MATTIUSSI GUIDO

MATTIUSSI GUIDO (1852 - 1925)

gesuita, filosofo, teologo, docente, scrittore, fisico, matematico

Immagine del soggetto

Il teologo Guido Mattiussi, ritratto pubblicato in un testo commemorativo di Pietro Dell'Oste (Udine, Biblioteca civica).

Nacque a Udine il 14 aprile 1852. Filosofo e teologo gesuita, fu tra i più importanti protagonisti della rinascita dello studio del pensiero di san Tommaso d’Aquino in età contemporanea e sagace polemista di fronte al modernismo filosofico-teologico. L’ambiente familiare (il padre fu pretore e la madre, Caterina Cappellari, era pronipote di papa Gregorio XVI) gli assicurò la prima formazione e l’ingresso al collegio Fagnoni, di Bressanone (1866-1868), retto dai gesuiti, dal quale, successivamente (1871-1873) passò al noviziato gesuita di Eppan (Tirolo). Colà si era formato allo studio della filosofia sotto la guida del p. Mai S. J. e, particolarmente, nel segno della tradizione tomistica, del p. Anselmi S. J. e del p. Cornoldi S. J., che della rinascita del tomismo fu, col p. Serafino Sordi S. J., uno dei più attivi promotori. M. mostrò una particolare versatilità negli studi scientifici, che gli consentì di laurearsi alla Sorbona di Parigi in scienze matematiche e fisiche (1876) ed ancor prima, a soli ventidue anni, di essere incaricato dell’insegnamento della fisica (1874). Perfezionati gli studi teologici, prima a Laval in Francia e poi nell’isola britannica di Jersey, fu docente di matematica, fisica e filosofia a Valenza, in Spagna (1882), e poi a Portorè (Kraljevica), in Croazia (1883-1886), ed a Scutari, in Albania (1887). La piena maturità di M. fu impegnata nell’attività di docente di fisica e matematica (1888-1892) all’Università Gregoriana di Roma e di filosofia presso l’Accademia di S. Tommaso. In seguito fu attivo come conferenziere e scrittore a Milano (1893-1911) e significativamente, negli anni 1911-1915, fu chiamato come docente di teologia dogmatica alla Gregoriana (cattedra affidatagli su indicazione dello stesso p. ... leggi Louis Billot S. J., eminente teologo che, creato cardinale, aveva appena lasciato tale insegnamento). Tuttavia, appena dopo la morte di papa Pio X, M. fu trasferito dai superiori, prima a Padova (1915-1920), successivamente a Parma (1920-1921), a Modena (1921-1924) ed infine a Gorizia (1925). Convinto studioso ed assertore del pensiero filosofico e teologico dell’Aquinate – di ingegno penetrante, memoria duttile e facondia avvincente –, trovò conferma e sostegno al suo indirizzo nell’enciclica di Leone XIII, Aeterni Patris (1879), e soprattutto nel magistero e nell’azione di san Pio X, di cui fu uno dei più strenui collaboratori, tanto nell’opera di diffusione del pensiero tomistico quanto nella confutazione del modernismo, dichiarato incompatibile con la fede cattolica dall’enciclica Pascendi (1907). Di tale sollecitudine, al tempo stesso intellettuale e religiosa, costituisce una particolare testimonianza l’elaborazione, da parte di M., delle XXIV Tesi – che sintetizzano efficacemente i cardini teoretici del pensiero tomistico – approvate il 27 luglio 1914 dalla Sacra Congregazione degli studi (su incarico della quale furono redatte) e fatte pubblicare per ordine di Pio X, quali sicuri punti di riferimento dell’insegnamento filosofico per tutte le istituzioni accademiche cattoliche. M. fu collaboratore di diverse riviste filosofico-teologiche – quali «La Scuola Cattolica», «Gregorianum», «La Civiltà cattolica», «Angelicum», «Rivista di Filosofia Neoscolastica», «Religione e Civiltà», «Il Cattolico Militante», «Fede e Ragione», «Armonie della Fede» – ed ispiratore di una delle più significative pubblicazioni periodiche – l’«Unità cattolica», di Firenze – di quello che fu detto l’intransigentismo cattolico, coltivando rapporti personali con i suoi direttori, Cavallanti e de Töth. La sua attività di conferenziere è testimoniata, in particolare, sia dai cicli di incontri tenuti presso l’associazione di studenti universitari S. Stanislao, di Milano, sia da quelli tenuti presso la Scuola sociale cattolica, di Bergamo, e presso il collegio Antonianum di Padova, che gli consentì di esercitare un ampio influsso sul movimento cattolico. Gli scritti di M. possono essere classificati in quattro categorie, rispettivamente: opere scientifiche, filosofiche, apologetiche, teologiche. Della prima vanno ricordati gli Elementi di meccanica razionale (Roma, 1888-1889). Tra le opere filosofiche e quelle teologiche trovano collocazione tanto testi di carattere sistematico, quanto scritti monografici, i quali, a loro volta, si caratterizzano ora per il carattere analitico-teoretico, ora per il taglio critico-polemico. Gli