MARINELLI GIOVANNI

MARINELLI GIOVANNI (1846 - 1900)

geografo, deputato

Immagine del soggetto

Giovanni Marinelli durante una campagna di rilevamento (Udine, Civici musei, Archivio Società  alpina friulana).

Nacque a Udine il 28 febbraio 1846 da Bartolomeo, medico condotto di origine cadorina, e da Anna Candotti, friulana. Il fratello maggiore Olinto, come già altri due fratelli, morì prematuramente lasciandolo, a undici anni, figlio unico. Fu questa – secondo quanto riferisce Torquato Taramelli, illustre geologo, collega e amico di M. all’Istituto tecnico A. Zanon di Udine – la ragione, ancor più che l’età, per cui M. non poté lasciare i genitori e partecipare alle ultime campagne dell’indipendenza come sarebbe stato suo vivo desiderio e proposito. Compiuti nel 1862 gli studi secondari nella città natale, M. si iscrisse alla Facoltà di matematica presso l’Università di Padova. Dopo un anno l’abbandonò per dedicarsi agli studi giuridici e ottenere nel 1867 il diploma necessario per accedere ai pubblici uffici. Le lettere che egli scambiò con la futura consorte, Carolina D’Orlandi, illuminano gli anni dell’università: Romanticismo e Risorgimento, che, anche in questo caso, potrebbero essere riassunti nella formula classica “dio, patria, famiglia”, trovano espressione nell’amore dichiarato e condiviso per la “piccola patria” e per la montagna friulana. All’Istituto tecnico A. Zanon, fondato a Udine da Quintino Sella, M. fu dapprima assistente volontario, quindi professore incaricato e reggente, appena superati gli esami universitari richiesti, tra i quali quello di geografia sostenuto con Giuseppe Dalla Vedova, infine, dal 1872, divenne titolare della cattedra di storia e geografia. La fiducia nella statistica, evidente fin dal 1867, quando su «La sentinella friulana», foglio popolare distribuito gratuitamente ogni domenica agli operai udinesi, pubblicò i suoi primi articoli, è confermata dalla intensa collaborazione agli «Annali statistici per la Provincia di Udine» pubblicati dalla Accademia di Udine (1876-1889), quindi dall’interesse per le stazioni meteorologiche e per l’altimetria alpina. ... leggi La Società alpina friulana (SAF), di cui M. fu presidente dalla fondazione nel 1874 fino al 1900, divenne il centro di ricerca all’interno del quale furono rielaborati questi e altri analoghi problemi di grande rilievo economico-sociale non meno che culturale. Nella Guida del Friuli, insieme di più guide rispettose delle unità fisico-tradizionali che costituiscono la regione, sarebbero dovuti confluire, con ordine e in sintesi, i risultati di attente osservazioni riguardanti la natura del suolo e le necessarie “opere modificatrici”. La Illustrazione del Comune di Udine (1886), la Guida del Canal del Ferro (1894), la Guida della Carnia (1898) divennero, infatti, modelli di una nuova geografia che, sulla base di impeccabili bibliografie, elaborava saperi e idee suggerite da Pacifico Valussi e Giulio Andrea Pirona. La «Cronaca della SAF» (1881-1888) e quindi «In Alto», che ne fu la prosecuzione dal 1890, accompagnarono questo sforzo di autorappresentazione della SAF secondo le forme del territorio, associando intelligenze e aggregando interessi. L’originalità di M. sta, infatti, nell’aver compenetrato le scienze territoriali di impegno civile, nell’aver assimilato e continuato una tradizione scientifica distintamente friulana, nell’averne riproposto valori e caratteri alla comunità scientifica nazionale. Lo scritto Le stazioni meteoriche di Tolmezzo e Pontebba (1876) è da questa angolatura forse l’opera più significativa per quanto riguarda il rapporto tra scienza e piccola patria: dichiaratamente, continua riflessioni e studi che gli «Annali dell’Istituto tecnico di Udine» avevano già ospitato, ma soprattutto è pubblicato come articolo sul «Bullettino dell’Associazione agraria friulana» per divenire poi saggio a sé, stampato a spese dell’Accademia udinese e della sezione del CAI con sede a Tolmezzo, che precedette la Società alpina friulana. Nel 1878 M. fu chiamato all’Università di Padova per succedere al geografo Giuseppe Dalla Vedova. Le lettere inviate tra 1876 e 1889 a Bonaldo Stringher, suo insigne alunno all’Istituto tecnico, futuro direttore e governatore della Banca d’Italia, raccontano le apprensioni e le difficoltà del