LAZZARINI ALFREDO

LAZZARINI ALFREDO (1871 - 1945)

insegnante, speleologo

Immagine del soggetto

Il maestro Alfredo Lazzarini tra i suoi allievi nel 1904.

Nacque a Udine il 6 luglio 1871 da Giuseppe Edgardo, avvocato, commediografo, poeta e da Margherita Bianchi. Nel 1890 conseguì la licenza ginnasiale e nel 1893 la patente di maestro elementare di grado superiore, che gli permise di intraprendere l’insegnamento presso le scuole comunali a Udine. Nell’agosto 1897 sposò l’udinese Regina Croattini. Nel 1907 venne trasferito a Codroipo con il ruolo di direttore didattico; nel 1913 venne nominato viceispettore scolastico nel circolo di San Pietro al Natisone, incarico che detenne fino alla fine dell’anno, per poi passare con la stessa funzione al circolo di San Daniele del Friuli. Studiando privatamente, conseguì la licenza liceale, quindi si iscrisse alla Facoltà di giurisprudenza presso l’Università di Ferrara, esperienza però che venne bruscamente interrotta dalla rotta di Caporetto, che lo costrinse profugo in Lombardia. Nel periodo della profuganza insegnò ad Ardesio, Almenno e Trescore, piccoli centri in provincia di Bergamo. Nel periodo trascorso a San Daniele del Friuli venne prima incaricato di redigere un repertorio degli incunaboli della Biblioteca Guarneriana-Fontaniniana e poi fu nominato bibliotecario della stessa nel gennaio 1915. Nel dopoguerra si trasferì a Palmanova, dove rimase fino al 1938, anno in cui venne collocato in pensione. Si trasferì a Gorizia in casa della figlia, dove morì il 30 marzo 1945 all’età di settantacinque anni. ... leggi L. è un personaggio eclettico, dai mille interessi che spaziano dalla pura esplorazione, allo studio delle tradizioni popolari e della zoologia, senza disdegnare la composizione poetica e le opere di prosa. Il suo temperamento e la sua ansiosa ricerca di emergere in più settori culturali non gli facilitarono la vita e, nel periodo della sua maturità, ricevette forse troppe frettolose bocciature. A lui certamente va il merito di aver dato vita alla speleologia organizzata in Friuli ed alla fondazione a Udine, in seno alla Società alpina friulana, del Circolo speleologico ed idrologico friulano, prima associazione di questo genere a sorgere sul territorio nazionale. Nel 1892 compì la sua prima esplorazione nella grotta di Villanova (Grotta Doviza) accompagnato da Angelo Coppadoro e Sabino Leskovic. Ritornò nella stessa cavità l’anno successivo per accompagnare Olinto Marinelli; nel giugno del 1896, con lo stesso Leskovic, Romeo Battistig ed altri giovani studenti udinesi, ne proseguì l’esplorazione ed eseguì un primo rilievo. Assieme ad Arrigo Lorenzi fu firmatario della convocazione della prima riunione del comitato promotore della costituzione del Circolo speleologico il giorno 25 ottobre 1897. Per oltre dieci anni divenne l’elemento trainante dell’associazione, alla quale rimase legato anche durante i suoi spostamenti legati al lavoro ed alle vicende della vita (ricoprì la carica di tesoriere dal 1897 al 1908 e quella di consigliere fino al 1903). Tra le sue più importanti opere riguardanti la speleologia va ricordata la Bibliografia speleologica friulana, edita in occasione del congresso della Società geologica italiana tenutosi a Tolmezzo nell’agosto 1905, dove raccolse centouno voci per il periodo 1842-1905. Vanno ricordati gli innumerevoli interventi sulla rivista «In Alto» e poi su «Mondo Sotterraneo», che iniziò ad uscire nell’aprile del 1904. Per capire come L. concepisse la speleologia, si legga un breve brano tratto dalla conferenza tenuta a Udine il 20 aprile 1903 (e nella serata del 24 aprile 1903 riproposta a Cividale del Friuli), accompagnata da “diapositive luminose” dal titolo Mondo Sotterraneo: «[…] la speleologia con la quale si discende a portare la luce nel mondo sotterraneo, dove fino a pochi anni addietro viveva la fola e la leggenda e dove ancora non era penetrata la scienza; scienza, che sottrae un eletto numero di forze giovanili alla snervante vita cittadina, all’afa dei ritrovi pubblici, per educare alla scuola della fatica ed allo studio della natura […]» (il testo completo venne pubblicato sul quotidiano «Il Friuli»). La sua predisposizione per l’educazione e per l’insegnamento è confermata dalla creazione dal 1906 della speleologia “turistica” giovanile realizzata mediante l’organizzazione di “carovane scolastiche”: si trattava di visite guidate alla grotta di San Giovanni d’Antro per gli studenti delle scuole udinesi alle quali parteciparono oltre 250 persone. Vanno ricordati le esplorazioni ed i lavori riguardanti le grotte di Timau, pubblicati nel 1903 su «In Alto», l’altipiano del monte Bernadia e il complesso carsico dell’abisso di Viganti-Pre