BOMBIG GIORGIO

BOMBIG GIORGIO (1852 - 1939)

amministratore pubblico

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Giorgio Bombig, podestà  e poi sindaco di Gorizia.

Nacque a Ruda (Udine) il 5 luglio 1852. La famiglia era originaria di Farra d’Isonzo; il padre Giuseppe era maestro di scuola e la madre, Luigina Populin, era figlia di un possidente del luogo. Dopo aver studiato da autodidatta sotto la guida paterna, continuò la formazione al Ginnasio di Gorizia; le condizioni familiari non gli permisero di continuare gli studi, che abbandonò nel 1870 per iniziare l’attività lavorativa come impiegato nell’azienda commerciale di Venuti. Ben presto, a partire dagli anni Settanta, iniziò il suo intenso impegno civile che lo portò ad assumere negli anni ruoli e incarichi nelle associazioni e istituzioni di Gorizia; fu protagonista dinamico della vita politica, civile e culturale a cavallo tra Ottocento e Novecento. Partecipò a manifestazioni antiaustriache e, tra le tappe più significative, si segnala il suo ingresso nel 1873 nella Società goriziana di ginnastica e nel Gabinetto di lettura, il cui obiettivo era quello di fornire momenti culturali ed educativi ai cittadini attraverso conferenze e incontri (il 23 luglio 1882 venne eletto membro del direttivo). Il suo parallelo impegno politico lo fece entrare in contatto con diverse associazioni politiche goriziane. Entrò ben presto nella Camera di commercio, nel 1893 fu eletto consigliere comunale, direttore della Lega nazionale e, infine, deputato nella dieta provinciale. Quando il 21 gennaio 1907 morì a Milano il glottologo goriziano G. Isaia Ascoli, senatore del Regno, il consiglio comunale di Gorizia, presieduto dal podestà Francesco Marani, riunitosi in seduta straordinaria, conferì al vicepodestà B. il compito di rappresentare ai funerali a Milano, insieme ad altri esponenti politici goriziani, il consiglio cittadino e di portare l’estremo saluto all’Ascoli. ... leggi Alla scadenza del mandato del podestà Marani, nel 1908 l’opinione pubblica additò B. come successore; il 30 luglio 1908 il consiglio cittadino lo elesse a tale carica. Solo il 5 ottobre del 1908 l’imperatore d’Austria, che fece a lungo tardare la conferma per i noti sentimenti irredentistici di B., diede seguito alla delibera del consiglio e il 14 ottobre si svolse la cerimonia di insediamento. Il discorso per l’occasione di B. sulle «necessità palpitanti di Gorizia» permette di fotografare le linee programmatiche del suo mandato riassumibili in una istanza di forte modernizzazione: «La nostra diletta Gorizia cui la natura sorride per clima invidiabile, per l’azzurro del cielo […] per l’armonia del suo idioma non può, non deve restare indietro nel cammino del progresso». Auspicò la «canalizzazione della città», la «riforma dell’ospitale civico»; ampio spazio venne dedicato al tema dell’istruzione «cardine di civile progresso» e alla necessità della «istituzione di una università italiana per rendere possibile al popolo italiano di completare la propria coltura». Riconfermato podestà nel 1911 e nel 1914, tenne il suo ufficio fino allo scoppio della prima guerra mondiale quando, dopo l’intervento italiano, venne dichiarato decaduto e sostituito da un commissario imperiale. Nel novembre del 1915 fu deportato, insieme alla moglie, nel castello di Göllersdorf in Austria e successivamente confinato a Oberhollabrunn. Alla fine del conflitto, ai primi di novembre del 1918, rientrò a Gorizia e, dopo essersi ripresentato al governatore italiano di Trieste il 9 novembre del 1918, fu incaricato di riassumere la carica di sindaco di Gorizia. Nel 1919 si formò l’assemblea costitutiva della Società filologica friulana (Gorizia, 23 novembre 1919); nel verbale dell’assemblea si legge: «prende per primo la parola il cav. uff. Vecchi portando, in nome del Sindaco comm. Bombig, lontano per imprescindibili doveri, il saluto della città di Gorizia»; B. fu poi vicepresidente della Società filologica friulana dal 1931 al 1939. Il 30 settembre del 1920 divenne senatore del Regno d’Italia (nel gruppo Unione democratica sociale). Nel 1924 B. venne rieletto sindaco del comune di Gorizia. In una fase in cui si profilavano gli sviluppi istituzionali propri del ventennio fascista, d’ordine del direttorio e del segretario politico del fascio, il 27 luglio 1925 venne sciolto il consiglio comunale e il prefetto del Friuli, comm. Ricci, consegnò al sen. B. il decreto di nomina a commissario straordinario per il comune di Gorizia; era il preludio alla successiva nomina come podestà, carica che avrebbe ricoperto fino al 1934. Ricade in questo periodo la ricostituzione della provincia di Gorizia come capoluogo autonomo (1927) per la quale egli si era a lungo battuto; attorno alla sua figura si confermò un ampio consenso, testimoniato dai festeggiamenti che gli furono riservati il 5 luglio 1932 in occasione dell’ottantesimo compleanno quando «per la festosa occasione si raccoglievano nell’aula magna del Comune i funzionari alle sue dipendenze e le Autorità locali e con intima, semplice e commovente cerimonia all’illustre e venerando primo cittadino e patriotta della nostra città si rendevano i dovuti onori». Morì a Gorizia il 15 settembre del 1939.

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Bibliografia

ASG, Processo verbale del 14 ottobre 1908: discorso di insediamento a podestà di Gorizia di B.; Archivio storico del Senato della Repubblica italiana, dati relativi alla nomina di B. a senatore dalla scheda biografica in corso di redazione presso http://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/5cf68b34c7af786ac12571140059a4c b/e8966a0b63922444125646f005913b2?OpenDocument.
Il Senatore Bombig. Commissario del Comune, «Isonzo», 27 luglio 1925, 1; C.L. BOZZI, G. Bombig e l’italianità di Gorizia, Gorizia, Pocarini, 1927, 45 ss.; ID., Gli ottant’anni del senatore Bombi, «Studi Goriziani», 9 (1933), 152-155; S. CELLA, Bombi (Bombig) Giorgio, in DBI, 11 (1969), 387-388; Guriza, passim.

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