CORTENOVIS ANGELO MARIA

CORTENOVIS ANGELO MARIA (1727 - 1801)

barnabita, erudito

Immagine del soggetto

Ritratto di Angelo Maria Cortenovis, XVIII secolo (Udine, Basilica della Beata Vergine delle Grazie).

Nacque a Bergamo il 1° marzo 1727; battezzato col nome di Pietro Antonio, prese il nome di Angelo Maria dopo i voti pronunciati nel 1744 nella Congregazione regolare dei barnabiti, entrando a diciassette anni nel collegio di S. Maria e S. Agata a Monza. Arrivò a Udine nel 1764, dopo anni di insegnamento delle “umane lettere” a Macerata, a Pisa e a Milano; fu rettore a più riprese, fino al 1799, del collegio dei barnabiti intitolato a San Lorenzo Giustiniani, e fu preposito della Casa delle dimesse di Udine (1775-1801). Membro dell’Accademia di storia ecclesiastica, per la quale pubblicò una dissertazione Sopra l’epitaffio di Procopio Monaco, dal 1778 fu anche segretario perpetuo dell’Accademia di Udine. L’Elogio scritto dall’abate Luigi Lanzi ne sottolinea la «molta letteratura e molta pietà», cioè il «gran trasporto per l’erudizione» e lo «studio indefesso», ma anche la «grande assistenza alle anime». Fu attivissimo, studioso instancabile e curioso di tutto; alla cultura enciclopedica accompagnò una memoria formidabile, spaziando dalla storia (antica, medievale, ecclesiastica) all’archeologia, dalla geografia alla fisica, dall’astronomia alle scienze naturali, all’agricoltura, con lo studio personale più che con una preparazione accademica. Esperto in bibliografia, svolse la sua ricerca su fonti e testi antichi, ma si documentò anche sulle interpretazioni più recenti, avendo acquisito esperienza anche a seguito del riordino della biblioteca e della raccolta dei manoscritti relativi al proprio e ad altri ordini religiosi, lavoro immane eseguito in tempi brevi a Milano, nel collegio di S. Barnaba e all’archivio del collegio di S. Alessandro, e a Roma, in quello di S. Carlo a’ Catinari. ... leggi Studiò così le vicende dell’ordine, raccogliendo notizie su molti barnabiti: ad esempio su Della vita di monsignor Percotto barnabita e vescovo massulense […], e sul fondatore Sant’Antonio M. Zaccaria (spoglio dei manoscritti da lui registrati con il titolo Atti della religione de’ barnabiti). Dopo l’arrivo in Friuli si orientò verso gli studi storico-archeologici, con predilezione per l’epigrafia cristiana antica. Coltivò con ricerche sul territorio (ad Aquileia in particolare) la passione per le monete e per le medaglie espressa in modo chiaro in una lettera al fratello (1756), quando la sua raccolta si era arricchita di un migliaio di pezzi. Era spesso accompagnato nelle sue peregrinazioni dall’amico e collaboratore conte Girolamo Asquini. Compì viaggi a Milano (1774, 1781), a Bologna (1777, 1785), a Roma (1788), ma si mosse soprattutto in ambito friulano e per il resto intrattenne molti rapporti epistolari. Il suo carteggio comprende nomi illustri, come il cardinale Stefano Borgia, amante delle antichità, conosciuto nel 1785, il conte Gian Rinaldo Carli, letterati come l’abate Francesco Saverio Quadrio (che si avvalse del suo aiuto per una Storia della Valtellina), studiosi locali come Gian Giuseppe Liruti, cui diede preziosi consigli per le Notizie sulle cose del Friuli. La dettagliata descrizione dei suoi ritrovamenti archeologici fu oggetto della copiosa corrispondenza con amici legati dalla stessa sua passione per le antichità. Sulla sua corrispondenza si hanno notizie da Antonio Fiammazzo e da G. Biasutti. Le lettere di vario argomento, anche pubblicate postume, erano indirizzate al fratello, al cardinale Stefano Borgia, al barnabita Francesco Fontana, ai famigliari con un elogio di Luigi Lanzi, al nipote del Liruti. Quando viaggiava annotava diligentemente i testi delle iscrizioni antiche e disegnava accuratamente le opere d’arte. Ne parlava nelle sue lettere o ne faceva tema delle sue dissertazioni sugli scavi che effettuava, illustrando gli oggetti rinvenuti. La sua ricerca non era animata dall’ansia di arricchire le collezioni, anche se ne andava fiero quando vi riusciva, attratto dal fascino del reperto come testimonianza della civiltà perduta. Si prodigò per la loro datazione appoggiandosi ai maggiori esperti di cultura antiquaria. Pochi dei suoi numerosissimi scritti, in forma di appunti, di saggi e di lettere, sono stati pubblicati: gli mancò il tempo per rivederli. I manoscritti, raccolti dall’abate Iacopo Pirona, furono donati alla Biblioteca civica di Udine; i saggi relativi al Friuli sono una trentina, in parte inediti. Le memorie su argomenti di storia, erudizione, filosofia, ecc. sono state raggruppate sotto il titolo Adversaria; i resoconti di viaggi, note storiche, archeologiche, ecc. sotto