PERCO MASSIMILIANO

PERCO MASSIMILIANO (1846 - 1912)

poeta, traduttore, scrittore, geometra, irredentista

Nato a Gradisca d’Isonzo (Gorizia) nel 1846, si avviò alla professione di geometra e dal 1896 al 1897 esercitò l’ufficio di podestà del comune d’origine. Poeta e irredentista, concertò queste due sensibilità scrivendo anche componimenti pubblicati in gran parte su «Pagine friulane» sotto lo pseudonimo anagrammatico di Simplicio Saramone. Alcuni di essi criticano aspramente l’egemonia culturale tedesca nella contea: Une volte par-omp [Una volta ciascuno] biasima il divieto di esprimersi in friulano nell’ambito scolastico, stigmatizzando in particolare gli espedienti adottati dai maestri per punire chi elude il loro controllo; A proposit di ciers tai dal Friul che nus clàmin todescs [A proposito di certuni del Friuli che ci chiamano tedeschi], un’ingegnosa serie di trentun quartine di ottonari in rima baciata, irride il tedesco segnalando più di un centinaio di casi di omofonia che espongono la lingua a divertenti equivoci con il friulano («Forsi a l’agne si dîs Dante? [Tante] / A’ nïàde, forsi, brud? [Brut] / Cui dîs creps mai a di un giambar? [Krebs] / Al coragio, cui dîs mut? [Muth]» [Forse alla zia si dice Dante? Alla nidiata, forse, brodo? Chi dice mai cocci a un gambero? Al coraggio, chi dice modo?]). Motivi patriottici percorrono in modo più scoperto altre poesie (I Furlans [I Friulani]; Il Friùl [Il Friuli]; Ançhemò il Friùl [Ancora il Friuli]), nelle quali l’insistenza sull’identità friulana procede di pari passo con la necessità che anche chi scrive «dalla sinistra del Judrio» affermi l’unità del Friuli; altri componimenti, infine, hanno invece un’intonazione apertamente scherzosa o moraleggiante (La nav di uere italiane a lis cuestis de Dalmazie; e le cinise del Vesuvi [La nave di guerra italiana alle coste della Dalmazia; e la cenere del Vesuvio]; Cemud che i timps si han gambiad! [Come sono cambiati i tempi!]); completano il quadro dei contributi per «Pagine friulane» un paio di novellette spiritose, composte per lo più nella varietà di Gradisca (Lis tentazions di un Capelan che i toçhave di fa el barbîr [Le tentazioni di un cappellano al quale toccava fare il barbiere]; Lis bisatis di Luis Marcovich [Le anguille di Luigi Marcovich]). Conclusasi l’esperienza editoriale del periodico udinese di Domenico Del Bianco, P. collaborò ai primi tre numeri di «Le nuove pagine» con due leggende, ascrivibili al cospicuo filone dei racconti tradizionali, che vedono come protagonista san Pietro (I matrimonis in paradis [I matrimoni in paradiso]; Il plevan di Palazzul [Il pievano di Palazzolo]), e con un aneddoto su Giuseppe Garibaldi (Un at di coragio [Un atto di coraggio]); un censimento su larga scala rileverebbe ulteriori interventi (ad esempio, La stòrie di paron Piero [La storia di padron Piero], nell’antologia Voci fraterne), ai quali vanno aggiunte senz’altro le poesie pubblicate su «Forum Iulii» con dedica a F. Simsig e un sonetto della raccolta del Torso (ora nell’Archivio di Stato di Udine). A P. si devono anche due prove di traduzione. ... leggi Su «Pagine friulane» era comparsa nel 1903 una versione in gradiscano dell’Erlkönig di Goethe, ballata già affrontata un anno prima da Enrico de Calice per il medesimo periodico; Faggin rileva nel lavoro assenza di grazia, cadute di stile e goffaggini che lo rendono mediocre. P. si cimentò infine anche con Il çhant de çhampane [Il canto della campana] di Friedrich von Schiller (Das Lied von der Glocke), che nel 1882 era stato tradotto da Giovanni Battista Bosizio. Nel 1918, in un inedito che ne ripropone una versione più libera, ma tendenzialmente più limpida, Federico Simsig avrebbe commentato: «La versione del mio amico e coetaneo Max Perco si differenzia sinistramente da’ suoi componimenti originali per un fraseggiare spesso tutt’altro che friulano, irto di italianismi, d’iperbati, di sgrammaticature, e tirato sulla falsariga del tedesco a scapito non solo della friulanità ma altresì del buonsenso». Tuttavia il giudizio di Simsig, pur rilevando in modo oggettivo alcuni aspetti, è quantomeno ingeneroso su altri tratti. P. si spense a Gradisca il 25 aprile 1912; Francesco Spessot lo commemorò sulle pagine di «Forum Iulii» con un componimento di indole zoruttiana intitolato In muart del miò Maxil [In morte del mio Maxil], nel quale si esaltano la perizia professionale e il talento poetico, con un cenno alla traduzione della «famose Çhampane» [famosa Campana]. A un successivo numero della medesima rivista, Simsig inviò le due poesie inedite Il sut [Il secco] e La ploe [La pioggia], che gli erano state dedicate da P. sei anni prima.

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Bibliografia

Ms BCU, Principale, F. Simsig, Il çhant de çhampane, 1918 (dattiloscritto inedito).

M. PERCO, Erlkönig, Gorizia, Paternolli, 1900; S. SARAMONE [M. PERCO], L’“Erlkönig”. Ballata del Göthe volta in dialetto gradiscano, «Pagine friulane», 15 (1902-1903), 136; M. PERCO, «Il çhant de çhampane» di Friedrich Schiller butad in furlan e dedicad ai illustrissims sposos siors Enrico dott. del Torso e Cecilie dei conts Berete, Udine, Del Bianco, 1903; S. SARAMONE [M. PERCO], La stòrie di paron Piero, in Voci fraterne, Gorizia, Paternolli, 1910, 27.

DBF, 616; F. S[PESSOT], In muart del miò Maxil, «Forum Iulii», 2 (1912), 364-365; E. PATUNA, Uomini illustri di Gradisca, «Sot la nape», 3/4-5 (1951), 16; G. FAGGIN, L’Erlkönig in friulano, in Ars maieutica. Scritti in onore di Giuseppe Faggin, a cura di F. VOLPI, Vicenza, Neri Pozza, 1985, 61; GALLAROTTI, 110-112; FAGGIN, Letteratura, 137-138.

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