DORTA JACHEN

DORTA JACHEN (1884 - 1959)

agronomo, imprenditore agricolo, collezionista, esponente del cooperativismo

Immagine del soggetto

L'agronomo Jachen Dorta.

Nato nel 1884 da madre tedesca, fu possidente e imprenditore agricolo. Sposò Alba Cuoghi, proprietaria di un podere a Castello di Porpetto e di un altro a Felettis di Bicinicco. Qualche fonte, in primis Federico Tacoli, vicedirettore nel secondo dopoguerra dell’Essiccatoio tabacchi di Gris di cui D. era direttore, asserisce che questi, in quanto imprenditore di origini ebraiche, avrebbe lasciato la direzione dello stabilimento di Gris (poi rapidamente decaduto) a seguito delle leggi razziali e sarebbe sparito durante la seconda guerra mondiale per sfuggire alle persecuzioni fasciste. Tale affermazione è però contraddetta da Renzo Biagianti, il cui padre Antonio fu dagli anni Trenta “fattore” dell’azienda Dorta e delle aziende di proprietà di Luigia Rea vedova Cuoghi, suocera di D. stesso. Questi – secondo tale testimonianza – avrebbe incontrato sovente a Gonars durante il periodo bellico il suo amministratore Antonio Biagianti. Appena laureato in scienze agrarie, D. entrò (agosto 1907) nella schiera dei docenti e propagandisti della cattedra ambulante provinciale di agricoltura di Udine, tra i quali figuravano Berthod, Bubba, Casellati, Cigaina, Dorigo, Feletig, Gaidoni, Marchettano, Mazzoli Taic, Ortali, Panizzi, Pozzolo, Tonizzo, Tosi, Zanettini. Fu il primo titolare della sezione di cattedra dell’alto Friuli, istituita nel 1911 con sede a Gemona, ricoprendo tale carica fino al 1914. Dal 1915 al 1919 fu titolare della sezione di cattedra di San Vito al Tagliamento e dal 1920 della sezione di Udine, del cui Essiccatoio cooperativo bozzoli, sorto in quello stesso anno, rivestì la carica di segretario del consiglio d’amministrazione; approntò inoltre, assieme a Giovanni Panizzi, lo statuto modello per i nascenti essiccatoi bozzoli friulani. ... leggi Nel primo dopoguerra fu pure vicedirettore della cattedra ambulante, affiancando l’allora direttore Enrico Marchettano. Dopo la statalizzazione delle cattedre ambulanti trasformate in ispettorati agrari (1935), fu per breve tempo capo dell’ispettorato di Fiume e quindi funzionario dell’ispettorato provinciale di Udine. Dimostrò «prontezza di intelletto, di loquela e di penna» e fu «maestro altamente apprezzato» anche in campo nazionale, «ferratissimo, talvolta aggressivo con quella sua scanzonata causticità che non dispiaceva perché bonaria e serena». Fu autore, a partire dal 1908, di innumerevoli articoli e contributi pubblicati prevalentemente nei periodici agrari regionali, anzitutto nel «Bullettino della Associazione agraria friulana»; nei suoi scritti si occupò con grande competenza di zootecnia, viticoltura ed enologia, bachicoltura, istruzione agraria, irrigazione, sistemazioni idraulico-forestali e trasformazioni agrarie. Nel primo dopoguerra i suoi articoli comparvero per lo più ne «L’Agricoltura friulana», ma anche in altri periodici, quali «L’amico del contadino», l’«Annuario agricolo friulano», «La Panarie», «L’Italia agricola». Egli va ricordato segnatamente come fautore della tabacchicoltura, per la quale era richiesto un notevole impiego di manodopera. Tale attività, dopo il primissimo tentativo del 1915 a Cividale, prese piede in Friuli, a partire dal 1921, con un ettaro di Kentucky coltivato a Felettis, dove lo stesso D. risiedeva, sotto gli auspici della cattedra ambulante, le cui sezioni più attive si dimostrarono quella di Udine, da lui diretta, e quella di Latisana, di cui era titolare Alfredo Pozzolo. L’iniziale concessione del Monopolio a titolo di esperimento si trasformò poi in «concessione speciale» di 70 ettari, la quale fu gestita dall’Associazione tabacchicoltori del medio Friuli, sorta come società di fatto ma divenuta nel 1929 anonima cooperativa per azioni con carattere rigorosamente mutualistico, della quale D. fu nominato direttore. Alla metà degli anni Trenta tale consorzio, che contava oltre quattrocento soci, per lo più piccoli proprietari, e quasi settecento coltivatori, godeva di una concessione di 166 ettari, coltivati in parte a Virginia Bright (poi chiamato Bright Italia) e in parte a Nostrano del Brenta, con produzione complessiva annua di circa 3.000 quintali di foglie di tabacco. A giudizio di D., nei primi anni Trenta il reddito conseguito da molti agricoltori con tale coltura industriale compensò in qualche modo il tracollo del prezzo dei bozzoli. A dare ulteriore impulso alla tabacchicoltura nei secondi anni Trenta fu la politica autarchica perseguita dal regime fascista: nel 1938 la concessione dell’Associazione mediofriulana, pari a 271 ettari, risultava la prima, a livello nazionale, tra le società organizzate in forma cooperativa, nonché la più vasta del comprensorio soggetto alla Direzione compartimentale tabacchi di Verona. Nei suoi interventi sulla tabacchicoltura apparsi nei periodici agrari friulani fin dai primi anni Venti, D. argomentò convintamente che solo la creazione di stabilimenti di cura collettiva avrebbe consentito di ottimizzare tale coltura. In effetti nel settembre 1932 a Gris, frazione di Bicinicco, fu avviata, per determinante impulso dell’agronomo di Felettis, la costruzione del più moderno essiccatoio tabacchi d’Italia, agevolata dalla donazione del terreno da parte del socio possidente Attilio Facini. Tale imponente fabbricato a tre piani, con magazzino generale al centro e ventotto celle per una capienza complessiva di 11.000 metri cubi, esteso su una superficie di 5.000 metri quadrati, fu progettato dall’ing. Ferdinando Calligaris di Udine e divenne meta di incessanti visite di tecnici agrari che ne plaudivano l’originalità. Esso comportò una spesa totale, assieme allo stabilimento già operativo di Fagagna (un altro ne fu poi costruito a Codroipo), di 1.250.000 lire. Destinato a lavorare il Bright, cominciò a funzionare nell’ottobre 1934, ma fu completato in quattro anni e successivamente ampliato; vi lavoravano tre-quattrocento «tabacchine» per circa cinque mesi l’anno, mentre nel dopoguerra la manodopera femminile assunta arrivò a seicento unità. D. ne fu direttore, ma, secondo la testimonianza del Tacoli, ne sarebbe stato addirittura proprietario prima della guerra, dopo la quale la proprietà dell’essiccatoio sarebbe diventata cooperativa. Nel secondo dopoguerra egli continuò a operare instancabilmente, anche attraverso i suoi scritti, per migliorare le specifiche competenze professionali richieste dalla coltivazione del tabacco e per creare, attraverso attività di sperimentazione e selezione, d’intesa con il Monopolio e l’Istituto scientifico sperimentale per i tabacchi di Roma, un perfetto tipo di “Bright Friuli”. L’Associazione tabacchicoltori del Friuli contava nel 1948 ben 2.800 soci, con una superficie coltivata di 830 ettari (aumentati poi fino a un migliaio) e con una produzione che giunse a sfiorare i 16.000 quintali annui nei secondi anni Cinquanta, per poi rapidamente declinare negli anni Sessanta. Essa consentì a migliaia di famiglie di agricoltori friulani di alleviare i danni economici e morali patiti nel corso della seconda guerra mondiale. Nel settembre 1945 D. era stato eletto nel consiglio direttivo della neocostituita Federazione friulana delle cooperative e mutue in rappresentanza delle latterie e cooperative agricole; nel 1952 risultava membro, come rappresentante dei tabacchicoltori, della Sezione consultiva per la cooperazione in seno alla Consulta economica provinciale istituita dalla Camera di commercio di Udine. Nel 1956 pubblicò un profilo di Storia della tabacchicoltura in Italia nel periodico «Agricoltura delle Venezie», dove pure trattò, in altro fascicolo del medesimo anno, de La cooperazione nel settore tabacchicolo. Il 2 marzo 1959, poche settimane prima della sua scomparsa avvenuta nell’aprile seguente, firmò un ennesimo articolo, Maggiore interessamento per il tabacco, sulla coltura industriale – «coltura da giardino» l’aveva qualificata – di cui per decenni fu indubbiamente il più strenuo e competente propugnatore nell’interesse degli agricoltori friulani. Appassionato intenditore d’arte, D. raccolse un’apprezzata collezione di dipinti e fu ispettore onorario ai monumenti. Le sue raccolte d’arte furono poi donate dalle figlie Gina e Paola, decedute rispettivamente nel 1995 e 2003, ai Civici musei di Udine.

