FILLI GIOVANNI LUIGI

FILLI GIOVANNI LUIGI (1813 - 1890)

scrittore

Nato a Gorizia il 2 giugno 1813, si dedicò con passione all’insegnamento, impegnandosi come maestro e istitutore privato sia nella città natale, dove fondò anche il primo asilo infantile, sia a Medea, Klagenfurt, Karlstadt, Lubiana, Leoben e Graz, città, quest’ultima, in cui pubblicò il trattatello Was unsere Kinderschulen sind und was sie sein sollten [Che cosa sono le nostre scuole infantili e che cosa dovrebbero essere] (1868). All’istituzione dei giardini d’infanzia sono dedicati altri due opuscoli in italiano, ma a F. si deve anche la stesura di un Corso pratico ossia, temi graduali per imparare in un modo facile e celere la lingua francese secondo il metodo del celebre dr. Fr. Ahn (1852). Tentò di avviare un settimanale bilingue intitolato «Lo speculatore goriziano – Goriški oglednik», che apparve l’11 gennaio 1862, ottenendo scarso riscontro di pubblico. Si ricorda infine una sua commedia, rappresentata senza successo al Teatro Sociale. Quale fecondo scrittore e pubblicista in italiano, friulano e tedesco, F. (che sulle copertine alterna, in italiano o in friulano, i nomi Giovanni, Giovanni Battista e Giovanni Luigi, creando imbarazzo in merito alla paternità delle opere) esprime efficacemente con i propri lavori, e in particolare con i quattro almanacchi, lo spirito che animava il mondo culturale della Gorizia ottocentesca. ... leggi Le quarantotto pagine del Gnov lunari di Gurizza par l’an comun 1849 cun poesiis in dialet del paìs [Nuovo lunario di Gorizia per l’anno comune 1849 con poesie nel dialetto del paese] (Gorizia, [1848]) contengono quasi esclusivamente testi poetici, con l’eccezione di una prosa Sulla Nazionalitàt dei Gurizans [Sulla nazionalità dei Goriziani], riflesso delle agitazioni che nel 1848 avevano coinvolto anche Gorizia; il caso costituisce, secondo F., un nodo problematico la cui ardua soluzione viene affidata alle lapidi del cimitero, scritte in italiano. L’esordio promette bene, ma il lunario, di stampo tradizionale, è ancora debitore nei confronti dell’esperienza di Pietro Zorutti. L’almanacco successivo, che comparve dopo alcuni anni di lontananza di F. dalla propria città, è intitolato Anchiamò un lunari par l’an bisest 1856 cun poesiis, raconz, riflessions e altris tananais par cui che al ul edificassi o sclopà di ridi [Ancora un lunario per l’anno bisestile 1856 con poesie, racconti, riflessioni e altre bazzecole per chi vuole edificarsi o scoppiare dal ridere] (Gorizia, [1855]). In apertura spicca la traduzione in friulano goriziano dell’inno imperiale Gott erhalte (noto in italiano come Serbi Dio l’austriaco regno), il Chiant popolar publicad par la prima volta in dialet gurizan [Canto popolare pubblicato per la prima volta in dialetto goriziano]: «Dio mantegni d’Austria il Regno». Dopo la prefazione e il prospetto, la prosa Sul’an 1856 in general [Sull’anno 1856 in generale] sembra avviarsi sul versante pratico, ma la lettura riserva sorprese: «L’an 1856 varà, come dug iù agn bisesg che lu jan precedut, 366 dis distribuiz in dodis mes o cinquantados setemanis. Quatri saran lis stagions. In primavera, quand che iù arbui floriran, il prat si cuviarzarà d’un biel tapet verd e il rosignul e la lodula chiantaran, me compari Nard metarà sul balcon il papagal probabilmenti come mostra dei biei caps, che formin la so famea» [L’anno 1856 avrà, come tutti gli anni bisestili che lo hanno preceduto, 366 giorni distribuiti in dodici mesi o cinquantadue settimane. Quattro saranno le stagioni. In primavera, quando gli alberi fioriranno, il prato si coprirà di un bel tappeto verde e l’usignolo e l’allodola canteranno, mio compare Nard metterà sul balcone il pappagallo, probabilmente come mostra dei bei capi che formano la sua famiglia]. Le numerose prose e poesie raccolte nella seconda parte smentiscono, almeno parzialmente, le aspettative esuberanti suscitate dal titolo, raggiungendo tuttavia una buona varietà stilistica e una singolare abilità nei rapidi mutamenti di tono. Mentre tra le poesie sono degne di nota La strada ferada da Guriza a Triest [La ferrovia da Gorizia a Trieste] e Lis Necrologiis [I Necrologi; imitazione di Fusinato], tra le prose si segnalano Il farc. Discors tignùt a lui da Toni Plot contadin di Marian [La talpa. Discorso tenuto a lui da Toni Plot contadino di Mariano] (paradossale trafila di pensieri sul corpo di una talpa uccisa), Il gran citadin. Una scena del’altri mond [Il grande cittadino. Una scena dell’altro mondo] (l’anima dannata di una personalità assiste con costernazione dalla prigione eterna allo svolgersi