KUGY JULIUS

KUGY JULIUS (1858 - 1944)

alpinista

Immagine del soggetto

L'alpinista Julius Kugy.

Nacque a Gorizia il 19 luglio 1858, secondo di sei figli (Paul, Julius, Maria, Olga, Anna e Berta), da Paul, originario del villaggio di Lind, in Carinzia, poco oltre l’attuale confine italo-austriaco, e da Julia Vessel, figlia del poeta sloveno Johann Vessel. Il padre si era trasferito a Trieste dove già nel 1857, insieme con il socio Carlo Giovanni Pfeifer, aveva fondato una ditta di “Commercio d’importazione ed esportazione di coloniali e frutta secche del levante”. In verità alcune lettere di K. furono scritte su carta intestata della Ditta P. Kugy Succ., fondata nel 1842. La sua nascita a Gorizia fu casuale: a Trieste era in corso una epidemia di colera ed il padre trasferì nella città isontina la famiglia, alloggiandola in una pertinenza della villa Coronini Cronberg. La permanenza nella città isontina durò pochi mesi, considerato che K. fu battezzato a Trieste. Compì gli studi nella stessa città e nel 1868 si iscrisse al locale Liceo tedesco, per poi laurearsi nel 1883 in giurisprudenza all’Ateneo di Vienna. Durante tutto l’arco degli studi frequentò la Società Schiller, centro musicale e di ritrovo della borghesia di origine tedesca, dove recepì i primi rudimenti della musica, che avrebbe svolto un ruolo fondamentale nella sua vita, eseguendo numerosi concerti d’organo presso la chiesa evangelica alla quale apparteneva. Dopo una brevissima esperienza lavorativa presso la pretura di Trieste, alla morte del padre, avvenuta il 28 agosto 1883, fu costretto ad occuparsi della ditta assieme al fratello Paul, il quale però dovette presto trasferirsi a Vienna per i primi sintomi di una malattia mentale (qui morì nel dicembre 1920); l’intero peso dell’azienda di famiglia cadde sulle spalle di Julius e ciò pose anche un decisivo freno alle sue velleità di esploratore del territorio montano. ... leggi Le lunghe passeggiate compiute in gioventù sul Carso triestino, sotto la guida del botanico triestino Muzio Tommasini, lo avevano fatto avvicinare alla botanica, scienza che avrebbe coltivato per tutta la vita e gli avrebbe permesso di stringere una profonda amicizia con il botanico triestino Albert Bois de Cesme. Nel frattempo l’azienda, che aveva conosciuto l’epoca d’oro del commercio internazionale che gravitava intorno al porto di Trieste – nel quale facevano scalo le navi con la merce diretta al Centro Europa –, favorita anche dalla successiva apertura della ferrovia che collegava il porto sull’Adriatico con Vienna e quindi con tutto il territorio europeo, seguì la lenta decadenza della città giuliana, determinata anche dalla sempre più pesante concorrenza dei grandi porti nel Nord, primo tra tutti quello di Amburgo. Allo scoppio della prima guerra mondiale, all’età di cinquantacinque anni (K. era stato riformato alla visita di leva per una forte miopia che lo affliggeva) si arruolò volontario nell’imperial esercito austro-ungarico con il titolo di “referente alpino”, offrendo la sua profonda esperienza in campo alpinistico nelle zone di confine tra l’Italia e l’Austria. Si trattava di una preziosa collaborazione nelle dure e difficili azioni militari d’alta montagna. Fondò una scuola militare di arrampicata e con i suoi componenti compì ardite operazioni di accerchiamento ed eliminazione delle vedette predisposte dagli italiani sulle cime delle Giulie, utilizzando itinerari e vie alpine da lui stesso aperte e percorse nella sua lunga carriera alpinistica. Per il servizio prestato venne decorato dall’imperatore con la croce dell’ordine di Francesco Giuseppe, con la seguente motivazione: «nonostante si trovasse in età avanzata, allo scoppio della guerra con l’Italia si è offerto volontario per il fronte e, da esperto alpinista ed eccellente conoscitore delle Alpi Giulie, ha operato in modo meritorio quale referente alpino presso numerosi comandi mantenendo, sotto il fuoco, un comportamento eroico». Il ritorno, da sconfitto, a Trieste segnò però negativamente K., sia nel fisico sia nella mente. Si recò per un periodo presso la sorella Anna, a Vienna, in cerca di conforto. La crisi economica lo costrinse a vendere il patrimonio di famiglia e, dopo poco, cedette anche l’azienda per poter sopravvivere. Gli amici più intimi erano del parere, che K. fece immediatamente suo, che «[…] non dovesse morire con me tutto quanto avevo da dire sulle Alpi Giulie […]» e che, per uscire dalla depressione che lo aveva colpito, sarebbe stato di grande aiuto ricordare il suo glorioso passato. Pur non avendo mai fissato in appunti i momenti più salienti della