PASCOLETTI CESARE

PASCOLETTI CESARE (1898 - 1986)

ingegnere

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L'ingegnere Cesare Pascoletti.

Nacque a Povoletto (Udine) nel 1898. Conseguì la laurea in ingegneria civile al Politecnico di Torino nel 1924 e lo stesso anno fece ritorno a Udine, dove fu assunto dall’azienda delle Tramvie del Friuli. La prima opera realizzata è villa Della Giovanna a Buia, dove impiegò elementi neogotici; sempre ispirata al revival medioevalista è l’abitazione di Udine per lo zio Sigismondo (via Girardini, 1925); si ricordano inoltre una casa a Buia (1923-1925) e la farmacia a Nimis (1926). Dopo aver collaborato in un «ufficio di tecnica edile» partì per Roma nel 1927, dove «un caso fortuito gli fece incontrare l’architetto Marcello Piacentini» che lo cooptò nel suo studio e ne poté apprezzare le doti umane e professionali, tanto che gli affidò l’incarico di soprintendere la sistemazione di piazza della Vittoria a Brescia (1929) e del secondo tratto di via Roma a Torino (1934-1938), fino a conferirgli l’incarico di dirigere lo studio. A cominciare dal 1928, quando partecipò con Giuseppe Vaccaro al concorso per il Ministero dell’aeronautica a Roma e per la Mostra della moda nell’ambito dell’Esposizione del decennale a Torino, P. prese parte a numerosi concorsi, tra i quali quello per i palazzi delle Poste a Roma (1932), per il nuovo ponte dell’Accademia a Venezia (1933, terzo posto), per la nuova stazione ferroviaria di Firenze (1933, secondo premio ex aequo) e quella di Venezia (1934), per il ponte sul Tevere al foro Mussolini a Roma (1935), per la sede del palazzo della pretura al Nomentano (1934, con Dagoberto Ortensi) e la sede della pretura unificata in piazza Bologna, sempre a Roma (1936, primo premio con Ortensi e Massimo Castellazzi), il concorso di primo grado per il palazzo del Littorio (1934), quindi quello per il palazzo della Civiltà italiana (1937, progetto segnalato). Con Ortensi e gli ingegneri Cirella e Covre presentò nel 1937 la proposta per l’arco monumentale in metallo che sarebbe dovuto diventare il simbolo dell’Esposizione universale. ... leggi Nel 1938 il gruppo del quale faceva parte P., con l’architetto Ortensi e Santi, ricevette l’incarico, insieme con il gruppo composto da Pietro Aschieri, Gino Peressutti, Domenico Bernardini che aveva preso parte a un concorso per l’E42, di realizzare l’edificio per la Mostra della romanità, che venne costruito grazie al finanziamento della FIAT e completato nel 1955 con l’allestimento del museo. La casa automobilistica gli avrebbe poi commissionato la sede di via Manzoni a Roma (1940). Nel 1939 il suo progetto per il ponte d’Africa (ora Testaccio), in collaborazione con Ortensi, si classificò al primo posto nell’ambito del concorso per quattro ponti sul Tevere. Vinse il concorso per la realizzazione degli “alberghi di massa” su via Cristoforo Colombo a Roma (1939). Il suo linguaggio espressivo si adattava ai modelli dell’architettura di Marcello Piacentini, con volumi pronunciati, richiami al mondo romano, il tutto improntato a una sostanziale sobrietà che faceva passare in secondo piano ogni ricerca di autonomia. I contatti con il Friuli non si interruppero: infatti elaborò il progetto per il nuovo teatro di Udine (1930) al quale sarebbe seguito uno studio successivo (1934) e, dopo la proposta per la sistemazione urbanistica del centro di Udine (1933), con Arnaldo Foschini e Paolo Bertagnolio delineò il nuovo piano regolatore di Udine (1939); infine a Cividale realizzò l’orfanotrofio (1938). La sistemazione di piazza Duomo a Udine, che prevedeva la demolizione di alcune abitazioni medioevali, venne completata nel dopoguerra con la costruzione dei due palazzi dell’INAIL – progettati con Vittorio Fattori – e della Banca Commerciale (1955). Sempre nel capoluogo friulano realizzò la torre con orologio e curò la composizione per i padiglioni del nuovo ospedale civile (1934). A Roma, la sua collaborazione con