concorso. Ottenuta la cattedra di geografia, l’interesse della ricerca si diresse a temi di carattere generale, senza però dimenticare le peregrinazioni in patria e le indagini sulle Alpi friulane. Di questo periodo, per tacere del discorso di insediamento, Della geografia scientifica e di alcuni suoi nessi (1879), sono i saggi: La Geografia e i padri della chiesa (1882), Roberto Darwin e la Geografia (1882), Saggio di cartografia della Regione Veneta (1881). Quest’ultimo, presentato nel III congresso geografico internazionale di Venezia (1881), è più che il repertorio di tutte le carte stampate e manoscritte riguardanti la regione cui avrebbero attinto generazioni di studiosi, anche perché lo sguardo rivolto a Trieste e all’Istria rivela tensioni e problematiche nazionaliste la cui complessità sarebbe divenuta evidente nei (divergenti) comportamenti degli allievi di fronte agli esiti delle guerre mondiali e ai confini che determinarono. Il progetto originale – va osservato – riguardava la cartografia del solo Friuli, ma l’ampliamento, che può essere inteso come dovere imposto dalla cattedra, sembra obbedire alle stesse regole di tutte le opere collettive che M. diresse. Tra queste rientra a pieno titolo il “trattato popolare” La Terra (1883-1902), enciclopedia in sette volumi che rispecchia le conoscenze geografiche italiane del periodo a cavallo dei due secoli. Nel 1892 M. si trasferì all’Istituto di studi superiori di Firenze, dove sostituì il trentino Bartolomeo Malfatti. Del periodo si deve mettere in evidenza lo sforzo di costruire una scuola geografica nazionale di cui la «Rivista geografica italiana» – di fatto fondata da M. – avrebbe dovuto essere l’organo. Ciò che conta è ancora la volontà di aggregazione, il coronamento di intelligenze associate. «In Alto», «La Geografia per tutti» di Arcangelo Ghisleri (1891-1894), la «Cultura geografica» di Renato Biasutti e Cesare Battisti, allievi di M. (1899), avrebbero operato cioè, insieme con la «Rivista geografica italiana», per promuovere a diversi livelli una coscienza geografica non disgiunta dall’impegno politico e dai valori pedagogici risorgimentali. L’organizzazione dei convegni nazionali di geografia, il rapporto forte e intenso con gli allievi, la capacità di seguire insieme sviluppi della geografia regionale e nazionale si tradussero infine nella attenzione per la proposta e la produzione di Federico Ratzel, le cui idee specialmente il figlio Olinto e Cesare Battisti, ma anche Arrigo Lorenzi e Francesco Musoni cercarono di divulgare. All’attività didattica e scientifica M. affiancò l’impegno politico. Fu eletto nel 1890 nel collegio plurinominale di Udine, ma dovette abbandonare l’ufficio per sorteggio tra i professori. A partire dal 1892 fu rieletto più volte deputato nel collegio uninominale di Gemona-Tarcento. Dal parlamento riprese la sua lotta per le scuole italiane all’estero, per la geografia nelle facoltà letterarie, denunciando i costi delle avventure coloniali anche come frutto di ignoranza geografica. Dopo lunga malattia M. morì a Firenze il 2 maggio 1900. Fu sepolto a Udine tra i cittadini illustri, con funerale di prima classe a spese del comune. Nei Cenni biografici, che Attilio Mori premise agli Scritti minori di M., pubblicati nel 1908 per iniziativa dell’Istituto tecnico Antonio Zanon di Udine, è ricostruita con cognizione e precisione l’attività scientifica del geografo. I tre momenti della sua vita operosa sono scanditi nei tre periodi dell’insegnamento udinese, padovano, fiorentino. Mori cerca nel primo periodo le ragioni della vocazione geografica e pensa di averle trovate nel valore della scuola, nelle ricerche sul terreno, nell’interesse per la montagna e la “piccola patria”. I riferimenti sono puntuali, ma sono finalizzati a una storia della geografia soprattutto come disciplina accademica. Vengono cioè piuttosto sottostimate le proposte che l’ambiente culturale friulano aveva suggerito disegnando altre più complesse geografie, come quelle non meramente scientifiche che animano, per esempio, le riviste di Ghisleri o di Biasutti e Battisti. M. visse con intensità i valori del Risorgimento specialmente nei modi proposti da Pacifico Valussi e Giulio Andrea Pirona. Le scienze del territorio, sentite come leve dell’incivilimento, diventano così dovere morale, si