GRASSI NICOLÒ

GRASSI NICOLÒ (1728 - 1789)

ecclesiastico, storico, meteorologo

Immagine del soggetto

Frontespizio delle Notizie storiche della Provincia della Carnia di Nicolò Grassi, Udine 1782.

Nato a Formeaso di Zuglio il 3 gennaio 1728, da Antonio di Nicolò e da Domenica Grassi, frequentò il seminario patriarcale di Udine. Il patrimonio ecclesiastico gli venne costituito in data 10 luglio 1749 dal padre Antonio e dagli zii paterni Michele e Floriano; fu consacrato prete il 18 settembre 1751, con dispensa «super defectus aetatis vigore brevi apostolici». Parroco eletto di Cercivento dal 28 dicembre 1753 (superò gli esami curiali per il concorso a Udine il 31 gennaio 1754), la sua carriera proseguì senza apparenti sbalzi e con l’aggiunta di qualche prebenda: il 7 maggio 1778 venne scelto, fra diciassette concorrenti, alla carica non solo onorifica di canonico di S. Pietro in Carnia. Morì a Cercivento il 27 marzo 1789. Scrisse e diede alle stampe presso G. Storti a Venezia L’officio di chiesa, che contiene instruzioni e riflessioni morali sopra gli evangeli delle domeniche e feste dell’anno […] Coll’aggiunta de’ salmi, antifonari ed inni per i vespri delle domeniche, e feste dell’anno, a norma della diocesi di Udine, per comodo di quelli che cantano in coro nelle chiese di villa. L’operetta, o almeno la sua prima parte, è tradotta «da autor francese» (non ne è indicato il nome); l’edizione Storti è senza data (oppure 1763); una seconda edizione si deve ai torchi di Zerletti, pure a Venezia, nel 1768. I destinatari del libro sono, ancora una volta, come nel caso di Leonardo De Rivo, i cramari di Cercivento: «Il primario scopo, ch’ebbi in dar alle stampe tal libretto, fu per que’ miei parochiani, che costretti a procacciarsi il pane sotto clima straniero, e talor in paesi, ove non campeggia l’ortodossa Fede, sprovveduti il più delle volte vanno del vero cibo spirituale». E certi richiami, non si conosce se presenti nella versione francese, hanno tuttavia il sapore dell’inserto originale; così, nel Compendio dell’esame di conscienza, i peccati verso Dio comprendono tra l’altro «ascoltar gli eretici»; quelli verso il prossimo contemplano anche un significativo «Domandare più che non è dovuto di mestiere, di scritture, di mercanzia, d’interesse»; infine, in quelli verso se stessi è incluso un «leggere libri proibiti». Un secondo aspetto interessante del libro potrebbe stare in quella nota di copertina dove è detto «per comodo di quelli che cantano in coro nelle chiese di villa» e rimanda alla pratica delle cantorie a doppio coro, il cui esempio più illustre e più studiato si ha proprio a Cercivento: così si trovano non solo i testi di salmi sicuramente in uso presso i cantori di Cercivento (Dixit Dominus, Confitebor tibi Domine, Beatus vir) ma anche inni (Lucis creator optime, Iesus dulcis memoriae). Cospicui gli interessi naturalistici di G.: faceva parte della rete di meteorologi organizzata da Padova da Giuseppe Toaldo, che annoverava nel 1784 ben trentadue corrispondenti, dislocati tra il Monferrato e il Goriziano. ... leggi Tra di essi, appunto, il parroco di Cercivento, l’abate Francesco Spangaro a Tolmezzo, Fabio Asquini a Fagagna; la supervisione di Toaldo fa sospettare una serie di rilevazioni termometriche, barometriche ed anemometriche ben più precise delle osservazioni casuali ed aneddotiche che, nel medesimo periodo, parroci e notai annotavano anche in altre località della Carnia. Traccia di interessi naturalistici si ritrova anche in diversi passi dell’opera per la quale il G. è noto, quel Notizie storiche della Provincia della Carnia stampato a Udine «per li fratelli Gallici alla Fontana» nel 1782, che aveva composto «buscando qualche ora vacua alle occupazioni sue parrocchiali» su impulso dell’arcivescovo Gradenigo, al quale era dedicata. Fondato, per esplicita ammissione («e che molto ha contribuito alla presente mia storia») del G., sull’opera, allora ancora inedita, di Fabio Quintiliano Ermacora, ma avvalendosi anche degli studi di eruditi contemporanei, locali come Floriano Morocutti, Giacinto De Rivo, e non, come Liruti, Cortenovis, Bini, Muratori, Farlati, il libro principia con un’introduzione che rammemora i fasti della Zuglio romana, con la trascrizione delle vestigia lapidee allora conosciute (e col significativo dettaglio, relativo a Monte Croce: «io stesso in compagnia di due altri dilettanti di antichità ho letto le due seguenti iscrizioni incise nella erta, e naturalmente liscia rupe», p. 11). Passa poi ordinatamente a descrivere la geografia fisica, le risorse, i prodotti, gli ordinamenti civili – narrandone l’origine –, la diffusione del cristianesimo. La «descrizione» vera e propria dei quattro Quartieri occupa un numero ben difforme di pagine: il Canale di San Pietro ne comprende ottantadue, quello di Gorto ventitre, quello di Socchieve ventidue, e quello di Tolmezzo con le ville annesse, quarantadue. Ma questa disparità non è dovuta al campanilismo del G., quanto piuttosto ai suoi precipui interessi, orientati alla storia romana, all’evangelizzazione della regione e, con minore entusiasmo, al dominio patriarchino. I fatti successivi alla «donazione» del 1420 sono del tutto assenti dal racconto. Perciò le vicende del Canale di San Pietro danno al G. l’occasione per diffondersi nella diligente trascrizione delle antiche pietre letterate (nonché in spericolati, ma ancor oggi ripetuti, paralleli: «Questo rendesi ancor più manifesto dai nomi delle ville, che sono tanto sopra che sotto il luogo, ov’era la città di Giulio Carnico, e le quali conservano ancor al presente i nomi che furono, e sono del Lazio […] come ‘Formeaso’ da ‘Formia’, ‘Imponzo’ da ‘Pontianum’, ‘Cabia’ da ‘Gabio’, ‘Chiusini’ borgo di Piano d’Arta da ‘Chiusi’, ‘Noiariis’ da ‘Nocera’, ‘Sutrio’ da ‘Sutri’, e ‘Circevento’ da ‘Circe’», p. 67) ed in una lunga e preziosa dissertazione sul vescovado di Zuglio. Di minor interesse i capitoli successivi, ridotti ad un’elencazione dei distrutti castelli, dei presenti villaggi e pievi, degli accordati privilegi; l’interesse soltanto brevemente si riaccende per le notazioni di contemporaneistica, che hanno l’indubbio accento della verità, e che stimolano il ricercatore di oggi ad approfondimenti anche sorprendenti.

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Bibliografia

ACAU, 640, Ordinazioni sacre 1746-1778, alla data; BSAU, Schedario Biasutti, alla voce; ASU, Archivio Gortani, 4/56 56, Zuglio - Registro dei battesimi 1619-1728; Biblioteca Museo Gortani Tolmezzo, Archivio Roia, 73, Pievani di Cercivento.

G. BOZZOLATO, Giuseppe Toaldo. Uno scienziato europeo nel Settecento veneto, Brugine (Padova), 1984, 77-81; E. MIRMINA, Esplorazioni nel Settecento letterario italiano. Venezia e la Patria del Friuli, Roma, Bulzoni, 1984 (Biblioteca di Cultura, 286).

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