FRANCESCATO GIUSEPPE

FRANCESCATO GIUSEPPE (1922 - 2001)

linguista

Immagine del soggetto

Il professore Giuseppe Francescato nel suo studio (collezione privata).

Pur non essendo mancati nei tempi recenti notevoli studiosi locali di linguistica friulana, quali Giovan Battista Corgnali, Ugo Pellis e Giuseppe Marchetti, c’è da osservare che F. fu il primo docente universitario a riservare una parte rilevante della propria attività accademica all’illustrazione scientifica della nostra lingua oltretutto con una visione innovativa, proveniente da analisi condotte sulla scia delle più moderne teorie riguardanti il settore. Egli nacque a Udine il 19 settembre 1922 da famiglia appartenente alla borghesia, primo dei tre figli maschi di Ennio, amministratore di un’impresa, e di Pia Mozzi, figlia del medico condotto di Ceggia, paese veneto. Ottenuta la maturità classica al Liceo I. Stellini di Udine, studiò alla Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Padova negli anni difficili della seconda guerra mondiale (alla quale non partecipò per esonero dal servizio militare), fino a laurearsi nel 1945 in glottologia, relatore Carlo Tagliavini, docente sotto la cui guida conseguì il diploma di perfezionamento, in entrambe le occasioni con tesi in materia di albanologia (interesse poi praticamente da lui non più coltivato). Nel 1960 presso la medesima Università si laureò pure in filosofia, relatore Fabio Metelli, con una tesi su psicologia e linguaggio infantile, tematica che avrebbe ripreso nel corso della propria attività di studioso. Contemporaneamente all’insegnamento nelle scuole medie a Udine, intrapreso dopo la prima laurea, continuò a coltivare lo studio e le ricerche nel campo della linguistica, al progresso delle quali contribuirono successivamente in maniera qualificante più soggiorni all’estero: dapprima (anno accademico 1951-1952) con una borsa di studio presso l’Università dell’Indiana a Bloomington negli Stati Uniti, dove conseguì il titolo di Master of Arts; poi (1953-1954) in Danimarca, a Copenaghen, sotto la guida di L. Hjelmslev a completare la formazione di linguista strutturalista; infine (1955) presso l’Università austriaca di Innsbruck con il tutorato principale di A. Kuhn. ... leggi Nel 1956 ottenne l’incarico dell’insegnamento di lingua italiana presso l’Università per stranieri di Perugia; nello stesso anno sposò Paola Solari, appartenente a una nota famiglia carnica di imprenditori, poi madre di due figli e per sempre inseparabile compagna, a cominciare da quando (nel 1956) F. si trasferì in Olanda per ricoprire il ruolo di membro dell’Istituto italiano di cultura nei Paesi Bassi, quindi di assistente di lingua italiana con incarico di docenza presso le Università di Leida e di Utrecht, e infine ad Amsterdam, dove nel 1962 venne chiamato a succedere a E. Morpurgo, quale professore ordinario di lingua e letteratura italiana. Nel 1967 fu il secondo italiano a conseguire la libera docenza in linguistica generale, disciplina da poco entrata nell’ordinamento universitario nazionale. Le sue già lunghe esperienze internazionali si arricchirono ulteriormente con soggiorni in Romania, fra il 1963 e il 1965, ospite della Accademia delle scienze di quel Paese, e a Portorico (1970), dove, in veste di professore ospite, insegnò linguistica generale. Lasciò l’Olanda nel 1973 quando vinse il concorso per la cattedra di dialettologia italiana (disciplina che solo da poco aveva ottenuto il riconoscimento di autonomia nel sistema accademico italiano), per essere chiamato dall’Università degli studi di Trieste; più tardi passò alla cattedra di linguistica generale, della quale mantenne la titolarità nello stesso Ateneo fino al pensionamento. Fu uomo di molteplice ingegno, fin dagli anni giovanili preso da svariati interessi, dalla cinematografia (si deve principalmente a lui e ad un gruppo di studenti universitari il primo documentario a colori girato in Friuli: Gaberscek, 2006) al giornalismo (prima della laurea lavorò per un non lungo periodo presso un quotidiano della sua città), ma la vera, grande vocazione dello studioso F. fu la linguistica, essenzialmente la dialettologia (specialmente friulana), la linguistica teorica (i cui contributi principali raccolse nei Saggi del 1996), la psicolinguistica, con particolare attenzione alle problematiche dell’apprendimento e dell’acquisizione del linguaggio, anche come risultato di speciali esperienze famigliari conseguite durante il lungo periodo di permanenza in Olanda (Il linguaggio infantile, 1970; Il bilingue isolato, 1981), la sociolinguistica, soprattutto in chiave di plurilinguismo (in collaborazione con la moglie, Tre lingue per un paese: Timau, 1992). Privilegiò sempre il friulano – idioma della piccola patria, ma nel suo caso non lingua materna (Cenni di autobiografia, 1982) –, anche negli anni della docenza all’estero, nella sua attività di ricerca, non con ristretta visione regionalistica, ma facendone quasi normale pretesto per affrontare problematiche di carattere più generale, poiché costante fu per lui l’esigenza di teorizzare e possibilmente universalizzare i vari aspetti sotto i quali si presenta il linguaggio dell’uomo. Per controparte, nelle tematiche friulane da lui affrontate, pur senza trascurare la linguistica storica tradizionale, applicò fin dai suoi primi e più importanti studi, a partire dal 1952 (Bibliografia, 1995, XXII; in particolare Il concetto di neutralizzazione, 1954) le nuove teorie strutturaliste (all’epoca guardate con diffidenza dalla tradizionale ricerca europea), che aveva appreso dalle scuole statunitense e danese. Da qui sarebbe nata la magistrale monografia su Il dialetto di Erto (1963) «modello per la descrizione e la classificazione dialettologica in generale» (Zamboni, 2004, 7), con la quale dimostrò l’appartenenza al friulano concordiese della varietà ertana, già attribuita da un pur autorevole studioso al ladino centrale. Ad essa seguì la sintesi illustrativa delle varietà linguistiche del nostro territorio con la Dialettologia friulana (1966), in cui coniugò i tradizionali dati geolinguistici con quelli strutturali di nuova acquisizione per l’ambiente scientifico italiano: l’opera è rimasta repertorio di riferimento fondamentale in questo campo di studi. Negli anni successivi F. sviluppò la lettura dei fatti linguistici anche in chiave sociologica, da cui nacque un’importante produzione riguardante pure il friulano, culminata con la monografia in collaborazione con Fulvio Salimbeni (Lingua storia e società in Friuli, 1976) da considerare «suo ‘opus magnum’» (M. Doria, in Scritti di linguistica e dialettologia, 1995, XLIV). I contributi sparsi di F. sul friulano furono numerosissimi e non soltanto nei campi privilegiati della fonologia e socio-psicolinguistica (ora per la maggior parte opportunamente raccolti negli Studi linguistici, 1970, e nei Nuovi studi linguistici, 1991), ma pure della lessicologia, compresa la toponomastica: di questo settore ricordiamo almeno la redazione di una parte di voci del Dizionario etimologico storico friulano (DESF), opera importante, ma rimasta incompiuta (Udine, 1984), già ideata e promossa con la collaborazione di Giovanni Battista Pellegrini. Persona riservata, schiva di onori e di pubblici riconoscimenti (che tuttavia, per quanto non cercati, ottenne numerosi, e di grande prestigio, anche dal suo Friuli, quale il premio per la cultura Moretti d’oro nel 1969), ma sempre disponibile ad assumere incarichi, se per il servizio della comunità, per molti anni fece parte del Comité International Permanent des Linguistes in rappresentanza dell’Italia (CIPL). Membro di numerose accademie ed istituzioni culturali italiane e straniere, fu in particolare orgoglioso della appartenenza alla Società alpina friulana: alla passione per la linguistica unì infatti, nel corso di tutta la sua vita, quella per l’alpinismo (Cantarutti, 2001), riservando ad esso non pochi contributi a stampa (Storie di monti, 2003, postumo), ma soprattutto la conquista di vette montane fra le più importanti di vari continenti fino nel Nuovo Mondo, all’Himalaya e all’Helambu nel Nepal con indimenticabili escursioni, anche quando il morbo aveva cominciato a intaccare la sua salute. Dopo aver resistito per lunghi anni con ferrea volontà alla malattia, debilitato e infine vinto nel fisico, non nella mente, F. si spense a Udine il 7 agosto 2001.