sua vita, salvo sporadici interventi in alcune riviste specializzate, riuscì a dare alle stampe nel 1925, per i tipi dell’editore Rudolf Rother di Monaco di Baviera, il suo Aus dem Leben eines Bergsteigers. La traduzione della prima versione italiana fu curata da Ervin Pocar; con il titolo Dalla vita di un alpinista fu pubblicata dalla casa editrice L’eroica di Milano. Si trattava di un’opera che, come dichiarò K. nella prefazione, fu scritta fra il Natale del 1916 ed il capodanno del 1918, in pieno primo conflitto mondiale. Nella pubblicazione omise di inserire, per convenienza dovuta alla sua residenza a Trieste, divenuta da poco italiana, il nono capitolo, proprio quello della sua esperienza militare contro l’Italia, che sarebbe stato pubblicato integralmente solo nel 2008. È proprio in quest’ultimo capitolo che descrive il suo stato d’animo nella scelta dell’esperienza che aveva lasciato il segno nel suo fisico e nel suo morale: «[…] il fatto che il nostro alpinismo, che finora aveva rappresentato lo sfogo di un’esigenza dell’anima, potesse confermarsi con successo al servizio della Patria e alla difesa dei nostri confini insidiati, è per noi tutti, per tutta la nostra grande comunità di alpinisti, una grande soddisfazione estremamente preziosa. La possibilità che mi è stata concessa di potervi partecipare e collaborare rappresenta il più grande orgoglio della mia vita, e un inatteso coronamento dei miei quasi 45 anni di lavoro nelle alpi […]». Seguirono nel tempo Arbeit, Musik, Berge: Ein Leben del 1931 (tradotto in italiano nel 1969, sempre a cura di Ervin Pocar, con il titolo La mia vita nel lavoro, per la musica, sui monti); nel 1933 Die Julischen Alpen im Bilde (tradotto in italiano nel 1970 con il titolo Le Alpi Giulie attraverso le immagini); nel 1935 Anton Oitzinger, ein Bergführerleben (tradotto in italiano nel 1985 con il titolo di Anton Oitzinger, vita di una guida alpina), fino alle due monumentali edizioni del 1937, Fünf Jahrhunderte Triglav (tradotto nel 2001 con il titolo Tricorno: cinquecento anni di storia) e Im göttlichen Lächeln des Monte Rosa (tradotto solo nel 2008 in italiano, con il titolo Nel divino sorriso del Monte Rosa). La produzione letteraria di K. si concluse con l’uscita, nel 1943, del libro Aus vergangener Zeit (tradotto in italiano nel 1982 con il titolo Dal tempo passato). Il suo lungo peregrinare sulle montagne a ridosso dei confini lo portò ad avvalersi dell’aiuto di guide locali di origine italiana, come Osvaldo Pesamosca di Chiusaforte, Anton Oitzinger di Valbruna (allora in territorio austriaco), Andreas e Joze Komac di origine slovena, e a stringere amicizie con colleghi alpinisti italiani, sloveni ed austriaci. Già dal 1898 risultava socio della Società alpina friulana e nel 1902 compariva come collaboratore della redazione della rivista «In Alto». La sua carriera di alpinista era iniziata nel 1875, ma solo dopo qualche anno compì le più ardite scalate nelle Alpi Giulie, nel gruppo del Montasio e del Jôf Fuart (per un elenco completo è necessario un rimando alla lettura delle sue opere letterarie). La pubblicazione dei ricordi nelle opere citate gli valse una notorietà che varcava i confini dell’Italia e K. dovette dare inizio ad un lungo percorso europeo, per esporre in affollate conferenze le sue apprezzate esperienze alpinistiche. Nei mesi estivi amava trascorrere lunghi periodi di riflessione a rimirare le sue Giulie a Valbruna, nel Tarvisiano, dove tuttora rimane vivo il ricordo. L’ambiguità tenuta nei suoi comportamenti durante la guerra, nel tempo lo portò a vivere un periodo non felice durante il fascismo, quando venne più volte accusato, per il suo passato di nemico dell’Italia, di essere un informatore al servizio di uno Stato straniero: con questa accusa, all’età di ottantatré anni, venne incarcerato a Trieste. Liberato poco dopo, il 5 febbraio 1944 morì per i postumi di una polmonite.

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Bibliografia

J. KUGY, La mia guerra nelle Giulie, a cura di D. TONAZZI, Valbruna, Edizioni Saisera, 2008.

R. DEROSSI, Attorno al fuoco con Julius Kugy, Monfalcone, EdL, 1994; E. MAZZOLI, La guerra di Kugy. Dal fronte delle Alpi Giulie a Caporetto, dal Grappa al drammatico ritorno di un reduce sconfitto, Trieste, Edizioni Italo Svevo, 2008; U. SELLO, Julius Kugy e la Società Alpina Friulana, «In Alto», s. IV, 126/65 (2008), 65-86; S. DALLA PORTA-XYDIAS, In cordata con Julius Kugy, uomo poeta alpinista, Trieste, La Mongolfiera libri, 2009; L. SANTIN, Le Giulie allo specchio, Trieste, CAI, 2010.

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