quello di Opuscoli (da lui chiamati Zibaldoni). Questi ultimi, costituiscono venticinque opuscoli manoscritti, in forma di brevi appunti, alcuni suddivisi per argomenti, riguardano i viaggi ad Aquileia e nel territorio che si estende tra Cervignano e Grado. Tra gli scritti editi (anche postumi), alcuni in forma di lettera, e riguardanti il Friuli si ricordano: Al chiarissimo Signor Spiridione Minotto, Lettera di N. N. sopra una tessera antica, e due coni di monete romane trovati nel Friuli, ed altre antichità; Sopra una iscrizione greca d’Aquileia. Dissertazione offerta a s.e. il signor cardinale Stefano Borgia […] con disegni di alcune altre antichità; Del p. d. Angelo Cortinovis al commendator Ant. Bartolini, 26 dicembre 1794, relativo a una capsella eburnea conservata presso l’Archivio del capitolo di Cividale; Sopra le antichità di Sesto nel Friuli. Lettera postuma del padre d. Angelo Maria Cortinovis. Con annotazioni del conte Antonio Bartolini; Di Opitergio. Lettera postuma […]. Gli scritti Sopra un cippo sepolcrale antico. Al conte Fabio Asquini, Sopra un bassorilievo di Costanzo e Giuliano, Il Mausoleo di Porsena, Sopra varie sculture antiche del Friuli (Lettera postuma al signor abate Mauro Boni), furono pubblicati fra il 1798 e il 1800. È stato recentemente pubblicato, a cura di M. Moreno, il manoscritto con lo studio Delle medaglie carnico-illiriche, dedicato al cardinale Stefano Borgia; esso contiene un saggio di M. Buora con precisazioni delle varie stesure sull’argomento ed approfondimenti sull’intera opera del C. Pure di contenuto locale ma non pubblicati, si ricordano: Su la propagazione del primitivo cristianesimo in Aquileia; Sul corpo di s. Marco (papa) seppellito nel Duomo di Aquileia; De cathedra s. Marci fragmenta (sulla cattedra di Grado, in alabastro, dono dell’imperatore Eraclio nel 630, ora al museo Correr di Venezia, il cui calco in gesso è ancora presente nella basilica di S. Eufemia); Sull’iscrizione del vescovo Amanzio del 425, trovata in Aquileia nel 1772, sopra il Lar Militaris, statuetta in bronzo rinvenuta in un podere di Fabio Asquini presso Fagagna, con discussione sui significati di Lar Militaris e Lar Familiaris; De sancto Iesu Christi sepulchro (su un’edicola nella Basilica di Aquileia); Delle vie militari e pubbliche antiche della provincia forogiuliese; e abbozzi di memorie sulle reliquie ed altari dei s.s. Fabio e Fortunato di Aquileia; Visite a Rosazzo e a Fagagna. Tenne dissertazioni anche in qualità di membro della Società agraria friulana di Udine sulla irrigazione, sulle acque e sui combustibili del Friuli. Di contenuto scientifico sono stati pubblicati saggi sulla «platina americana […] un metallo conosciuto dagli antichi», sui fenomeni elettrici conosciuti nei tempi passati. Convinto che gli antichi non fossero inferiori ai suoi contemporanei, il C. intendeva dimostrare che conoscevano parafulmine, elettricità e palloni aerostastici. Di altro genere è Il trionfo della religione, dedicato all’arcivescovo Zorzi. I suoi scritti risentono del peso dell’erudizione eccessiva seppur entusiastica. La ricerca minuziosa di particolarità erudite e antiquarie e il suo appoggiarsi alle fonti non lo portò sempre a soluzioni attendibili; le sue valutazioni ed i suoi apporti non sono conquiste certe. Le opere dedicate all’epigrafia (che talvolta rappresentano l’unica testimonianza di reperti oggi scomparsi) e alla storia del cristianesimo costituiscono le sue cose migliori. I suoi studi sono soprattutto citati per i reperti archeologici ch’egli ebbe la fortuna di vedere nei siti e nelle collezioni private, come quella del di Toppo (lettera a Nicolò Asquini che ne contiene la prima descrizione). A volte però incorse in infortuni pesanti, quali l’identificazione dell’antica Forum Iulii con Zuglio e non con Cividale. In alcuni casi fornisce descrizioni troppo scarne per consentire identificazioni sicure con materiali conosciuti. A volte, come per le iscrizioni, le sue trascrizioni sono utili in quanto consentono l’opera di collazione con altre. Ebbe pure il tempo e il vezzo di comporre poesie (anche in latino), per lo più d’occasione, o su argomenti di storia e di archeologia, pubblicandone una minima parte, come Concordia distrutta; un carme elegiaco latino in lode di Ercole II Malvezzi; un’ode; tre sonetti e la dedica alla contessa Argentina Florio Gabrielli. Altri soggetti sono Antichità di Udine; Scrittori delle antichità friulane; Le rovine d’Aquileia; Patria del Friuli; Concilio Aquileiese sotto il Patriarca Valeriano. Opera in prosa latina è De via Posthumia. Ammalato dai primi mesi del 1800, ma attivo fino agli ultimi giorni, il C. morì a Udine il 26 febbraio 1801.