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Bibliografia

G. FRANCESCATO, Dialettologia friulana, Udine, SFF, 1966; ID., Il linguaggio infantile. Strutturazione e apprendimento, Torino, Einaudi, 1970; ID., Studi linguistici sul friulano, Firenze, Olschki, 1970; G. FRANCESCATO - F. SALIMBENI, Lingua storia e società in Friuli, Udine, Casamassima, 1976 (ristampa, priva di illustrazioni, Roma, Il Calamo, 2004); G. FRANCESCATO, Il bilingue isolato. Studi sul bilinguismo infantile, Bergamo, Minerva Italica, 1981; ID., Cenni di autobiografia sociolinguistica, in Scritti linguistici in onore di Giovan Battista Pellegrini, I, Pisa, Pacini, 1983, 237-250; ID., Nuovi studi linguistici sul friulano, Udine, SFF, 1991; G. FRANCESCATO - P. SOLARI FRANCESCATO, Tre lingue per un paese: Timau, Galatina, Congedo, 1992; G. FRANCESCATO, Saggi di linguistica teorica e applicata, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 1996; ID., Storie di monti, Padova, Unipress, 2003.

Scritti di linguistica e dialettologia in onore di Giuseppe Francescato, Trieste, Edizioni Ricerche, 1995; E. FAVA, Bibliografia di Giuseppe Francescato, in Scritti di linguistica e dialettologia, cit., XXI-XLI (aggiornamento al 1992); N. CANTARUTTI, L’Alpinista professore: Bepi Francescato, «In Alto», s. IV, 119/83 (2001), 12; T. TELMON, Un ricordo di Giuseppe Francescato (1922-2001), «Bollettino dell’Atlante linguistico italiano», s. III - Dispensa 26, 2002, IX-XVII; A. ZAMBONI, Giuseppe Francescato (1922-2001), «Rivista italiana di dialettologia. Lingue dialetti società», 28 (2004), 5-7; C. GABERSCEK, Il paesaggio friulano nel documentario cinematografico (1910-1969), s.l. [ma Gemona del Friuli], La Cineteca del Friuli, 2006 (saggio introduttivo allegato a dvd con identico titolo), 3.

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