GILBERTI ETTORE

GILBERTI ETTORE (1876 - 1935)

architetto

Immagine del soggetto

Il macello comunale di Udine progettato da Ettore Gilberti nel 1925, fotografia di Attilio Brisighelli (Udine, Civici musei, Fototeca).

Nacque a Udine nel 1876. Dopo aver frequentato le scuole in città, si iscrisse al Politecnico di Milano, dove si diplomò architetto civile nel 1904, avendo come relatore Camillo Boito che lo considerava uno dei suoi allievi migliori, come documenta la lettera di presentazione inviata al podestà di Rovereto per appoggiare la candidatura di G. a dirigente dell’ufficio tecnico comunale. Nella lettera il Boito ricorda che G. aveva già fatto pratica di costruzioni, realizzando alcuni edifici in Friuli (scuole a Pozzo di Codroipo, villa a Manzano, albergo e stabilimento idroterapico a Piano d’Arta), oltre ad aver assolto il servizio militare, passando un anno in Africa. Durante la permanenza a Milano aveva conseguito due premi all’Accademia di Brera (progetto di un teatro d’opera e per il casinò per una stazione balneare); si ricorda inoltre la partecipazione al concorso per la nuova sinagoga di Trieste (1903) e all’Esposizione regionale di Udine del 1903. A seguito dell’assunzione dell’incarico a Rovereto, G. diventò cittadino austriaco e continuò a dirigere l’ufficio tecnico anche dopo l’annessione all’Italia, fino alla richiesta di pensionamento presentata nel 1922. L’attività a Rovereto fu molto intensa, non solo in qualità di responsabile dell’ufficio tecnico, ma anche per i vari incarichi privati, come documentano le numerose ville – Feller Mansueto e Pergher (1904), Bonapace, Bazon, Red e Pinalli (1908), Tacchi e Probizer (1909), Gilberti (1911) –, alle quali si affiancarono il palazzo per la Camera di commercio, la Scuola femminile, il salone teatro Eppler, il ricreatorio Rosmini, oltre a strade, ponti e canalizzazioni. ... leggi Il suo progetto innovativo per una residenza popolare, la casa popolare Fedrigotti a Rovereto, costruita nel 1907, gli valse l’encomio del direttore del Politecnico di Vienna: la stessa tipologia venne impiegata nelle case per operai progettate per conto della Fondazione Tullio a Udine in via Napoli (1910, 1912), in collaborazione con Giuseppe Tonizzo. Ancora a Rovereto altre case popolari furono quelle alle Maioliche (1910 progetto, realizzazione 1920-1921) ed ex Keppel (1910-1914), in via Lungo Leno. A partire dal 1908 iniziò a realizzare edifici anche a Udine, a cominciare da palazzo Chiaruttini in via Carducci, palazzo Vuga (via Carducci, 1910) realizzato dall’impresa di costruzioni Tonini, e quello della RAS (via Rauscedo, 1912): tutti edifici nei quali G. impiegò il linguaggio articolato e multiforme dell’eclettismo, con una preferenza per l’architettura rinascimentale e del Quattrocento toscano. Da rilevare che nel capoluogo friulano vennero applicate forme e tipologie impiegate a Rovereto: oltre alle case popolari, è evidente soprattutto a palazzo Contarini (via Manin, 1910), che ha molti punti di contatto con casa Caracristi (1905) e che si avvale delle decorazioni in pietra artificiale dell’impresa Girolamo D’Aronco. Ma ciò che decretò la fortuna di G. furono, a detta di Francesco Tentori, «la velocità progettuale, senza nessun complesso di ‘originalità’, ma anzi facendo ricorso alla manualistica – soprattutto tedesca – e a modelli realizzati altrove da altri, ma da lui sapientemente adattati alle circostanze; adesione a programmi costruttivi chiari, a schemi distributivi corretti; capacità e tempestività come calcolatore, come autore di preventivi economici esatti, come realizzatore». Nel 1919 rifiutò di diventare architetto civico a Rovereto e nel 1920 diventò membro dell’Accademia degli Agiati. Ottenuto il pensionamento, tornò a Udine su invito del podestà Spezzotti e venne assunto in prova alla R. Scuola tecnico-industriale Giovanni da Udine, diventandone direttore nel 1924. Per la Scuola avrebbe progettato anche la nuova sede in via Manzoni (1925-1926). Sono numerosi gli edifici pubblici e le residenze private che G. realizzò a partire dal 1922, dove il suo eclettismo privilegia gli stili del medioevo nei quali riecheggiano i precetti del suo maestro Boito; infatti un fattore ricorrente è l’impiego del mattone faccia a vista, a cominciare dal nuovo macello comunale (1922, costruito dall’impresa Tonini) e dal dispensario antitubercolare (1926). Sono molte le ville nelle quali torrette, verande, mensole lignee e rivestimento in mattoni conferiscono un tono pittoresco che incontra il favore della committenza: casa Sirch (1923, via Pelliccerie), casa Agnola (1925, via S. Francesco), le case Magistris (1925) e Piccini (1926) in via Ciconi, casa Freschi (1924) e casa Pascoletti (1925) in via Girardini, la nuova strada aperta a seguito della lottizzazione di braida Torriani nel 1924, infine villa Vidal (1934, via Leopardi). Sono riconducibili a G. anche i progetti di altre ville di via Girardini, quali le ville Conti e Gozzi (1924, costruite dall’impresa Tonini), mentre i progetti per le ville Canciani e Sottocorona sono firmati entrambi (1925). Realizzò inoltre casa Larocca (1924, via Marinoni), il villino Zanuttini (1924, via Cairoli), le ville Pravisano e Fabiano in via Muratti, casa Job in via Quintino Sella, due palazzi per la famiglia Moretti, rispettivamente in piazzale XXVI Luglio (1925) e piazzale Osoppo (1928), la palazzina Dormish accanto alla fabbrica di birra (1928, piazzale Cavedalis), palazzo Angeli (1928, piazzetta Marconi), villa Blasoni (1929, via Caccia). Casa Del Mestre (1930) e l’adiacente palazzina (1933), in via Diaz, prospettanti il parco della Rimembranza progettato da G. nel 1928, costituiscono un interessante esempio di architettura novecentista, impiegata anche nella Casa del balilla (1930, via Girardini), nella Casa del Fascio (1932, via Giusti), di fronte alla quale realizzò un giardino pubblico, e in palazzo Solero (1932, piazzetta del Pozzo). L’ultimo edificio progettato fu il cinema teatro Odeon (1935) insieme all’ingegner Vicentini, che curò gli aspetti strutturali. Tentori ricorda inoltre, tra le realizzazioni di G., il Seminario di Castellerio, l’asilo di Paluzza (con Sergio Petz), il municipio di Rigolato, l’asilo monumento di Codroipo, il campanile di Basiliano e la redazione, in coppia con Petz, di un progetto per il nuovo teatro di Udine (1925), non realizzato. Morì a Udine nel 1935.

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Bibliografia

F. TENTORI, Architettura e architetti in Friuli nel primo cinquantennio del ’900, «AAU», s. VII, 8 (1966-1969), 349-351; DAMIANI, Arte del Novecento I, 95-100; G. CACCIAGUERRA, Il Novecento a Rovereto dal 1900 al 1915, Udine, Cooperativa Alea, 2000; Conservazione e innovazione. Recupero di edifici del primo Novecento a Udine Sud, a cura di ID., Udine, Azienda territoriale per l’edilizia residenziale, 2004.

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