BONINCONTRO

BONINCONTRO

magister, notaio di curia, arcidiacono

Immagine del soggetto

Escatocollo di un diploma emesso da Bertoldo di Andechs-Merania e scritto 'per manum Bonencontri canonici Aquilegensis scribe curie nostre' (1243 maggio 17, Oberburg/Gornij grad)

Maestro B., canonico di Aquileia e in seguito anche di Cividale, nonché preposito di S. Pietro in Carnia, fece parte di quella cerchia di chierici, quali maestro Berengero e Paolo del fu Ulrico di Bottenicco, che iniziata la loro attività in qualità di scriptores della curia del patriarca Bertoldo di Andechs-Merania fecero in seguito carriera raggiungendo alte dignità prelatizie. Non si hanno notizie precedenti su maestro B., il quale appare quale autore materiale di diplomi e di litterae patriarcali scritte fra il 1239 e il 1243: in particolare in tutti e quattro i diplomi emessi per conto del patriarca nel 1243 – i primi due dei quali, redatti rispettivamente nel monastero di Oberburg/Gornij grad (17 maggio) e a Sacile (19 giugno), gli altri due ad Aquileia, il 30 di ottobre – B. si autodefinisce canonico d’Aquileia, ma nei primi tre con la qualifica di scriba curie nostre (in riferimento al patriarca emittente i diplomi in prima persona), l’ultimo documento è dato «per manum Bonencuntri canonici Aquilegiensis curie nostre notarii». Poiché tuttavia per maestro B., a differenza del suo successore Paolo, non si hanno attestazioni di un’attività notarile propriamente detta, la locuzione curie notarius, in quanto sinonimo di scriba della curia, sarebbe in questo caso da «riferire alla fluidità terminologica rilevata fino alla prima metà del XIII secolo» (Pani). Già canonico di Aquileia, maestro B. – che aveva la sua casa a Cividale – risulta canonico del locale capitolo dal 7 agosto 1246. Il suo magistero a Cividale è ulteriormente testimoniato dal fatto che il 3 luglio 1250 Corrado Putul, decano di quel capitolo, restituì al vicedecano, allo scolastico Enrico da Cividale detto Gardamomo e al canonico B. i libri presi in prestito, eccetto un liber sententiarum che affermò di aver acquistato. ... leggi L’avanzamento di B. nella dignità ecclesiastica, in qualità di preposito di S. Pietro in Carnia, che Pio Paschini datava a partire dal 1253, va in realtà anticipato al 3 maggio 1252. Da allora la presenza a Cividale del preposito di S. Pietro in Carnia è relativamente ben attestata per tutti gli anni Cinquanta del secolo. Fu proprio dietro istanza di maestro B. se, il 2 di dicembre 1256, Montanino da Siena – rappresentante di un società di mercanti senesi ai quali per autorità della sede apostolica andavano consegnati i proventi delle decime ecclesiastiche della diocesi aquileiesi a pagamento di un debito da questa contratto – concesse una proroga del termine per il pagamento delle decime sulle loro prebende canonicali, pena la scomunica. E ancora nella casa cividalese del preposito, l’11 febbraio dell’anno seguente, lo stesso mercante concordava con i canonici di Cividale ivi presenti (fra cui maestro Nicolò da Lupico, pievano di Tricesimo) il pagamento di mezza marca e trenta danari aquileiesi per ciascuna prebenda. Il 16 dicembre 1262 maestro B. rinunciò alcuni terreni  edificati nella contrada di S. Francesco, che teneva iure livelli, nelle mani del vicedecano di Cividale, il quale poi, su richiesta del preposito, ne investì Elicuzza fu Margherita da Verona; il 3 gennaio dell’anno successivo lo stesso B. assieme al notaio Fantabono immettevano Elicuzza nel possesso dei beni anzidetti. Non diversamente da altri concanonici, svolse saltuariamente l’attività di giudice arbitrale: il 2 luglio 1263, a Moruzzo, maestro B. venne eletto arbitro in una controversia per alcuni beni in quella località sui quali accampavano diritti il capitolo di Cividale e i fratelli Zampa e Giacomo di Moruzzo. Il 31 ottobre 1267 il nome del preposito della Carnia era menzionato secondo, dopo quello del decano Ulrico da Cadore, nell’elenco dei canonici di Cividale appositamente congregati per approvare l’investitura dei beni ceduti da maestro Berengero a Corrado Boiani. Il 14 di ottobre 1269, invece, lo stesso Berengero, assieme al preposito di S. Pietro in Carnia e ad altri canonici di Aquileia, davano il loro consenso al vicedomino patriarcale, Artico di Castellerio, per una grossa transazione con dei mercanti veneziani: come si può vedere dall’elenco dei testimoni dei due diversi atti, il cumulo dei benefici ecclesiastici era abbastanza comune fra i membri dei due capitoli maggiori del Patriarcato. Di nuovo elencato, assieme ad altri canonici di Cividale, in un documento dell’aprile 1270 (7 aprile), l’ultima testimonianza del preposito di S. Pietro in Carnia sembra essere del 6 settembre di quello stesso anno, assieme ai canonici di Aquileia. L’obito di «dominus Bonincontra canonicus Civitatensis» è ricordato il 23 settembre 1274. L’anno successivo (4 marzo 1275), Elicuzza della fu Margherita da Verona, figlia a sua volta del defunto maestro B. già preposito di S. Pietro in Carnia, donava al maestro Giuliano da Rizzolo, parte dei terreni di cui era stata investita dal nonno tredici anni prima. Oltre a svelare questo rapporto parentale di maestro B., il documento è anche l’unico che può permettere di ipotizzarne le origini nella città scaligera.

 

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Bibliografia

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