GUGLIELMO

GUGLIELMO

decano di Aquileia, vescovo

La prima testimonianza documentaria di magister Guglielmo, decano di Aquileia, risale al 20 febbraio 1241. Non si hanno informazioni sull’origine familiare e la formazione culturale di questo ecclesiastico, che il 20 dicembre 1244 ottenne da papa Innocenzo IV di poter conservare, oltre al canonicato e al decanato di Aquileia, anche gli altri benefici da lui precedentemente detenuti in Friuli: un canonicato a Cividale, la pieve di Santa Margherita del Gruagno e la cappella di Santa Maria del Monte. L’anno seguente il decano G. accompagnò il patriarca Bertoldo di Andechs al primo concilio ecumenico di Lione: durante la sua permanenza nella città francese si guadagnò la stima del pontefice, che lo nominò suo cappellano e lo dispensò dalla residenza ad Aquileia. Il 5 novembre 1246 papa Innocenzo IV intervenne a favore di G., intimando ai canonici di Aquileia di riconoscere al loro decano le distribuzioni quotidiane previste per i canonici residenti, nonostante egli vivesse oramai presso la Curia romana. Il favore del pontefice nei confronti del suo cappellano si manifestò anche in altre occasioni, come quando il 13 aprile 1248 incaricò il vescovo di Castello di immettere in possesso di un canonicato ad Aquileia il chierico Viviano, familiare dello stesso G. Il 5 gennaio 1251 papa Innocenzo IV, in procinto di ritornare in Italia, nominò il suo collaboratore vescovo di Concordia: compito del nuovo presule sarebbe stato quello di liberare, con il sostegno del patriarca Bertoldo di Andechs, la cattedra di Santo Stefano dall’influenza dei suoi avvocati, i signori di Prata, potenti alleati di Ezzelino III da Romano in Friuli. La morte improvvisa del metropolita, avvenuta il 23 maggio dello stesso anno, non permise però a G. di prendere possesso della chiesa di Concordia: il pontefice fu costretto, quindi, a trasferirlo nella sede di Camerino. Giunto nelle Marche verso la fine dell’anno, il nuovo presule cominciò a governare la diocesi camerte. ... leggi Nel 1253 intervenne a favore dell’antico monastero benedettino di San Mariano in Valle Fabiana, che nel 1240 era stato quasi completamente distrutto dall’esercito dell’imperatore Federico II, confermando ai monaci tutti i diritti e i possedimenti, già riconosciuti dai suoi predecessori, e in modo particolare la giurisdizione sulle chiese di Santa Maria del Casale e di San Martino nel castello di Ripe. L’anno seguente il vescovo G. dispose il trasferimento del fonte battesimale dall’antica pieve di Attiggio alla chiesa di San Venanzio di Fabriano. Nel 1256 il presule assegnò al monastero cistercense di Sant’Eustachio in Domora la pieve di San Zenone di Gagliole, al fine di sostenere i monaci, impegnati nell’ospitalità dei viandanti e dei lavoratori delle vicine cave di pietra. L’anno seguente, a causa di problemi economici, fu costretto a vendere al comune di San Severino il castello di Aliforni. Nel 1258 il vescovo favorì la nascita di un convento agostiniano femminile presso la chiesa di Santa Maria “de Submonte”, nei pressi di San Severino, suscitando però le proteste delle suore francescane di San Salvatore in Colpersito, che decisero di richiedere l’intervento del papa: Alessandro IV ordinò quindi a G. di rinunciare al nuovo convento, che sarebbe invece stato istituito nel 1261, dopo la morte del pontefice, con l’approvazione del suo successore Urbano IV. Nel 1259 Manfredi di Svevia conquistò Camerino e il vescovo fu costretto a trovare rifugio nel castello di Sefro. Impossibilitato a tornare in città, venne trasferito a Nepi. Morì il 10 settembre 1261, lasciando al capitolo di Aquileia quarantasei denari all’anno per la celebrazione del suo anniversario.

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Bibliografia

UGHELLI, Italia sacra, I, 557- 559; Ivi, V, 340; Octavi Turchi patrici Camertis, Ecclesiae Cameriensis Pontificibus Libri VI. Praecedit eiusdem Auctoris de Civitate et Ecclesia Camerinensi Dissertatio, Roma, Rubeis apud Pantheon in via Seminarii Romani, 1762, 208-213; G. CAPPELLETTI, Le chiese d’Italia dalla loro origine sino ai giorni nostri, IV, Venezia, G. Antonelli, 1846, 263-268; Ivi, VI, 1847, 217-218; EUBEL, Hierarchia, 166, 208, 380; P. PASCHINI, Friulani all’estero, «Memorie Storiche Forogiuliesi», 10 (1914), 354-357; DEGANI, La diocesi di Concordia, 192; P. PASCHINI, Bertoldo di Merania patriarca di Aquileia, «Memorie Storiche Forogiuliesi», 16 (1920), 1-94: 42, n. 2; Necrologium Aquileiense, a cura di C. SCALON, Udine, Istituto Pio Paschini, 1982 (Fonti per la Storia della Chiesa in Friuli, 1), 301.

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