturalistici e riversò l’interesse per le tradizioni e la vita della gente montana nel primo nucleo del Museo carnico di arti e tradizioni popolari.

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Bibliografia

Per le auspicatissime nozze di Giacomo dott. De Cillia con Italia De Carli, Tolmezzo, Tip. Paschini, 1877; G. MARINELLI, Guida della Carnia, Udine, SAF, 1898; Tradizioni popolari friulane, Udine, Del Bianco, 1904; Flora friulana: con speciale riguardo alla Carnia, Udine, Tip. G.B. Doretti, 1905-1906.

DBF, 403; A. BATTISTELLA, L. Gortani, Commemorazione letta all’Accademia di Udine la sera del 9 aprile 1908, s.l., s.n., 1908; G. TAVOSCHI, Carnia. Racconti popolari friulani, IV, Lettere di L. Gortani, a cura di A. CICERI, Udine, SFF, 1969; G. FORNACIARI, Erbario Gortani del Museo Friulano di Storia Naturale, «Bollettino delle civiche istituzioni culturali», 8-11 (1969-1972), 13-17.

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