DEL BIANCO GIUSEPPE

DEL BIANCO GIUSEPPE (1892 - 1954)

editore, giornalista

Immagine del soggetto

L'editore Giuseppe Del Bianco.

Nacque a Udine il 15 aprile 1892 da Domenico e Caterina Pico. Unico maschio di sei figli (le sorelle furono Adele, Armida, Ida, Vincenza e Orsolina), D. B., a causa dei numerosi impegni del padre, trascorse gran parte dell’infanzia sotto le cure della madre Caterina, che venne a mancare prematuramente l’11 novembre 1907. Frequentò l’Istituto tecnico di Udine, dove nel 1910 conseguì il diploma di ragioniere; successivamente, nel 1913, all’età di ventun anni, dopo un periodo di apprendistato, venne assunto ufficialmente come redattore de «La Patria del Friuli» diretta dal padre: il suo compito iniziale fu quello di organizzare la redazione pordenonese del giornale. Allo scoppio del primo conflitto mondiale entrò nel corpo della Sanità, prestando servizio come conducente di autoambulanze, e nel corso di questa esperienza contrasse una grave forma di nefrite in seguito alla quale venne ricoverato per diversi mesi in ospedale. Dopo essere stato dimesso, riprese il lavoro a «La Patria del Friuli» e, poco prima della disfatta di Caporetto, il 6 settembre 1917 sposò la maestra udinese Virginia Nonino. Il 27 ottobre, mentre Udine stava per essere occupata dall’esercito austro-ungarico, D. B. abbandonò la città cercando rifugio oltre il Piave. Si stabilì quindi a Milano, dove venne raggiunto dalla moglie, che il 20 giugno 1918 diede alla luce Nino, il primogenito. Nel capoluogo lombardo il giornalista friulano trovò impiego come ragioniere presso il Credito Italiano ed entrò in contatto con gli ambienti milanesi culturalmente più evoluti: strinse rapporti di amicizia con librai ed editori e poté apprezzare in prima persona i progressi che si andavano compiendo nel campo della stampa. ... leggi Alla fine del conflitto D. B. rientrò a Udine e, dopo aver provveduto a sistemare l’attrezzatura tipografica danneggiata dagli austriaci, il giornale poté riprendere ad uscire regolarmente. Da quel momento condivise con il padre la proprietà de «La Patria» e dello stabilimento tipografico, mentre nel 1925 divenne anche condirettore del giornale, che in quegli anni aumentò di molto la sua diffusione, tanto che nel 1928 fu acquistata una nuova macchina, la “rotaplana”, che consentiva la produzione di cinquemila copie all’ora stampate e piegate. Durante gli anni Venti, accanto ai successi nel lavoro, la vita di D. B. fu allietata anche dalla nascita del secondo figlio Umberto (1° giugno 1921) e della figlia Maria Caterina (10 febbraio 1929). Ma il clima stava cambiando e di lì a poco gli attacchi e le persecuzioni del regime fascista si fecero sempre più pesanti: l’autorità politica cercava di concentrare nelle proprie mani i principali organi di informazione e nel 1929 ci fu anche il tentativo, fallito, di fondere «La Patria» con il «Giornale del Friuli», divenuto l’organo ufficiale del Partito fascista. Le pressioni crescenti e le numerose defezioni del personale indussero i Del Bianco a prendere l’amara decisione di interrompere le pubblicazioni del giornale. L’ultimo numero uscì il 31 dicembre 1931 con un saluto «in omaggio alle direttive del Regime» firmato dal padre Domenico, che si spense pochi mesi dopo, il 19 luglio 1932. Per onorare la sua memoria il figlio gli dedicò il volume Domenico Del Bianco: memorie (1933). In seguito a questi tristi avvenimenti, D. B. decise di puntare sull’attività editoriale, che fino a quel momento aveva costituito una parte marginale del suo impegno, e nel 1933 acquistò dal docente Emanuele Morselli la casa editrice padovana IDEA (Istituto delle edizioni accademiche), trasferendo la sede a Udine in via Marinelli. IDEA si dedicò prevalentemente a una produzione di tipo umanistico, ma diede spazio anche ad opere di carattere tecnico-scientifico, con una particolare attenzione al settore agrario. Tra le numerose pubblicazioni vanno ricordati gli studi sulla storia del giornalismo di Francesco Fattorello, i tre volumi della Storia del Friuli di Pio Paschini, i lavori teatrali di Rino Alessi e di Giovanni Cenzato, la seconda edizione de La vita in Friuli di Valentino Ostermann, riveduta e corretta da Giuseppe Vidossi, la Storia politica, letteraria e artistica della Jugoslavia di Ivan Trinko. Nel 1942 uscì un catalogo dedicato esclusivamente alle Edizioni scolastiche IDEA con testi per scuole medie, istituti magistrali, istituti tecnici e scuole professionali. Intanto D. B. aveva iniziato a dedicare molte delle sue energie alla realizzazione di un grandioso progetto editoriale che doveva affrontare il grande tema della prima guerra mondiale in Friuli. La fase