delle proprie sfarzose esequie terrene), e infine il ritratto storico su Aquileia: «Aquileja, l’origine dela qual si piard nela gnot dei timps i plui remòz, jara za citàt dela republica di Vignesia. Je no ja mudàt ai nestris dis ne il nom, ne il sit: le simpri anchiamò Aquileja, ma invece di 130 mil animis, che aveva sot l’imperi del roman Augusto, je conta cumò apena 1600 abitanz» [Aquileia, la cui origine si perde nella notte dei tempi più remoti, era già una città della repubblica di Venezia. Essa non ha mutato ai nostri giorni né il nome, né il sito: è sempre ancora Aquileia, ma invece delle 130.000 anime che aveva sotto l’impero del romano Augusto, conta ora appena 1600 abitanti]. Con l’esemplare dell’anno seguente, pur senza raggiungere livelli eccelsi, F. dà ulteriore prova di distanza dagli anemici opuscoletti che ormai si stavano moltiplicando anche nel Goriziano. L’Almanac di Guriza par l’an comun 1857, cun poesiis, raconz, riflessions e altris tananais par cui che ul edificassi o ridi dedicad ala ciara e incanzelabil memoria di Zuan Batista Siquillini [Almanacco di Gorizia per l’anno comune 1857, con poesie, racconti, riflessioni e altre bazzecole per chi vuole edificarsi o ridere dedicato alla cara e incancellabile memoria di Giovanni Battista Siquillini] (Gorizia, [1856]) contiene ancora poesie e prose, tra le quali assume valore di apologo e un gradevole tono popolareggiante quella intitolata Il Diau sul Stùdeniz [Il diavolo sullo Studeniz]; interessante anche il curioso Gnov Museo di ciossis raris, di antighitàz e di storia natural [Nuovo museo di cose rare, di antichità e di storia naturale]. Raggiunge le novantadue pagine l’Almanac di Guriza par l’an comun 1858 cun poesiis, raconz e altris tananais originai, part furlans e in part italians e todescs par cui che ul edificassi o ridi [Almanacco di Gorizia per l’anno comune 1858 con poesie, racconti e altre bazzecole originali, in part friulani e in parte italiani e tedeschi par chi vuole edificarsi o ridere] (Gorizia, [1857]). La sezione «Varietàt in prosa e in poesia friulana, italiana e todescia» [Varietà in prosa e in poesia friulana, italiana e tedesca] offre la biografia (in friulano) dello sloveno Valentin Stanič, un lungo racconto in italiano (T’accontenta del proprio stato. Romanzetto), numerosi versi in tedesco, molti di meno in friulano, e addirittura due sonetti in dialetto veneto (Al Sig. Marcantonio; Ala Nobil Signora Agata Prestau); un assortimento linguistico rigoglioso, motivato probabilmente dal desiderio di raggiungere un pubblico più vasto, ma forse anche dalla volontà di sostenere una realtà plurinazionale presentata con animo non asettico. L’«Avertiment e Invid» [Avvertimento e invito] premesso all’edizione del 1857 chiarisce gli obiettivi del lunario: il divertimento, spia di una sensibilità non disinteressata al favore del pubblico, e l’istruzione; questo fa sì che F. si occupi anche delle novità di carattere sociale e politico, non dimenticando neppure la cronaca, ma il principale interesse rimane quello letterario. Anche l’ironia e la satira sanno mediare abilmente insegnamenti morali, con uno stile piacevole e una vena brillante che attingono tanto al popolare quanto al fantastico: «uno svariare dallo stralunato al patetico, divertimento libero e rappresentazione acre delle virtù apparenti, ma senza trascurare la notizia utile» (Pellegrini). La lingua è ampiamente debitrice nei confronti dell’italiano, ma la scelta della variante goriziana è indiscussa (e motivata ancora nell’«Avertiment e Invid» del 1857). Riguardano la vita politica e l’acceso dibattito sollevato dai fermenti di irredentismo alcuni scritti come Lis riformis [Le riforme] (Trieste, 1848), Sulle imminenti nuove elezioni municipali in generale, ed in particolare su quelle di Gorizia (1861?), e Lis dimostrazions politichis di Guriza aplicabilis ancia a ches altris del Litoral. Otavinis in lenga friulan-gurizana [Le dimostrazioni politiche di Gorizia applicabili anche alle altre del Litorale. Ottave in lingua friulana-goriziana] (Lubiana, 1878), vivace componimento poetico in cui F. critica aspramente gli irredentisti, definiti «ciatifs uziei» [uccellacci del malaugurio]; la quarta di copertina annuncia la pubblicazione di altre opere Gegen die italienische Annexionsgelüste [Contro le brame italiane di annessione], tra le quali la seconda edizione di Wem sollen Triest, Istrien, Görz, Krain u.s.w. gehören [A chi dovrebbero appartenere Trieste, Istria, Gorizia, Carniola ecc.] (Fiume, 1876), una replica allo scritto di Libero Liberi che rivendicava quei territori all’Italia. La lealtà nei