JACOTTI PIETRO

JACOTTI PIETRO (1754 - 1831)

patrocinatore legale, politico, amministratore pubblico

Nato ad Arta (Udine) nel 1754 da Giovanni Battista e Anna Maria Cussatti, studiò dapprima sotto la guida di Antonio Somma, canonico della collegiata di S. Pietro in Carnia, poi presso il Seminario di Udine. A venti anni (la regola era ventiquattro anni) fu ammesso al collegio dei patrocinatori di Udine ed esercitò con successo l’attività forense. Gli furono affidati anche ruoli pubblici di rilievo, infatti nel 1797, tra il 6 e il 22 aprile, con Carlo Lovaria fu mandato dal luogotenente in missione quale incaricato di affari a Loeben presso Bonaparte, dove questi stava trattando i preliminari di pace con l’Austria. Accettò di diventare membro del Governo centrale del Friuli, costituito il 26 giugno, non senza resistenze (il 29 giugno la sua decisione ancora non era stata presa, come documentano le lettere del fratello Carlo), in quanto, come unico carnico chiamato a ricoprire tale ruolo, temeva di disconoscere con una sua accettazione, che avrebbe significato il riconoscimento del Governo centrale, l’autonomia della Carnia. Infatti, dopo la partenza del luogotenente veneto Mocenigo dal Friuli il 2 maggio 1797, fin dal 16 maggio la Carnia in un’assemblea generale aveva promosso una Municipalità centrale, entrata in funzione dopo l’elezione dei rappresentanti l’11 giugno, con sede a Tolmezzo, ma senza che la città avesse una posizione di preminenza sulla provincia, composta dai quattro quartieri, chiamati distretti, di Tolmezzo, Socchieve, Gorto e San Pietro. Ma con il proclama di Mombello di Bonaparte del 16 giugno, che riorganizzava tutta la terraferma ex veneta, istituendo ampi dipartimenti con governi centrali coordinatori delle municipalità locali e dei capoluoghi di distretto, la municipalità carnica diventava soggetta al Governo centrale del Friuli con sede a Udine. ... leggi Da qui nascevano le esitazioni di J., che all’interno del Governo centrale cercò comunque di farsi portavoce degli interessi della Carnia. Riuscì, per esempio, a bloccare un documento del generale Bernadotte che voleva riordinare le municipalità carniche, attribuendo alla sola Municipalità di Tolmezzo le referenze politiche e amministrative. J. nel Governo centrale fu vicino alla parte democratica, al suo leader Gio Maria Benvenuti, tendente a isolare l’azione di Giovanni Battista Flamia e Cintio Frangipane, ma la sua attività non fu priva di resistenze di fronte a questioni, come la soppressione dei conventi di regolari, che cancellavano una tradizione. Egli infatti si oppose in seno al governo, sia pure con prudenza, alla soppressione della Casa dei missionari presso il Seminario di Udine, dove aveva studiato, meno intransigente in questo del moderato Flamia, convinto sostenitore invece che i beni ecclesiastici fossero “beni nazionali”. Dopo la divulgazione del trattato di Campoformido J. si ritirò a vita privata. Ricomparve sulla scena politica con il ritorno di Napoleone e dei democratici del 1797. Nel giugno 1805 fece parte del Governo centrale provvisorio, nel 1806 fu nominato giudice del tribunale di appello di Venezia, nel 1807 presidente della Corte di giustizia di Udine e insignito da Napoleone del titolo di barone del Regno d’Italia. Al ritorno degli austriaci si ritirò nuovamente a vita privata, pur continuando a patrocinare affari della Carnia. Morì a Udine nel 1831, ma fu sepolto nella chiesa della collegiata di San Pietro in Carnia.

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Bibliografia

ASU, Gortani, 3, 22; ibid., Siccorti.

[G. GRANDI], Elogio di Pietro Jacotti barone del Regno italico, Udine, Vendrame, 1831; L. CARGNELUTTI - R. CORBELLINI, Udine napoleonica. Da metropoli della Patria a capitale della provincia del Friuli, Udine, AGF, 1997, indice.

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