DACCI FRANCESCO

DACCI FRANCESCO (1712 - 1784)

organaro

Immagine del soggetto

Organo della pieve di Tricesimo realizzato da Francesco Dacci nel 1752, ora nella parrocchiale di Madrisio.

Nato probabilmente a Venezia intorno al 1712, era figlio del calzolaio Pietro Antonio (originario di Chironico nel Canton Ticino) e di Anna Meneghini. Iniziò ad occuparsi di arte organaria in gioventù sotto la guida del maestro dalmata don P. Nachini, il quale nel 1751 vedeva in lui il suo miglior allievo. Gli succedette nella prestigiosa bottega nachiniana, situata in Barbaria delle Tole a Venezia. Svolse quasi tutta la sua professione all’ombra del maestro e solamente dopo il 1763 iniziò a firmare da solo le sue opere, collocate nelle regioni affacciate sul mare Adriatico. Sposò verso la metà del secolo Paolina Davanzo, dalla quale pare non abbia avuto figli, e morì a Venezia l’1° gennaio 1784, lasciando l’eredità artistica al nipote Francesco Antonio Dacci. In Friuli, insieme con il Nachini, firmò l’organo della pieve di Tricesimo (1752 op. 174, ora nella parrocchiale di Madrisio) e quello della Madonna del Giglio ad Aprato di Tarcento (1761). Gli ultimi due organi frutto della collaborazione Nachini-Dacci furono portati a termine nel luglio 1763 e si trovavano nella chiesa di S. Francesco della Vigna a Udine (ora nella parrocchiale di Fogliano) e nel duomo di Tolmezzo (più volte modificato e ammodernato). Al 1765 risale la costruzione di due organi nella città di Udine: quello della parrocchiale di S. Cristoforo è ancora in funzione, mentre quello situato nella chiesa delle Zitelle è stato in parte inglobato in uno strumento più recente di Beniamino Zanin. ... leggi La realizzazione del grande organo della pieve di Gemona era stata decisa nel 1768, ma lo strumento venne completato solamente nel marzo 1774; dotato di un piccolo organo di risposta, è stato quasi completamente distrutto dal crollo della navata destra del duomo, provocato dal disastroso terremoto del 1976, ma il paziente restauro effettuato da Franz Zanin ha permesso allo strumento di riacquistare l’antico splendore e l’originale sonorità. Nel 1769 il D. collocò a Buia due organi: quello della chiesa di S. Stefano è stato smantellato nel 1961, mentre quello della Beata Vergine ad Melotum a Madonna è stato salvato dalla devastante furia del terremoto. Anche l’organo di Treppo Grande (1770) è stato recuperato e restaurato dopo il sisma; l’organo a due tastiere di Marano Lagunare (1774) era in origine dotato di una splendida cassa armonica, malauguratamente demolita nel 1959. Al D. vengono anche attribuiti, finora senza riscontri documentari, gli organi di Ronchis e di Prato Carnico. Altri suoi strumenti, come quelli della parrocchiale di S. Quirino a Udine (1774) e del duomo di Sacile (montato nel gennaio 1776), oggi non esistono più; da segnalare infine che in una lettera dell’ottobre 1775 il maestro veneto affermava di dover consegnare un organo a Zugliano (località alla periferia meridionale di Udine), ma di questo strumento non sono state trovate ulteriori documentazioni.

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Bibliografia

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