confronti delle istituzioni («Fedeltà all’Imperatore, / Uguali diritti per tutti, / Rispetto alla verità, / Amore alla Patria», scandiva nell’opuscolo sulle elezioni) non gli impediva di sostenere, nel lunario del 1849, che la nazionalità dei goriziani è italiana, ma gli procurò l’appellativo di «rimatore austriacante» attribuitogli da Bindo Chiurlo. In realtà la decisa opzione non risorgimentale – ma non per questo anti-italiana – di F. appare coerente con un pensiero nitidamente fedele alla pluralità etnica dell’Impero: l’italianità poteva e doveva coesistere con il secolare organismo politico austriaco. Altre pubblicazioni hanno un carattere più spiccatamente encomiastico o sono strettamente legate ad alcuni eventi degni di nota per Gorizia quale città di uno Stato industrioso e unito: è il caso della Topographie der Stadt Görz [Topografia della città di Gorizia] (Gorizia, 1845), ma soprattutto del carme Nela faustissima ricorenza dell’ingress in Gurizza delis l.l. m.m. i.i. r.r. l’imperator Francesc Iusef I e l’imperatrize Elisabeta il dì 8 marz 1857 [Nella faustissima ricorrenza dell’ingresso in Gorizia delle l.l. m.m. i.i. r.r. l’imperatore Francesco Giuseppe I e l’imperatrice Elisabetta il giorno 8 marzo 1857] (Gorizia, [1857]) e dell’opuscolo Nela faustissima ricorenza del 18 agost 1884 dì natalizi di so i.r. apost. maestat l’imperator d’Austria Franzesc Josef I [Nella faustissima ricorrenza del 18 agosto 1884 giorno natalizio di sua I. R. apostolica maestà l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe I] (Trieste, 1884), che contiene, dopo un’introduzione in versi tedeschi, un componimento poetico in friulano aperto da due “mottos”: il primo è plurilingue, e si addice alla bizzarra e sorridente indole di F.: «Mit Seiner Liebe theils, und theils mit Seinem Schwert / ja dat provis palmars d’un amirabil mert, / sicchè si può con fondamento dire / che andiamo ad incontrar un avvenire, / ki nam vsako zavpanje zagotovi / in povoljne zelje na vselej spolni. / Et qu’il soit ainsi, misericordi Deo / qui coelum atque terram come d’un lampo feo, / élevons nos prières vselej i povsod / usque ad horam ultimam, wo uns heimführt der Tod!» [Un po’ con il suo amore, un po’ con la sua spada ha dato evidenti prove di un merito mirabile, sicché si può con fondamento dire che andiamo incontro a un avvenire che ci assicura qualunque fiducia e sempre soddisfa desideri piacevoli. E così sia, al Dio misericordioso che fece come in un lampo il cielo e la terra, eleviamo le nostre preghiere sempre e dovunque fino all’ultima ora, dove ci conduce la morte!]; l’altro, invece, in friulano, è una sorta di dichiarazione di poetica: «Scrivi in che lenga – e no dialet – / in cui me mari mi ja insegnàt / par la prima a pronunzià / doi noms che, fra duquang i noms, / son i plui dolz, plui rispietaz, plui venerabi / chel di mari zioè e chel di Dio» [Scrivo in quella lingua – e non dialetto – in cui mia madre mi ha insegnato per prima a pronunciare due nomi che, fra tutti i nomi, sono o più dolci, più rispettati, più venerabili, cioè quello di madre e quello di Dio]. Al principe arcivescovo di Gorizia sono dedicati i distici tedeschi raccolti nell’opuscolo Dem hochwürdigen Herrn Herrn Franz Xaver Luschin Erzbischofe von Görz, Metropoliten in Illirien, Fürsten des oesterreich. Staates, zum Neujahre 1847 [All’eccellentissimo signore signore Franz Xaver Luschin arcivescovo di Gorizia, metropolita in Illiria, principe dello stato austriaco, nel nuovo anno 1847] (Trieste, 1848). Gli altri titoli friulani di F. comprendono La strada del puint gnov, riquart dedicat a chei siors generos che nell’an 1853 jan assistud chista magnifica impresa [La strada del ponte nuovo, ricordo dedicato a quei signori generosi che nell’anno 1853 hanno assistito a questa magnifica impresa] (1853, in occasione dell’apertura della contrada S. Chiara) e la briosa operetta in sestine di endecasillabi Ismena la famosa stria brusada sul Marchiaduz di Gradischia. In 3 balladis [Ismena la famosa strega bruciata al Mercaduzzo di Gradisca. In tre ballate] (Gorizia, 1850). F. pubblicò in seconda edizione La Georgica di P. Virgili Maron tradotta in friulano da Giovan Giuseppe Bosizio (Gorizia, 1866); essa era stata anticipata con un Estrat nell’almanacco per il 1858, dove serviva «par cognossi il bon e il ciatif timp iminent» [per conoscere il buono e il cattivo tempo imminente]. Curò infine, apportando alcune modifiche, Il viaggio a caso ossia Il cavalier errante. Poema in sei canti del conte Antonio da Rabatta, pubblicato con alcune modificazioni (Trieste, 1862). Morì a Gorizia il 27 giugno 1890.

