FISCHER ISACCO IL VECCHIO

FISCHER ISACCO IL VECCHIO (1628 - 1706)

pittore

Immagine del soggetto

La Santissima Trinità  adorata da Sant'Antonio da Padova, olio su tela di Isacco Fischer il Vecchio, 1668 (Maniago, duomo).

Nato ad Augusta intorno al 1628, venne in Italia probabilmente nel 1660, condotto da Pompeo di Maniago. Molto lavorò per i conti di Maniago, i quali in seguito furono costretti a licenziarlo perché protestante. Durante il soggiorno friulano, documentato dal 1665 al 1674, I. eseguì numerosi ritratti di illustri personaggi di nobili famiglie friulane: oltre ai conti Maniago, gli Altan di San Vito al Tagliamento. Dipinse due tele di soggetto simile, l’una per la cappella d’Attimis-Maniago di Buttrio (La SS. Trinità e i santi Giorgio e Liberale, firmata e datata 1665) e l’altra per il duomo di Maniago (La SS. Trinità adorata da S. Antonio da Padova, firmata e datata 1668), entrambe ispirate al quadro con la Trinità, dipinto da Giovanni Antonio Pordenone, nel duomo di San Daniele del Friuli. Notevole per invenzione e qualità pittorica il gruppo di dipinti della chiesa arcipretale di Porcia eseguiti nel 1674 e raffiguranti San Giorgio che uccide il drago, La conversione di Saulo, L’Annunciazione. Per la chiesa di S. Maria di Porcia il Fischer aveva dipinto l’anno precedente i quattro Evangelisti, S. Giovanni Battista e S. Girolamo. Nel 1676 ritornò ad Augusta dove divenne maestro pittore, e fu insegnante di G. P. Rugendas, Tobiuasd Laubs, Gerg Kilians. Nel 1677 nacque il figlio Isaak (detto Isaak Fischer il Giovane, morto ad appena ventotto anni nel 1705) che divenne suo allievo e collaboratore. Insieme, padre e figlio ritrassero numerose personalità di Augsburg in dipinti e disegni da cui furono tratte incisioni ad opera di diversi artisti. ... leggi Il F. morì ad Augsburg il 5 maggio 1706. Sue opere si trovano ad Augsburg, Norimberga, Stetten. A giudizio del Bushart, il Fischer lavorante in Friuli e quello operante in Germania non sarebbero la stessa persona, ma semplicemente omonimi. Alcune tele a lui attribuibili ed esistenti nel palazzo d’Attimis-Maniago di Maniago, nel castello di Porcia e nel palazzo Tullio-Altan di San Vito al Tagliamento sono andate perdute o asportate durante la prima guerra mondiale. Artista eclettico, capace di recepire i diversi umori e le molteplici istanze del barocco, il F. seppe fondere nelle sue opere il nordicismo della prima formazione con la cultura veneta conosciuta durante il soggiorno friulano. Si dedicò con successo al ritratto, distinguendosi tra gli altri per aver dato vita ad apprezzabili dipinti, gradevoli per l’introspezione psicologica che li anima, per la minuta descrizione di abiti e monili, per la insistita ricerca del particolare, per la ricchezza del colore, per i preziosismi calligrafici. Affollate e severe sono invece le composizioni sacre, in cui il pittore abilmente mescola elementi di cultura postmanierista con altri desunti dalla corrente dei “tenebrosi”. Particolarmente piacevoli per il lirismo che le anima e per l’ariosa impaginazione, le due figure dell’Annunciazione, già portelle esterne dell’organo della parrocchiale di Porcia, mentre le pale d’altare di Maniago e di Buttrio risultano troppo sovraccariche e prive di respiro.

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Bibliografia

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