traducono concretamente in statistica, osservatori meteorologici, misurazioni altimetriche, mentre l’Istituto tecnico diventa il luogo nel quale riordinare l’esperienza culturale del Friuli, maturata nell’età della restaurazione e del Risorgimento. Accanto ai maestri, esplicitamente riconosciuti come tali, vale a dire Pacifico Valussi, Giulio Andrea Pirona e Pietro Bonini, M. incontrò all’Istituto tecnico nuovi amici, come Torquato Taramelli, Massimo Misani, Giovanni Clodig, Alexander Wolf, Achille Tellini; oppure si unì a personalità del mondo culturale udinese, quali Giuseppe Occioni Bonaffons e Vincenzo Joppi, con i quali collaborò soprattutto all’interno dell’Accademia di Udine, di cui fu presidente dal 1878 al 1881, convogliando progressivamente le energie di tutti nella Società alpina friulana, che dal 1874 venne affermandosi come il più importante centro di ricerca della regione, vera fucina di talenti che si sarebbero affermati a livello nazionale e internazionale, non solo nel campo della geomorfologia e della geografia umana. Le guide del Friuli, impostate e realizzate da M. per la SAF, obbediscono a una logica cattaneana, pur mediata da Valussi. Sono notizie naturali e civili relative alla “piccola patria”, che emblematicamente iniziano con la guida di Udine, della “piccola città”, principio dell’incivilimento regionale, e che almeno nelle intenzioni non avrebbero dovuto esaurirsi nelle descrizioni della montagna, ma illustrare anche alta e bassa pianura. Questi modelli di corografia condensano le geo-grafie che la classe dirigente liberale avrebbe dovuto conoscere per procedere a qualsiasi scelta e decisione di sviluppo economico. La collaborazione a queste opere, considerate da alcuni accademici dei giorni nostri come divulgative, è stata pertanto significativamente aperta a tutti coloro che frequentavano la montagna e si ritrovavano nel Gabinetto di lettura della Società alpina friulana. Ma la scuola di M., se va al di là del Friuli, ha nel Friuli post-risorgimentale la sua base. Molte storie della geografia dimenticano di aggiungere nella lista dei suoi allievi, oltre Francesco Musoni, Renato Biasutti, Cesare Battisti, Cosimo Bertacchi, Bernardino Frescura, Giuseppe Ricchieri, Carlo Maranelli, Alberto Magnaghi, Assunto Mori, Gian Ludovico Bertolini, i nomi di Arrigo Lorenzi e Michele Gortani. Non si tratta di un caso, ma di un modo di pensare l’attività di M. come geografo e organizzatore di cultura. Lorenzi fu marinelliano anche se non seguì le lezioni universitarie di M., se non altro perché con Francesco Musoni, Olinto Marinelli, Achille Tellini e Alfredo Lazzarini fondò da una costola della SAF, con la quale da tempo collaborava, il Circolo idrologico e speleologico friulano, il cui fine era certamente la conoscenza scientifica, ma anche lo sviluppo degli acquedotti e la salute dei cittadini. Per quanto riguarda Gortani, è infine particolarmente rilevante il suo richiamo al “maestro” nel 1946: il centenario dalla nascita di M. servì – dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale – a riproporre la via della ricerca e della collaborazione con l’entusiasmo del primo Risorgimento. La dialettica piccola e grande patria, pensate sempre nei modi della convergenza di valori e interessi, è la forza che ha sostenuto l’opera di M. orientandola a traguardi di giustizia sociale e libertà di pensiero. Per questo motivo, a proposito di pedagogia della libertà e di insegnamento nelle scuole secondarie, è necessario ribadire la convergenza con Arcangelo Ghisleri. «La Geografia per tutti», pubblicata tra 1891 e 1894, riprendeva a livello nazionale l’impegno per la “geografia di casa nostra” che caratterizzò «In Alto» e pertanto ottenne il contributo fattivo di M. e dei suoi allievi. Senza l’esperienza friulana sarebbe stato impossibile affrontare con entusiasmo e innovazione i temi della geografia moderna, fondere il «Bollettino della Società di studi geografici e coloniali» di Firenze nella «Rivista geografica italiana». Si deve aggiungere che i geografi che firmarono il Manifesto Croce (1925), vale a dire Giuseppe Ricchieri, Carlo Maranelli, Assunto Mori, Arrigo Lorenzi, furono tutti allievi di M. e si dichiararono pubblicamente contrari alla dittatura fascista proprio per fedeltà ai valori risorgimentali di libertà.