l’impresa di costruzioni Sogene iniziò con la costruzione delle palazzine di viale Eritrea (1940) e, dopo la guerra, l’intervento più significativo è costituito dagli edifici e dalla sistemazione di piazza della Balduina (1953). L’amicizia con Paolo Osio, uno dei fondatori della Banca Nazionale del Lavoro (BNL), per il quale costruì l’abitazione sull’Ardeatina (1936, ora sede della Casa del jazz), gli aprì le porte del mondo delle banche. Infatti avrebbe realizzato molte sedi e filiali non solo della BNL (a Roma: in via S. Basilio, 1940-1941; piazza Albania, 1954; piazza Fiume e via Veneto, 1959; quindi a Bari, 1948-1950; Livorno e Parma, 1949-1950; Genova, 1950-1954; Milano, in via Grossi e piazza S. Fedele, 1962; Bologna, 1953; Bergamo, 1954; Modena, 1954; Pesaro, 1955; L’Aquila, 1955; Udine, 1956; Catania, 1958; Cagliari, 1959; Varese, 1960; Napoli, 1961; Novara, 1963; Treviso, 1964; Taranto, 1965), ma anche della Cassa di risparmio per le province lombarde (Lecco, 1960; Legnano, 1963 e Roma, 1965), le Casse di risparmio di Genova e Terni (1966), la Banca d’Italia (Addis Abeba, 1942; Perugia e Cagliari, 1960), il Banco di Sicilia (Palermo e Firenze, 1956), la Banca Provinciale Lombarda (Milano, 1956), la Banca Tiburtina, la Banca nazionale dell’Agricoltura, l’Istituto Bancario italiano. A Udine realizzò il Seminario e annessa cappella (1956), la chiesa di Castellerio (1961), le sedi dell’Istituto tecnico G. Marinoni (1957) e del Liceo scientifico G. Marinelli (1959) nel nuovo centro studi, infine la sede degli uffici finanziari (1965), in collaborazione con l’architetto Giacomo Della Mea, costruita sul sito dove avrebbe dovuto sorgere il nuovo teatro cittadino. A Gemona del Friuli costruì l’asilo, la Casa del pellegrino (1950) e alcuni edifici per l’INA casa in collaborazione con l’ingegner Renato Raffaelli (1949-1954); altri alloggi vennero realizzati a Tolmezzo (1951-1957), Nimis (1953-1954), Osoppo (1953-1954), Paluzza (1951-1953), Reana del Rojale (1951-1953), Venzone (1955-1956), Amaro (1953), Codroipo (1953-1954) e Faedis (1953-1954). Partecipò al concorso per la nuova stazione Termini a Roma con Massimo Castellazzi e Tullio Dall’Anese (1947) ed elaborò un progetto per la metropolitana di Roma (1949-1950). Come tanti altri esponenti dell’architettura tra le due guerre, anche P. si cimentò con la tipologia della palazzina, che a Roma conobbe una grande fortuna; si va da quella in via Bruxelles (1936) e in via Cavalier D’Arpino (1938), a quella in via Pergolesi-Corelli (1940) e alle palazzine in viale di villa Grazioli (1950), dove avrebbe realizzato la villa per il costruttore Costanzi (1953), ispirandosi all’architettura di Frank Lloyd Wright, ripresa anche nel progetto per la propria abitazione, il villino Albanella (1953). Un altro tema con il quale si cimentò è l’edificio per uffici e a tale proposito si ricordano la sede per la Società Monte Amiata (1962) e la palazzina Astaldi in via Po (1970). Anche se le opere di P. nel dopoguerra non furono pubblicate sulle riviste specializzate, sono in ogni caso presenti in molte città e contribuiscono a crearne la fisionomia. P. morì a Roma nel 1986.

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Bibliografia

Venezia, Istituto universitario di architettura, Archivio Progetti, archivio Pascoletti.
C. PASCOLETTI, Il centro di Udine in uno studio per la sua sistemazione urbanistica, «La Panarie», 11/61 (1934), 37-40. C. E., Cesare Pascoletti e l’opera sua, «La Panarie», 11/62 (1934), 104-111; DAMIANI, Arte del Novecento II, 254-263; Il piano Fanfani in Friuli storia e architettura dell’INA Casa. Catalogo della mostra, a cura di F. LUPPI - P. NICOLOSO, Milano, Leonardo, 2001; P. NICOLOSO - F. LUPPI, Il piano regolatore di Udine, Luigi Spezzotti e la variante Vicentini, in Spezzotti una famiglia e un’azienda in Friuli fra Ottocento e Novecento, a cura di L. CARGNELUTTI, Udine, Ribis, 2010, 123-152.

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