GONZAGA PAOLA

GONZAGA PAOLA (1464 - 1496)

contessa di Gorizia

Immagine del soggetto

Ritratto di Paola Gonzaga da una portella del Görzeraltar, 1500-10 (Lienz, castello di Bruck).

Figlia di Ludovico III (1412-1478) e di Barbara Hohenzollern von Brandenburg (1422-1481), nacque nel settembre 1464 in una famiglia e in una città, Mantova, che le fecero vivere, per quanto cagionevole di salute e malformata (Paolo Santonino, che l’incontrò nel 1485, la definì «satis formosam, humerum tamen habet dextrum sinistro altiorem»), una fanciullezza e una breve adolescenza serene e raffinatamente intrecciate di cultura umanistica. Com’era già avvenuto per la sorella Barbara, sposa di Eberhard im Bart von Württemberg, anche a P. G. fu destinato un principe di stirpe tedesca (in questo caso, però, goriziano): veniva così attuato un programma ambizioso per i legami dei Gonzaga con la nobiltà palatina, anche superando qualche limite economico. P. G. fu promessa a Leonardo, conte di Gorizia, fin dal 1473, ma le trattative durarono a lungo un po’ per talune esitazioni da ambedue le parti, ma anche per eventi come l’incursione turca in terra goriziana (aprile 1477) e come le morti della sorella Cecilia (aprile 1478) e del padre Ludovico (12 giugno 1478); da ultimo seguì un’epidemia di peste in terra friulana. Il contratto di matrimonio, stipulato l’11 luglio 1476, prevedeva le nozze a Lienz per l’ottobre 1478, ma queste si celebrarono il 15 novembre, molto sfarzosamente, a Bolzano per le insistenze di Sigismondo del Tirolo: nella chiesa parrocchiale la cerimonia fu presieduta dal vescovo di Trento, Giovanni Hinderbach. L’eleganza culturale ed estetica dei Gonzaga si riflette bene anche nella ricchezza del corredo che la madre Barbara preparò e che P. G. portò a Lienz (Schoß Bruck): c’erano molti e svariati abiti, con tessuti e ornamenti molto pregevoli e, inoltre, gioielli, veli, ricami, cuscini, tovaglie ma anche vasellame d’argento, strumenti di lavoro, il tutto in grandi cassapanche, le quali presentavano rilievi policromi in pastiglia con i trionfi di Traiano, corrispondenti alla cultura figurativa mantegnesca. ... leggi L’inventario, che si conserva, elenca anche i codici che P. G. portò con sé: gli autori erano Cicerone, Virgilio, Sallustio, sant’Agostino, Dante, Petrarca; si aggiungevano libri liturgici e Guerrino il Meschino. Il matrimonio non fu felice, non tanto per la stridente differenza di carattere e di cultura degli sposi (Leonardo mostrò verso di lei alternanza di cura affettuosa e di estraneità), quanto per la salute alquanto precaria di P. G., la quale cercò più volte rimedio in cure termali, a Braies (quale ex voto costruì a Nieder dorf/Villabassa la chiesetta di S. Maddalena, dipinta con una profusione di stemmi nel 1491 da Simon von Taisten/Tesido), ad Abano, ma anche ritornando a Mantova dove, proprio quando vi soggiornava, nella prima metà del 1480, poté incontrare il Poliziano. La sensibilità delicata e la cultura della giovanissima contessa si rivelano anche nelle lettere veramente deliziose che scrisse ai genitori e ai familiari in italiano, mentre la lingua di corte a Lienz era il tedesco. P. G. però non volle mai darsi per vinta e amava disegnare, cantare, ballare. Il motivo maggiore di rammarico, specialmente in Leonardo, derivò dalla mancanza di eredi: P. G. nel 1479 ebbe una figlia che morì prestissimo e che è effigiata accanto alla madre nell’altare a portelle della cappella del castello di Lienz (1500-10). La mancanza di figli fece di Leonardo († 12 aprile 1500) l’ultimo discendente della dinastia comitale di Gorizia. L’eredità passò, per i patti stabiliti tra le due parti, alla famiglia degli Absburgo e in particolare a Massimiliano I. Il nome di P. G. ricorse ancora tra Mantova e Lienz per la questione della dote, non risarcita secondo gli accordi convenuti, anche per la scomparsa del contraente. P. G. morì certamente sul finire del 1496; la notizia relativa, partendo da Venezia, giunse in terra goriziana il 5 gennaio 1497. Secondo il Babinger, P. G. fu sepolta nel duomo di Gorizia, dove il cenotafio di Leonardo mostra anche la sua figurina che si appoggia allo stemma dei Gonzaga. Altri ritratti suoi si vedono nel castello di Bruck e, oltre che nel ricordato altare, nel dipinto con la morte della Vergine (1490-96). Certamente però il ritratto più pregevole e famoso (oltre che puntualmente fisionomico) è quello che la vede inginocchiata, quasi supplichevole e apprensiva, accanto alla madre Barbara nella “camera picta” o Camera degli Sposi di Mantova, opera del Mantegna (1474).

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Bibliografia

L. BILLO, Le nozze di Paola Gonzaga a Bolzano, «Studi trentini di scienze storiche», 15 (1934), 3-18; F. BABINGER, Le estreme vicende di Paola Gonzaga, «Studi goriziani», 20 (1956), 7-19; R. MILESI, Mantegna und die Reliefs der Bauttruhen Paola Gonzagas, Klagenfurt, Verlag des Landesmuseums für Kärnten, 1975; M. PIZZININI, Lienz. Das grosse Stadtbuch, [Lienz], Herausgegeben von der Stadt Lienz, 1982; S. TAVANO, Massimiliano I e Leonardo di Gorizia, «Studi goriziani», 86 (1997), 29-59; M. PIZZININI, L’ultimo secolo della contea di Gorizia, in 1500 circa. Landesausstellung 2000 Mostra storica, Milano, Skira, 2000, 3-12; S. CASTRI, Un profilo per Paola Gonzaga, Ibid., 45-48; C. SPORER HEIS, Leonardo e Paola. Storia di un matrimonio attorno al 1500, Ibid., 98-99; ID., Formazione umanistica e virtù femminili, Ibid., 148-149; S. CASTRI, L’incontro di Paola Gonzaga con la corte di Lienz: aspetti culturali e figurativi, in Conti e cittadini. I Goriziani nel Medioevo, a cura di S. TAVANO, Gorizia, LEG, 2001, 159-175; I. LAZZARINI, Gonzaga, Paola, in DBI, 57 (2001), 832-833; C. ANTENHOFER, Briefe zwischen Süd und Nord. Die Hochzeit und Ehe von Paula de Gonzaga und Leonhard von Görz im Spiegel der fürstlichen Kommunikation (1473-1500), (Schlern-Schrifte, 336), Innsbruck, Universitätsverlag Wagner, 2007.

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