Oreak («Mondo Sotterraneo», 1904). Sempre nel 1904 esplorò, sull’altipiano del Cansiglio, la voragine del Bus de la Lum, studiata ed esplorata per il primo tratto assieme agli udinesi Renzo Cosattini, Lino Antonini e Giuseppe Feruglio. Le esplorazioni dell’abisso di Viganti sarebbero rimaste sempre legate ai suoi ricordi: intervenendo nel 1938 sulle pagine del «Popolo del Friuli», espose il resoconto di una spedizione funambolica, il tutto forse anche con la speranza di essere ripescato dall’oblio nel quale era piombato. La notizia della sua ultima esplorazione è del 1925 quando, oramai cinquantenne, accompagnato da due studiosi emergenti quali Ardito Desio ed Egidio Feruglio, visitò la grotta di San Giovanni d’Antro. Proprio per le ricerche in questa ultima cavità gli speleologi udinesi vollero dedicargli nel 1975 la sala più maestosa presente nel complesso ipogeo. Fu in corrispondenza con studiosi italiani e stranieri, tra i quali il geografo Olinto Marinelli, il geologo Michele Gortani, il chimico Angelo Coppadoro, il geografo Arrigo Lorenzi e l’entomologo triestino Giuseppe Muller. Nel 1904, attraverso l’amico Coppadoro, propose all’editore milanese Ulderico Hoepli la pubblicazione di un manuale di speleologia; l’idea venne realizzata nel 1906 da Carlo Caselli, che il L. aiutò nella ricerca bibliografica. Si interessò di entomologia e pubblicò nel 1894, su «In Alto», il Catalogo dei coleotteri friulani; nel 1897 su «Pagine friulane» il trattato Anfibi e rettili del Friuli e su «Pastorizia del Veneto» il Catalogo di ortotteri e neurotteri del Friuli; sullo stesso argomento, ma analizzato dal punto di vista storico-letterario, pubblicò su «La Patria del Friuli», Rettili e anfibi nelle leggende e nelle tradizioni del popolo. L. viene ricordato soprattutto per l’impegno storicoletterario profuso nella pubblicazione, avvenuta nel 1903-1904 in collaborazione con Giovanni Del Puppo dell’opera Castelli Friulani, che però si fermò alla illustrazione dei soli castelli di Fagagna e di Moruzzo (venne premiata con diploma di benemerenza all’Esposizione regionale di Udine del 1903). L’opera storica sui castelli era stata iniziata da parte di L. con una lunga serie di articoli apparsi sul «Giornale di Udine» tra il 1895 ed il 1897. Dal punto di vista letterario, dopo aver pubblicato nel 1913 una raccolta di poesie per i tipi dell’editore Remo Sandron (libraio in Milano-Palermo-Napoli e Genova) dal titolo burlesco Un pugno di mosche, pubblicò nel 1930 la sua opera più famosa e conosciuta, Il vocabolario scolastico Friulano-Italiano, edita dalla Libreria editrice Aquileia di Udine. Eccelleva nelle scritture dirette ed immediate pubblicate soprattutto su «Pagine friulane», su «In Alto» (nel 1904 Le rovine di Chiaserualis in Carnia, villaggio nei pressi di Rivalpo in Val d’Incaroio), sul «Giornale di Udine» (nel 1943 il prezioso articolo L’acqua potabile a Udine) e su «La Patria del Friuli» (nel novembre 1907 Le grotte friulane nella storia e nella leggenda). Sulla rivista della Società filologica friulana pubblicò nel 1923 una Bibliografia del teatro friulano, in ricordo anche del padre, al quale nel 1944 le istituzioni cittadine avrebbero dovuto intitolare la centrale via Mercerie. Brevi interventi vengono segnalati alle adunanze dell’Accademia di Udine (nel 1927 presentò una lettura sulle Denominazioni friulane di animali e di piante non registrate dal Pirona), all’Università popolare di Udine (nel 1927 conferenza su Le piante e le loro virtù nelle credenze popolari) e all’Università popolare di Palmanova (nel 1927 tenne la conferenza Raffronti folcloristici, che ripropose l’anno dopo anche al Circolo esperantista di Udine). Tenne conferenze in Veneto: al Sodalizio friulano di Venezia nel 1915 illustrò le Leggende Friulane, e nel 1929, sempre a Venezia presso l’Ateneo veneto, illustrò le Vestigia di civiltà passate in mezzo alla gente friulana.

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Bibliografia

A. DE BENVENUTI, Alfredo Lazzarini, «Risveglio Magistrale», 3/3 (1951), 8-9; 4/2 (1952), 9-10; A. FALESCHINI, Giuseppe Edgardo e Alfredo Lazzarini, «La Vita Cattolica», 12 aprile 1964, 8; U. SELLO, Documenti inediti e biografie per una ‘storia della Speleologia’ (Friuli-Venezia Giulia): Alfredo Lazzarini, «Mondo Sotterraneo», n.s., 5/1 (1981), 7-14; ID., La speleologia in Friuli e le origini del Circolo Speleologico e Idrologico Friulano, in Historia naturalis, 125-131.

Un commento

  • Paola pacienza 20 Febbraio 2018 Rispondi

    Ho conosciuto personalmente il Direttore Lazzarini, come insegnante. Persona speciale e di grande cultura, nel suo periodo di trascorso a gorizia.

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