Chiudi

Bibliografia

G. L. FILLI, Topographie der Stadt Görz, Gorizia, Tip. P. Valeri, 1845; ID., Gnov lunari di Gurizza par l’an comun 1849 cun poesiis in dialet del paìs, Gorizia, Tip. G. Seitz, [1848]; ID., Lis riformis, Trieste, Lloyd, 1848; ID., Ismena la famosa stria brusada sul Marchiaduz di Gradischia. In 3 balladis, Gorizia, Paternolli, 1850; ID., Corso pratico ossia, Temi graduali per imparare in un modo facile e celere la lingua francese secondo il metodo del celebre dr. Fr. Ahn, Lubiana, Kleinmayr e Bamberg, 1852; ID., Anchiamò un lunari par l’an bisest 1856 cun poesiis, raconz, riflessions e altris tananais par cui che al ul edificassi o sclopà di ridi, Gorizia, Paternolli, [1855]; ID., Almanac di Guriza par l’an comun 1857, cun poesiis, raconz, riflessions e altris tananais par cui che ul edificassi o ridi dedicad ala ciara e incanzelabil memoria di Zuan Batista Siquillini, Gorizia, Paternolli, [1856]; ID., Nela faustissima ricorenza dell’ingress in Gurizza delis l.l. m.m. i.i. r.r. l’imperator Francesc Iusef I e l’imperatrize Elisabeta il dì 8 marz 1857, Gorizia, Paternolli, [1857]; ID., Almanac di Guriza par l’an comun 1858 cun poesiis, raconz e altris tananais originai, part furlans e in part italians e todescs par cui che ul edificassi o ridi, Gorizia, Paternolli, [1857]; ID., Sulle imminenti nuove elezioni municipali in generale, ed in particolare su quelle di Gorizia, s.l., s.n., 1861[?]; ID., Il viaggio a caso ossia Il cavalier errante. Poema in sei canti del conte Antonio da Rabatta, pubblicato con alcune modificazioni, Trieste, Tip. del Lloyd austriaco, 1862; ID., Was unsere Kinderschulen sind und was sie sein sollten, Graz, Jos. Pock, 1868; ID., Wem sollen Triest, Istrien, Görz, Krain u.s.w. gehören, Fiume, Tipo-Lithogr. ... leggi Anst., 1876; ID., Lis dimostrazions politichis di Guriza aplicabilis ancia a ches altris del Litoral. Otavinis in lenga friulan-gurizana, Lubiana, Tip. di G. Blasnik, 1878; ID., Nela faustissima ricorenza del 18 agost 1884 dì natalizi di so i.r. apost. maestat l’imperator d’Austria Franzesc Josef I, Trieste, Tip. Morterra & C., 1884.

DBF, 345-346; L. PILOSIO, Antenati e genitori dell’Avanti cul brun!…, «Avanti cul brun! Lunari di Titute Lalele pal 1959», 25 (1958), 232-234; L. CICERI, Almanacchi e lunari del Friuli orientale, in Guriza, 297-301; Prose friulane del goriziano (1855-1922), a cura di G. FAGGIN, Udine/Trieste, La Nuova Base, 1973, 18-20, 57-74; D’ARONCO, Nuova antologia, II, 111; FORMENTINI, Contea di Gorizia, 122; Ǧ.N. MATALON, I lunaris dal ’800 dal Friûl Orientâl, «Ladinia», 8 (1984), 130-132; PELLEGRINI, Tra lingua e letteratura, 262-263; F. TODERO, Almanacchi goriziani dell’Ottocento: aspetti e problemi, in Pietro Zorutti e il suo tempo, a cura di R. PELLEGRINI - F. BOSCO - A. DEGANUTTI, San Giovanni al Natisone, Le Marasche, 1993, 58-67; GALLAROTTI, 73-78; FAGGIN, Letteratura, 122-124, 182.

Chiudi

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *