DECIANI FRANCESCO

DECIANI FRANCESCO (1780 - 1818)

letterato, poeta, amministratore pubblico

Immagine del soggetto

Francesco Deciani, olio su tela, 1784 (collezione privata).

Nacque da Nicolò Deciano e Maria Anna de’ conti di Sarmeda, udinesi, nel gennaio del 1780. Frequentò il collegio di Noventa Padovana, quindi proseguì i suoi studi a Palmanova sotto la guida dei latinisti Gregorio Pagani e Serafino Bevilacqua. La morte del padre e gli avvenimenti del 1797 lo riportarono a Udine. Rimasto orfano di madre, continuò gli studi con lo storico ed archeologo Angelo Cortenovis barnabita e con Luigi Lanzi, profugo dalla Toscana e ospitato a Udine dall’amico canonico Giovanni Battista Belgrado. D., appassionato studioso di Dante, Petrarca e Boccaccio, compose scritti in prosa e in versi. Alternò le sue occupazioni di impegno letterario a quelle di un impegno civile. Fu in corrispondenza con la contessa Giulia Piccoli di Brazzà, della quale è conservata una lettera nel fondo Savorgnan Cergneu di Brazzà dell’Archivio di Stato di Udine. Nel 1809 scrisse un Saggio sulla felicità e altri scritti rimasti inediti, «sull’educazione, sull’impossibilità di conoscere se stessi», come scrisse di lui Tiberio Deciani nella Notizia intorno alla vita ed agli scritti di Francesco Deciani (Udine, 1900). Fu socio di molte società letterarie e scientifiche, presidente dell’Associazione agraria aquileiese. In essa tenne delle lezioni accademiche che ebbero come argomenti l’importanza di coltivare le lettere, lo studio erudito e l’evoluzione della lingua italiana. Quella tenuta il 4 maggio 1812 conteneva l’auspicio che la Patria del Friuli si occupasse delle lettere; le altre trattano della necessità di tornare alla lingua pura del Trecento, dell’influsso delle opere oltremontane su quelle italiane. Si occupò anche dei problemi dell’agricoltura, pubblicando le sue riflessioni su «L’amico del contadino», periodico agrario stampato a San Vito al Tagliamento. ... leggi D. risentiva del pensiero di Pietro Verri, di Cesare Beccaria, degli economisti Ferdinando Galiani e Francesco Mengotti. Spirito illuminato, era attento alle sorti dei più deboli. Nel 1807 fu membro del consiglio municipale di Udine, nel 1813 consigliere di prefettura nel dipartimento di Passariano, prefetto provvisorio nei periodi di assenza del titolare, Luigi Savorgnan; nel 1815 fu eletto deputato per la provincia del Friuli presso la Congregazione centrale veneta. Alternò l’attività pubblica con ritiri nella villa di Martignacco. Quivi compose le Novelle edite a Padova nel 1812. Fu amico del friulano Antonio Liruti, che commemorò con un’epistola, A Giovanni Bertoldi in morte di Antonio Lirutti avvocato udinese (Udine, 1812), e con un’Orazione funebre (Padova, 1812). Nello stesso anno iniziò la collaborazione con il noto editore Nicolò Bettoni, che stava predisponendo la biografia di quaranta Italiani illustri: D. compilò la biografia del naturalista e commediografo napoletano Giambattista Della Porta. Compose un breve elogio dell’abate Giuseppe Greatti, allora bibliotecario della prestigiosa Biblioteca di Brera a Milano. Nel 1814 scrisse l’orazione funebre per l’arcivescovo di Udine Baldassarre Rasponi. L’attività di poeta e prosatore assorbì D. negli anni che seguirono, facendosi apprezzare per la prosa semplice e schietta, tanto da suscitare il plauso di Vincenzo Monti che, nel terzo volume della «Biblioteca italiana» del 1816, citò il suo poemetto La pace (Udine, 1816): «perché semplice e nobile e casto di stile fuor del comune, perché le descrizioni ora delicate, ora terribili, sono tutte piene di evidenza e di vita, perché innanzi ad ogni pregio è il calore degli affetti, lo splendore delle sentenze, e la filosofia che s’incontrano per tutte le membra di questo egregio lavoro». Alcuni suoi componimenti furono inseriti anche nella raccolta per le Faustissime nozze Moro-Antivari: 20 gennaio 1873 (Udine, 1873). Il poeta Antonio di Brazzà inserì nella sua raccolta di liriche (1818) anche un’epistola in versi per ricordare la scomparsa di D.: Per Francesco Deciani a Jacopo Vittorelli. Nel 1813 iniziò la traduzione delle Metamorfosi di Ovidio e delle Elegie di Tibullo, interrotte per la sopraggiunta morte, il 26 febbraio 1818.

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Bibliografia

Alcune sue opere sono conservate nell’archivio privato Deciani di Martignacco; una lettera è in ASU, Savorgnan di Cergneu e Brazzà, 30.
V. MONTI, Dialogo XII, «Biblioteca italiana», III, 1816, 147, 179, 180; Genealogia della famiglia Deciani nobile udinese pubblicata da Nicolò Mantica, in La diocesi di Concordia. Notizie e documenti raccolti dal sacerdote Ernesto Degani cancelliere vescovile, San Vito al Tagliamento, Tip. Polo, 1880; N. BETTONI, Vite e ritratti di illustri italiani, Nicolò Bettoni, Cesare Arici, Francesco Deciani et alii, Padova-Milano, Tip. Bettoni, 1812-1820; Novelle ed altri scritti di Francesco Deciani, raccolti e annotati da Prospero Antonini, Firenze, Le Monnier, 1861; P. ANTONINI, Di Tiberio Deciani celebre giureconsulto udinese; notizia intorno alla vita ed agli scritti di Francesco Deciani, Udine, Del Bianco, 1900; L. CARGNELUTTI, Amministrazione asburgica e amministratori locali, in Provincia del Lombardo-Veneto, 158-162, 171, 201; A. DI BRAZZÀ, Le poesie, a cura di F. SAVORGNAN DI BRAZZÀ, Udine, Campanotto, 1998, 114-117.

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