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Bibliografia

Per la biografia di M. si veda soprattutto A. MORI, Cenni biografici, in G. MARINELLI, Scritti minori, Metodo e storia della geografia, I, Firenze, Ricci, 1908, VII-XLVIII; ma anche T. TARAMELLI, Commemorazione, in Giovanni Marinelli. Commemorazione, Udine, Società alpina friulana, 1901, 9-42; N. CANTARUTTI, Lettere da un breve epistolario, «In Alto», 106 (1987), 39-44; F. MICELLI, Statistica e geografia nelle lettere di Giovanni Marinelli a Bonaldo Stringher, ibid., 107 (1989), 59-64; ID., Giovanni Marinelli e Vincenzo Joppi. Cento anni dopo, ibid., 118 (2000), 9-17.

Per la bibliografia completa delle opere si veda A. MORI, Elenco delle pubblicazioni di Giovanni Marinelli, in G. MARINELLI, Scritti minori. Corografia italiana e questioni didattiche, II, Firenze, Le Monnier, 1920, VII-XXI.

  Per un’inquadratura del personaggio: F. MICELLI, La scoperta della montagna friulana, in La Carnia, II, Trieste, Comune di Trieste, 1977, 1-13; I. LUZZANA CARACI, La geografia italiana tra ’800 e ’900 (dall’Unità a Olinto Marinelli), Genova, Istituto di scienze geografiche dell’Università di Genova, 1983; F. MICELLI, Giovanni Marinelli e la scuola geografica friulana, «AAU», 88 (1995), 69-83; La società Alpina friulana e le Alpi friulane: le immagini, le realtà, a cura di G. BERGAMINI - C. DONAZZOLO CRISTANTE - F. MICELLI, Cinisello Balsamo, Silvana, 2000; F. MICELLI, La fondazione del Circolo speleologico e idrologico friulano e la nascita di “Mondo sotterraneo”, «Mondo Sotterraneo», n.s., 28 (2004), 13-22.

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