BARESI SILVANO

BARESI SILVANO (1884 - 1958)

architetto

Immagine del soggetto

Progetto di Silvano Baresi per casa Comel a Gorizia in via Manzoni 13, 1920 ca. (Gorizia, Archivio di Stato, Archivio storico comunale (1830-1927), b. 1206 filza 1512/1, prot. n. 10042/1922 [in prot. 5742/1923]).

Di origini istriane, nacque a Castelnuovo d’Istria, oggi Podgrad (Slovenia), il 18 maggio 1884. Si trasferì a Gorizia al seguito del padre, mastro muratore. Terminati gli studi superiori nel capoluogo isontino, si laureò in architettura nel 1907 al Politecnico di Vienna sotto la guida di Max Fabiani. Nel 1908 progettò, per conto del comune di Gorizia, la scuola elementare in seguito intitolata a Riccardo Pitteri, che nella «regolarità geometrica del volume animato da un sottile gioco di asimmetrie» rivela i ricordi ancora freschi degli edifici della secessione viennese. Nel 1909 si sposò e si trasferì a Grado, dove ebbe modo di frequentare l’architetto viennese Friedrich Ohmann. Allo scoppio della prima guerra mondiale, B., di idee irredentiste, si arruolò nell’esercito italiano, mentre la famiglia riparava prima a Feletto Umberto (Udine) e poi a Milano. Dopo la fine del conflitto e una breve parentesi a Grado, in veste di commissario dell’Azienda bagni e cura (1919-1920), si stabilì a Gorizia, impegnato nelle molte commissioni connesse alla ricostruzione postbellica. Le abitazioni private progettate negli anni Venti hanno volumi compatti, bugnati al pianterreno, portali elaboratissimi, mentre le facciate, pur scandite da lesene concluse da ornati plastici floreali, sono prive di assi di simmetria, presentando un’organizzazione sbilanciata. Documentano questa felice stagione creativa le case Pecile in viale XX Settembre, Bader in via Seminario, Bisiach e Villani in corso Italia, Comel in via Manzoni e Codermaz in via Angiolina. Nelle commissioni pubbliche B. ripiegò invece su soluzioni meno autonome e originali, adattandosi allo storicismo ufficiale come dimostrano il municipio di Cervignano (1926) o i progetti, non realizzati, per il duomo di Monfalcone (1922) e l’ossario della Castagnevizza (1927). Parallelamente si confrontò anche con l’edilizia sacra. ... leggi Oltre all’infelice esperienza del santuario di Barbana (esautorato dai lavori nel 1911, richiamato nel 1922, venne definitivamente rimosso nel 1924), collaborò con Max Fabiani nella chiesa dei Ss. Vito e Modesto di Gorizia. Nei progetti autonomi, tutti datati al 1927, delle chiese parrocchiali di Mossa e Dolegna e del santuario di Montesanto, B. trae ispirazione dal repertorio barocco, certo semplificato e rivisitato soprattutto negli elementi decorativi. Al 1926-1928 risalgono il progetto e l’erezione dell’ospedale psichiatrico di Gorizia contraddistinto da una tendenza alla semplificazione razionalista, alla quale non dovette essere estraneo il contributo di Umberto Cuzzi, allora collaboratore, assieme a Giuseppe Gyra, nello studio di B. L’italianizzazione del cognome, avvenuta con decreto del 21 dicembre 1928, rese possibile l’aggiudicazione di alcune commissioni pubbliche (asilo nido Duchessa Elena d’Aosta; sanatorio di Idria), ma i risultati deludenti e il progressivo appesantirsi del clima politico spinsero B. verso un esilio volontario a Grado. Qui, subito dopo la seconda guerra mondiale, avrebbe costruito l’ospizio marino. Morì nella località balneare il 1° febbraio 1958.

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Bibliografia

COSSAR, Storia dell’arte, 432; DAMIANI, Arte del Novecento I, 166-169; S. TAVANO, Architettura a Gorizia 1890-1990, «Ce fastu?», 68/2 (1992), 195-232; M. DE GRASSI, Silvano Baresi un architetto per Grado, «Grado e la provincia isontina», 6 (1993), 56-58; M. POZZETTO, All’insegna della Wagnerschule. Un progetto per Grado, ibid., 3 (1993), 9-13; M. DE GRASSI, Silvano Baresi e i suoi progetti di opere pubbliche per Grado, ibid., 2, 1994, 17-18; R. CARRUBA, Silvano Baresi e due progetti non realizzati, «Studi Goriziani», 86 (1997), 115-127; ID., Progetti inediti di Silvano Baresi per Grado, «Grado e la provincia isontina», 2 (1998), 30-32; F. CASTELLAN, A Gorizia, l’architettura ha da essere italiana?, in Novecento a Gorizia, 45-71, cat. 13-13.4, 15-18.3; A. COSTELLA, Silvano Barich (Baresi), ibid., 116-117; G. BRIZZI, Gorizia: edilizia eclettica tra’800 e ’900, «Quaderni giuliani di storia», 29 (2008), 87-112.

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