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Bibliografia

Si ringrazia anzitutto Luciano Puntel per i documenti, alcuni dei quali inediti, che ha permesso di consultare; si veda inoltre, in aggiunta alle pubblicazioni di D. in parte citate, il necrologio firmato da G. POGGI, capo dell’Ispettorato provinciale di agricoltura di Udine, ne «L’Agricoltura friulana» del 30 aprile 1959.

L’attività della Cattedra ambulante di agricoltura dalla sua istituzione ad oggi, «L’Agricoltura friulana», 7 aprile 1928, 1-15; E. DENTESANO, Bicinicco e il suo territorio, Udine, CISM, 1984, 70-72; F. BOT, Il tabacco in Friuli. L’esperienza di Mortegliano nell’ambito della tabacchicoltura friulana, in Mortean, 263-282; CLASSE V SERALE a.s. 1999-2000 ITG Marinoni Udine - R. TIRELLI, L’essiccatoio tabacchi di Gris. Testimonianze di lavoro e di costume, Bicinicco, Comune di Bicinicco, 2000, 27-39, 67-80; M. ROBIONY, La cooperazione in Friuli Venezia Giulia nel secondo Novecento, Udine, Forum, 2006, 26, 53, 187-194; F. BOF, Antefatti, origine e sviluppo iniziale degli essiccatoi cooperativi bozzoli in Friuli, «Storia economica», 10 (2007), 5-51, voce.

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