COMELLI ANTONIO

COMELLI ANTONIO (1920 - 1998)

politico, avvocato, amministratore pubblico

Immagine del soggetto

Antonio Comelli.

Nacque a Nimis (Udine) il 5 aprile 1920, secondo di cinque fratelli, in una famiglia da sempre dedita all’attività agricola. Orfano di padre a soli tredici anni, frequentò il Seminario di Udine per qualche anno e poi, avendovi rinunciato il fratello maggiore, poté proseguire gli studi, conseguendo la maturità classica. Iscrittosi alla Facoltà di giurisprudenza, fu costretto a interrompere gli studi a causa del richiamo alle armi. Nell’estate 1944, dopo aver preso contatti con Agostino Candolini, don Aldo Moretti e Manlio Cencig, si unì alla Resistenza col nome di “Corte”, partecipando a numerose azioni della prima brigata Osoppo Friuli. Alla fine della guerra rientrò a Nimis, dove assunse l’incarico di segretario di sezione della Democrazia cristiana, e riprese gli studi universitari. Dopo essersi laureato in giurisprudenza all’Università di Trieste (1947) e in diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense (1948), iniziò a svolgere la professione di avvocato, aprendo uno studio insieme con il futuro sindaco di Udine, Giacomo Centazzo. Nel 1953 sposò Orvega Cerretelli, dalla quale ebbe tre figli, e nel 1956, pur non avendo fino ad allora preso parte attiva alla vita di partito, venne eletto consigliere della provincia di Udine, carica che conservò fino al 1964. In quel torno di tempo, C. si interessò prevalentemente dei problemi legati al settore primario, entrando a far parte della giunta, come assessore supplente prima (1960) ed effettivo poi (1962), con il referato dell’agricoltura e dei problemi economico-sociali: particolarmente incisiva fu la sua opera a favore dello sviluppo della cattedra provinciale di agricoltura, istituita negli anni Cinquanta. ... leggi Aumentò anche il suo peso politico all’interno della Democrazia cristiana, divenendo segretario provinciale del partito nel 1963, e l’anno successivo entrò a far parte del primo consiglio regionale, come assessore all’agricoltura e all’economia montana, risultando con diciottomila preferenze il più votato dopo Alfredo Berzanti. Ricoprì l’incarico fino al 1973, anno in cui venne eletto presidente della regione, cui, pur in un naturale avvicendamento con Berzanti, diede una nuova impostazione, avviando il passaggio dalla “regione-azienda” alla “regione-istituzione”. A lui toccò affrontare dopo il terremoto del 1976 il difficile momento della ricostruzione, che riuscì a perseguire ottenendo dallo Stato la delega per la gestione diretta dell’emergenza e dando il via a una politica volta al rilancio economico-sociale del Friuli Venezia Giulia (legge regionale 546 del 1977). Fu, inoltre, il primo presidente a preoccuparsi di definire una politica estera della regione, volta, da un lato, a riprendere in modo sistematico i rapporti con i tanti friulani emigrati all’estero, e dall’altro a stabilire contatti con i Paesi dell’area centro-orientale europea e balcanica. Riguardo al primo punto, vennero finanziate e sostenute le attività dei Fogolârs furlans sparsi per il mondo, con l’ulteriore obiettivo di facilitare il rientro degli emigrati che avevano avuto poca fortuna. Quanto al secondo, insieme con i rappresentanti di altri sei tra Paesi o regioni, C. diede vita nel 1978 alla Comunità di lavoro Alpe Adria (di cui sarebbe stato presidente dal 1982 al 1984), con la quale avviare una serie di iniziative in campo economico-sociale mirate allo sviluppo dell’integrazione in un’area cruciale per l’Europa. L’altro evento di rilievo che caratterizzò il periodo della sua presidenza fu la ratifica nel 1977 del trattato di Osimo, che, per quanto attesa, creò non pochi malumori in provincia di Trieste. A tale problema C. cercò di porre rimedio con la creazione dell’Ufficio per i rapporti esterni, i cui unici risultati raggiunti furono l’incremento e il miglioramento dei rapporti tra le popolazioni di confine. Nel 1984, in un mutato contesto politico, lasciò la presidenza della regione. Continuò tuttavia ad apportare il suo prezioso e autorevole contributo come consigliere fino al 1988, anno in cui venne eletto presidente della Cassa di risparmio di Udine e Pordenone. In questo nuovo ruolo C. si trovò ad affrontare una fase cruciale nella vita dello storico Istituto di risparmio, dato che di lì a poco sarebbero entrate in vigore le regole che avrebbero cambiato volto al sistema bancario italiano. Nel 1990, infatti, la Cassa si trasformò da ente morale in società di capitali e l’anno successivo furono avviati i primi accordi di collaborazione e partecipazione con CariVerona. Nel 1998, dopo aver constatato le divergenze tra le due società, C. fu tra i promotori di un nuovo assetto, più funzionale alle esigenze del territorio friulano. La nuova formazione, che, sotto il nome di Cardine, avrebbe coinvolto, oltre alla CRUP, anche le casse di Gorizia, Padova, Rovigo, Venezia, Bologna e la Banca agricola di Cerea, venne tuttavia portata a compimento solo dopo la morte di C., avvenuta a Udine il 22 giugno 1998.

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Bibliografia

M. DE GRASSI, L’ultima delle regioni a statuto speciale, in Friuli-Venezia Giulia, II, 759-804; L. DAMIANI - L. DE CILLIA, Antonio Comelli. Una vita per il Friuli, Udine, Fondazione CRUP, 2003.

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