preparatoria del lavoro richiese anni di paziente ricerca, che spaziò dalla consultazione del materiale documentario in archivi pubblici e privati, alla raccolta delle testimonianze dei protagonisti della guerra incontrati durante i numerosi viaggi nei paesi e nelle borgate del Friuli e della Carnia. Il primo volume de La guerra e il Friuli uscì nel 1937; come chiariva lo stesso D. B. nella prefazione, l’obiettivo della sua opera non era quello di affrontare l’argomento da un punto di vista strettamente storico, bensì quello di mettere in evidenza la parte umana che il Friuli ebbe nell’evento bellico e tramandare alle generazioni future questa testimonianza. Il secondo volume, apparso nel 1939, venne sequestrato in tutte le librerie italiane e nel deposito della casa editrice per ordine del Ministero della cultura popolare. Durante la seconda guerra mondiale il lavoro editoriale subì un pesante calo e sia D. B., sia i due figli maschi collaborarono con la Resistenza. Al termine del conflitto, nel 1945 l’editrice IDEA assunse la nuova denominazione di “Del Bianco Editore” e da questo momento iniziarono a collaborare con l’azienda di famiglia anche Nino e Umberto. La casa editrice venne riorganizzata separando il settore industriale, che provvedeva alla stampa, da quello commerciale, che si occupava della diffusione e della vendita. Allo storico stabilimento di via Marinelli si aggiunse un laboratorio di fotomeccanica in via Ronchi ed inoltre vennero aperte altre due tipografie: una a Gradisca e l’altra a Pordenone. Nel dopoguerra D. B. partecipò attivamente alle iniziative del Partito liberale e nel 1946 entrò a far parte del consiglio di amministrazione del neonato «Messaggero Veneto». Intanto, dopo il lungo periodo di sospensione dovuto agli eventi bellici, l’editore friulano riprese finalmente le ricerche per il terzo volume de La guerra e il Friuli, che vide la luce solo nel 1952, mentre il quarto volume, dedicato alla rotta di Caporetto e alla ritirata sul Piave, sarebbe uscito postumo, il 21 maggio 1958, a cura dei figli. Il piano iniziale dell’opera prevedeva anche una quinta parte, che avrebbe dovuto occuparsi dell’odissea dei profughi friulani durante l’anno dell’occupazione tedesca. Nel corso della sua esistenza D. B. si dedicò con notevole impegno anche alla crescita e allo sviluppo della Società filologica friulana, ricoprendo fin dal principio della sua fondazione ruoli di primo piano: nel 1919, durante l’assemblea costitutiva di Gorizia, fu eletto primo segretario; l’11 agosto 1946 venne nominato vicepresidente della Società; il 23 febbraio 1948 divenne il settimo presidente della Filologica, carica che mantenne fino alla morte. Sotto la sua guida l’associazione friulana prese uno slancio e un respiro mai conosciuti. Tra le principali iniziative adottate durante la sua gestione sono da segnalare: il risanamento della situazione finanziaria della Società; la convenzione con l’Università di Torino del 1953 per la continuazione del monumentale Atlante Linguistico Italiano, progetto concepito e iniziato da Ugo Pellis e Matteo Bartoli; l’organizzazione dei corsi di lingua e letteratura friulana; la nascita di una nuova rivista bimestrale a carattere popolare, «Sot la nape»; la promozione di un più stretto collegamento tra i vari Fogolârs nazionali ed esteri e la conseguente istituzione dell’Ente Friuli nel mondo; gli scambi culturali tra il Friuli e la Carinzia. Il 5 settembre 1954, non potendo intervenire per motivi di salute al congresso annuale che in quell’occasione si teneva a Pontebba, inviò un saluto in friulano letto da Ottavio Valerio. Tre mesi più tardi, il 9 dicembre 1954, D. B. morì a Udine all’età di sessantadue anni.

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Bibliografia

G. DEL BIANCO, Domenico Del Bianco: memorie, Udine, Del Bianco, 1933; ID., La guerra e il Friuli, 1-4, Udine, IDEA/Del Bianco, 1937-1958 (= Udine, Del Bianco, 2001).

DBF, 271; MARCHETTI, Friuli, 960; N. CANTARUTTI, Giuseppe Del Bianco, «Ce fastu?», 30 (1954), 1-2; P. S. LEICHT, Necrologi [Giuseppe Del Bianco], «MSF», 41 (1955), 217-219; COMELLI, Arte della stampa, 270, 272; G. COMELLI, Giuseppe Del Bianco, Pordenone, Studio Tesi, 1992; A. GAUDIO, Del Bianco, tipografia (già tipografia de «La Patria del Friuli», poi Idea istituto delle edizioni accademiche, edizioni scolastiche srl, Del Bianco editore), in TESEO. Tipografi e editori scolastico-educativi dell’Ottocento, diretto da G. CHIOSSO, Milano, Bibliografica, 2003, 185-186; CLIO, 6375-6378; Editori italiani dell’Ottocento. Repertorio, a cura di A. GIGLI MARCHETTI et al., I, Milano, F. Angeli, 2004, 368.

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