scritti filosofici più importanti sono Le XXIV tesi della filosofia di S. Tommaso (Roma, 1917; seconda edizione, Roma, 1925), Il veleno kantiano (Monza, 1907; seconda edizione, Roma, 1914) e Distinzione tra l’essenza e l’essere (Firenze, 1911). Ad essi si aggiungono i trattati sistematici, tra i quali – di sicuro rilievo per la capacità di affrontare dal punto di vista filosofico (classico) i problemi posti dagli sviluppi della fisica contemporanea – vanno menzionati i due volumi di Fisica razionale (Milano, 1896-1901) ed inoltre numerosi saggi di carattere teoretico ed interventi su questioni dibattute, come, esemplarmente, L’evoluzione è possibile? (Monza, 1889). Tra i diversi scritti di carattere apologetico, nei quali, cioè, si intendono illustrare i motivi di credibilità della fede, possono essere segnalati, come lavori di sintesi, Credo in unum Deum (Milano, 1905) e Apologia della Religione (Bergamo, 1911). I testi teologici sistematici riguardano la dottrina trinitaria, cristologica e sacramentaria: In Tractatum De Deo Uno et Trino adnotationes (Roma, 1913), In Tractatum De Verbo Incarnato adnotationes (Roma, 1914), invero il più cospicuo tra essi, e In Tractatum De Sacramentis in genere et De Eucharistia adnotationes (Roma, 1915). Ad essi si affiancano scritti di argomento mariologico, tra i quali spicca L’assunzione corporea della Vergine Madre di Dio (Milano, 1924), nel quale è prefigurata (ed argomentata) la definizione dogmatica mariana del 1950. Con questi si integrano molteplici contributi – a carattere di approfondimento o di confutazione – apparsi in riviste, come, emblematicamente, quello dedicato a Alcuni sofismi del modernismo (Siena, 1908). M. era convinto che non fosse possibile uscire dalle aporie del razionalismo moderno se non riassimilando intellettualmente la metafisica classica (di cui l’elaborazione tommasiana è considerata come culmine, suscettibile tuttavia di ulteriori sviluppi). Egli coglie lo snodo decisivo della traiettoria del pensiero moderno nell’agnosticismo (emblematicamente individuato nel criticismo kantiano), da cui conseguono, sotto il profilo teoretico, tanto l’immanentismo (anzitutto nella sua versione vitalistica) quanto il soggettivismo ed il naturalismo. D’altra parte, tale attitudine non gli impedisce di affermare che scienze empiriche e filosofia, lungi dall’opporsi, si integrano armonicamente: «la ricerca esperimentale è supposta dalla filosofia, o, se vogliamo, ne è il cominciamento» (Fisica razionale, I, 2). Gli sviluppi delle scienze, considerati in se stessi, hanno semmai offerto conferme alla classica filosofia della natura: «le accuratissime osservazioni de’ nostri scienziati hanno vivamente illustrato le sentenze antiche» (ibid., 5). Ciò che egli si impiegherà ad argomentare considerando, tra l’altro, l’elettricità, il magnetismo, la gravitazione, il problema della conservazione dell’energia e le leggi della chimica. Tra le sue tesi filosofiche, è opportuno segnalare sia la tematizzazione della costituzione metafisica dell’ente (finito) – ove l’essere (partecipato) è atto e perfezione ultima e l’essenza è potenza, per sé limitatrice e moltiplicatrice – sia l’elucidazione dei rapporti tra intelletto e volontà, pensati in termini di compenetrazione reciproca. Le due facoltà si muovono a vicenda: l’intelletto muove la volontà, proponendole il suo oggetto (ed in tal modo ne specifica l’atto), mentre la volontà muove l’intelletto (il cui esercizio è perseguito come un bene) quanto al suo atto medesimo. Quindi, nell’ordine della specificazione il primato spetta all’intelletto, il quale è «misura essenziale della perfezione del soggetto e radice della volontà» (Le XXIV Tesi della filosofia di S. Tommaso, seconda edizione, 177); mentre nell’ordine dell’esercizio il primato tocca alla volontà – attraverso cui «le creature spirituali partecipano della causalità con che Dio muove l’universo» (ibid., 176) –, la quale (in diverso modo) muove tutte le altre facoltà e muove se stessa «tanto nell’esercizio, quanto nella specificazione dei propri atti» (Fisica razionale, II, 653), manifestando altresì uno speciale influsso nell’inclinare l’intelletto ad assentire alle proposizioni non necessariamente evidenti. Morì a Gorizia l’11 marzo 1925.

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Bibliografia

P. DELL ’OSTE, Primo anniversario della santa morte di p. Guido Mattiussi, Udine, Percotto, 1926; P. DEZZA, Alle origini del Neotomismo, Milano, Bocca, 1940; G. CASANOVA, L’antimodernismo di Guido Mattiussi, in La filosofia friulana e giuliana nel contesto della cultura italiana, Udine, AGF, 1982.

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