GORI TITTA

GORI TITTA (1870 - 1941)

pittore, scrittore

Figlio unico di una coppia di agricoltori, nacque a Nimis (Udine) presso l’antico borgo di S. Gervasio il 22 luglio 1870. Frequentò solo le scuole elementari, ma integrò la propria formazione grazie al pievano del paese, monsignor Candolini, che gli trasmise l’interesse per la Bibbia e per la poesia medievale. Oltre alla pittura, coltivata da autodidatta sin da ragazzo, si dedicò anche alla composizione letteraria. Da adolescente progettò la stesura di un poema cavalleresco, il cui primo canto apparve sulla rivista «Pagine friulane». Verso il 1890 G. effettuò un breve soggiorno a Venezia per frequentare un corso libero di nudo presso l’Accademia di belle arti e conoscere direttamente le opere della tradizione veneta. A data imprecisata risale il matrimonio con Caterina Gervasi, dalla quale ebbe undici figli, cinque maschi e sei femmine, che l’artista avrebbe spesso ritratto nei suoi affreschi. Nel 1889 G. dipinse la Sacra Famiglia, una pala d’altare per la chiesa della Madonna delle Pianelle a Nimis. L’opera esemplifica già i tratti distintivi del pittore: un chiaro gusto neoquattrocentesco, figure dal candore ingenuo e dalla dolcezza estenuante, colori chiarissimi dalle tinte pastello. Ancora alla fase giovanile risale la Pentecoste, tela per la piccola chiesa di Chiusini di Arta Terme. Nel 1894 G. affrescò la chiesa di Monteprato: l’Esaltazione della croce è il tema del catino absidale, sul soffitto compare l’Ascensione, mentre nei pennacchi figurano i quattro Evangelisti. Nel 1897 si cimentò con il suo più impegnativo ciclo pittorico: gli affreschi della chiesa dei Ss. ... leggi Gervasio e Protasio a Nimis. Circa un anno prima, sotto scialbature settecentesche, nella chiesa erano stati scoperti dipinti appartenenti a epoche diverse, in prevalenza quattrocentesca. I restauri vennero affidati al conte Giuseppe Uberto Valentinis che commissionò a G. l’integrazione delle parti lacunose. L’artista lavorò pertanto negli intradossi degli archi intervenendo su ventiquattro medaglioni con santi e martiri e, nella parte del coro, ventotto figure del Vecchio Testamento. In tempi successivi, dal 1911 al 1912, G. dipinse nel coro i quattro Evangelisti e quattro Profeti maggiori, mentre nelle cappelle laterali raffigurò i quattro Dottori della Chiesa greca e i quattro Dottori della Chiesa latina. Sempre nel 1911 G. decorò la chiesa di S. Stefano in Centa a Nimis con l’apoteosi dei dogmi della Chiesa cattolica e schiere di angeli nella navata, nella finta cupola nelle absidi e nelle cappelle laterali. Nel 1976 il terremoto avrebbe talmente danneggiato la costruzione da impedirne il restauro e imporne la demolizione. Negli anni successivi la pittura di G. non subì varianti significative, al contrario rimase ancorata al tema religioso tradotto in immagini dalla morbidezza oleografica. Insensibile alle mode del proprio tempo, G. dedicò il resto della carriera lavorando in numerosissime chiese sparse per il Friuli. Tra queste vanno almeno ricordate: Seminario arcivescovile di Udine (1911-1912); parrocchiali di Villalta, Racchiuso, Ravosa, Savorgnano (1913); cappella dell’ospedale psichiatrico di Udine, parrocchiali di Ciconicco di Fagagna, Cergneu, Farla di Maiano, Monteaperta di Taipana (1927); parrocchiale di Collerumiz (1930); chiesa dei Cappuccini di Udine (1932). G. morì nel suo paese nativo il 24 maggio 1941.

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Bibliografia

L. DAMIANI, Titta Gori, preraffaellita friulano, «AAU», 75 (1982), 149-158; ID., Titta Gori e i Giardini del Paradiso, Udine, s.n., 1993.

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