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Bibliografia

Mss del C. sono conservati nella BCU.

R. VOLPI, Cortenovis, Angelo Maria, in DBI, 29 (1983), 709-711; MARCHETTI, Friuli, 957; Elogio e lettere familiari del padre Angelo M. Cortenovis, Milano, Tipografie e libreria Arcivescovile, 1862; L. LANZI, Elogio, Pecile, 1801 (= con annotazioni di Q. VIVIANI, S. Daniele, s.n., 1828); OCCIONI BONAFFONS, Bibliografia, I, 179; II, 3 s.; III, 49; G. BRAGATO, Friulani d’elezione. Il P. Angelo Maria Cortenovis, «Pagine friulane», 15/5 (1903), 67-69; P.S. LEICHT, Corrispondenti friulani di Ludovico Antonio Muratori, «MSF», 40 (1953), 175-188; Le Dimesse di Udine, Udine, Arti grafiche friulane, 1963, 140-141; L. ZUCCOLO, La pompa del magistrato nell’interpretazione di Cortenovis, «Aquileia nostra», 45-46 (1974-1975), 391-395; M. BUORA, Per la storia della Beligna e dell’abbazia di S. Martino, «Aquileia nostra», 50 (1979), 446-496; P. PREVITALI, I fratelli Cortenovis illustri bergamaschi del Settecento, «Atti dell’Ateneo di scienze, lettere ed arti di Bergamo», 42 (1980-82); S. PIUSSI, I visitatori antichi di Aquileia, «Aquileia chiama», 30 (1983), 3-5; R. STEFANUTTI, Cultura antiquaria e interessi storico-artistici in Angelo Maria Cortenovis (Bergamo 1727-Udine 1801), t.l., Università degli studi di Udine, a.a. 1993-1994.

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