MANIN LUDOVICO II

MANIN LUDOVICO II (1657 - 1741)

mecenate

Nacque nel 1657, primogenito di Francesco IV ed Elisabetta Foscari, figlia del senatore Alvise. Studiò a Parma nel collegio dei gesuiti. Con i fratelli Antonio, Nicolò e Bernardo il M. sviluppò e consolidò il programma di affermazione della dinastia a Venezia e in Friuli iniziato dal nonno Ludovico I – che nel 1651 aveva acquistato il titolo nobiliare con l’aggregazione al patriziato veneto – e proseguita dal padre Francesco. Per disposizione testamentaria, i fratelli dovevano vivere in “fraterna”, vale a dire indivisi, ma per Ludovico II venivano individuati beni di primogenitura. Il suo matrimonio con Arpalice Manin, ultima discendente del ramo collaterale di Asdrubale, riunì le fortune del casato, mentre nel 1696 con l’acquisto per 20.000 ducati di affitti di corte messi in vendita dalla Repubblica Veneta, rilevati “iure pheudi” con diritto di trasmissione agli eredi maschi, il M. garantì alla dinastia rendite di diritti sul territorio della Patria. Ulteriori rendite furono assicurate dallo zio Ottaviano alla primogenitura, a favore della quale egli stabilì per disposizione testamentaria il versamento da parte dei governatori delle entrate dei proventi del 4,5 per cento del suo deposito in zecca di 200.000 ducati. Con il fratello Antonio il M. fu nominato nello stesso 1696 consigliere di Udine e l’anno successivo deputato (nel 1712 consigliere perpetuo), pur mantenendo – come ormai avveniva da una cinquantina d’anni – una residenza nella città marciana, sostituita nel 1700 con palazzo Dolfin a San Salvador. I due fratelli dettero inizio alla massima stagione di mecenatismo della dinastia tra Venezia, Passariano e Udine, affidando le opere architettoniche prevalentemente a Giuseppe Pozzo e Domenico Rossi, quelle pittoriche a Louis Dorigny, Francesco Fontebasso e Pier Francesco Oretti, la scultura a Giuseppe Torretti e Antonio Tarsi, gli stucchi ad Abbondio Stazio. Nella prima metà del Settecento la sistemazione del complesso di Passariano e la riforma del duomo di Udine costituiscono importanti momenti di un percorso autocelebrativo della dinastia, opere che il M. sostenne con rendite della primogenitura, mentre il fratello Antonio impegnò nella committenza a carattere religioso suoi fondi patrimoniali personali. Il M. morì nel 1741.

Bibliografia

Ms BCU, Joppi, 69, f. 116-117, R. Manin, Memorie familiari.

A. DANELUZZI, In morte di sua eccellenza il conte Ludovico Manini, orazione funebre, Udine, Murero, 1741; G. ZOCCOLETTO, La primogenitura Manin del 1696, Udine, AGF, 1996 (Il patrimonio della famiglia Manin. Collana di studi sul ’700 friulano, n. 1); M. FRANK, Virtù e fortuna. Il mecenatismo e le committenze artistiche della famiglia Manin tra Friuli e Venezia nel XVII e XVIII secolo, Venezia, Istituto veneto di scienze lettere ed arti, 1996; Splendori di una dinastia: l’eredità europea dei Manin e dei Dolfin. Catalogo della mostra (Villa Manin di Passariano, 28 settembre 1996-6 gennaio 1997), a cura di G. GANZER, Milano, Electa, 1996; F. VENUTO, La villa di Passariano dimora e destino dei nobili Manin, Passariano (Udine), Associazione fra le Pro Loco del Friuli Venezia Giulia, 2001.

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