PIRONA GIULIO ANDREA

PIRONA GIULIO ANDREA (1822 - 1895)

medico, naturalista, insegnante, erudito

Immagine del soggetto

Giulio Andrea Pirona ritratto da D. G. Comelli, 1870 (Udine, Civici musei, Fototeca).

Nacque a Dignano (Udine) il 20 novembre 1822 da Giuseppe Tommaso e Anna Sellenati di Brazzano. A meno di tre anni, alla morte della madre, fu affidato allo zio Iacopo che abitava a Udine. L’abate Iacopo provvide non soltanto alla sua educazione e istruzione, ma per tutta la vita condivise con lui casa, insegnamento e ricerca. Dopo avere frequentato il Ginnasio liceo di Udine, P. si iscrisse all’Università di Padova, dove conseguì la laurea in medicina il 23 marzo 1846, dissertando De quibusdam pharmacis recentioribus. Per due anni fu assistente alla clinica medica di quella Università. Quando le università del Lombardo-Veneto furono chiuse, negli anni 1849-1850, divenne docente patentato dello studio medico di Udine. Gli interessi botanici maturarono in questo preciso periodo, avviando peregrinazioni scientifiche e incontri con naturalisti come Giuseppe Cernazai, Leonardo Brumati, Francesco Comelli. Dal 1851 cominciò a insegnare come incaricato di scienze naturali presso il Ginnasio udinese, dove divenne professore effettivo nel 1857, restandovi fino al pensionamento nel 1887. Esercitava ancora la professione medica quando, nel 1855, scoppiò l’epidemia colerica. Nell’occasione prestò la sua opera in borgo Grazzano, nel cuore stesso della calamità che aveva colpito Udine. Sempre nel 1855 sposò Teresa, figlia del letterato Gerolamo Venanzio di Portogruaro, e pubblicò l’opera che per prima gli diede fama, il Florae forojuliensis syllabus. Nel 1856 comparvero sull’«Annotatore friulano» le Lettere geologiche sul Friuli dirette a Pacifico Valussi, opera frutto di un interesse per la geologia che da quel momento divenne prevalente. ... leggi Alla presenza di Quintino Sella, nel 1866 perorò la causa Del Museo friulano, istituzione culturale per la cui affermazione si batté fino alla fine dei suoi giorni. Nel 1877 nell’annuario del R. Liceo ginnasio di Udine comparve La provincia di Udine sotto l’aspetto storico naturale, saggio che registra la pronta collaborazione con Torquato Taramelli e il consolidarsi di un centro di ricerche e studi naturalistici nel capoluogo friulano. Quale membro del Consiglio provinciale di statistica, P. pubblicò nel 1882 la Relazione intorno al censimento del bestiame asinino, bovino, caprino e suino esistente nella provincia di Udine alla mezzanotte dal 13 al 14 febbraio 1881; nel 1885, quale membro del consiglio provinciale sanitario, un’importante ed emblematica Relazione intorno alle condizioni igieniche-sanitarie dei Comuni della Provincia di Udine. Il rapporto scienza-patria fu ulteriormente esemplificato nel 1889, quando P. con Taramelli e Annibale Tommasi firmò la relazione sui terremoti avvenuti a Tolmezzo e in altre località del Friuli: incivilimento e scienza in ogni regione d’Italia avrebbero dovuto crescere nell’interesse complessivo della nazione. Al concorso indetto dal Ministero della pubblica istruzione il 6 marzo 1890 P. partecipò con il Novo vocabolario friulano, che, quantunque inedito, fu premiato nel maggio 1895. Improvvisamente P. morì a Udine il 28 dicembre 1895, in stazione, mentre si apprestava a raggiungere Venezia per recarsi all’Istituto di scienze, lettere ed arti, del quale era membro influente e di cui era stato presidente. Giovanni Marinelli, nel necrologio pubblicato sulla rivista della Società alpina friulana «In Alto», chiama P. «caro e venerato maestro», perché disegnò il primo quadro completo della flora, della fauna, dell’assetto geologico del Friuli e perché il dizionario friulano avrebbe coronato l’illustrazione della “piccola patria” secondo lo spirito dell’umanesimo risorgimentale. Livio Poldini, nel volume pubblicato in occasione del centenario della morte, mentre afferma che il Syllabus è «pietra miliare nella esplorazione del territorio», riconosce come la botanica, secondo P., debba convergere con altre prospettive per cogliere l’intima realtà della patria. Poldini riprende e conferma i giudizi e le aspettative che Camillo Giussani aveva già espresso su «L’Alchimista» nel 1855, commentando l’opera appena pubblicata: «Ringraziamo dunque il dott. Giulio Andrea Pirona per questo lavoro che serve a illustrare la piccola patria, ed aspettiamo da lui qualche nuovo scritto intorno le altre parti delle scienze naturali, per esempio la geologia e la mineralogia». Le sei Lettere geologiche sul Friuli, indirizzate al Valussi, che più volte aveva riconosciuto pubblicamente l’impegno e l’acume del giovane studioso, comparvero nel 1856: sono datate Udine 10 giugno, Gemona 12 giugno, Tramonti 18 giugno, Forni 21 giugno, Caneva 27 giugno, Udine 29 giugno, e raccontano le peregrinazioni di P. con il «dotto» consigliere austriaco Franz Foetterle, assieme al quale percorse le Alpi friulane. Divennero modelli di ricerca per tutta la scuola geografica friulana anche perché, in quanto “geografia di casa nostra”, venivano a coincidere a livello scientifico con il principio valussiano di «essere provinciali e municipali nella gara di far bene colle altre provincie e città». L’osservazione delle colline ghiaiose attraversate dal Torre a sud di Tarcento consentì a P. nel 1861 di ragionare, con l’aiuto di Gabriel de Mortillet, Sulle antiche morene del Friuli (Simonetto). L’anfiteatro collinare per la prima volta trovava, dunque, spiegazione nel glacialismo. L’intuizione ottenne forma organica e sistematica nei Cenni geognostici del Friuli (1861), che comparvero nell’«Annuario della Associazione agraria friulana» a ulteriore dimostrazione dello stretto legame tra scienza e patria nell’età del Risorgimento. Senza tensione politica non si spiegherebbe l’intensa attività svolta da P., né si comprenderebbe la perorazione a Quintino Sella per un museo a Udine. La lettura Sul Museo friulano, tenuta all’Accademia di Udine il giorno 26 agosto 1866, pubblicata nel «Bullettino dell’Associazione agraria friulana», può considerarsi documento e manifesto dell’umanesino risorgimentale: memorie storico-erudite e conoscenza scientifica non possono essere separate, perché il progresso è l’unità dei due aspetti. La difficile esperienza dello zio Iacopo quale conservatore di Museo e Biblioteca dal 1866 al 1870 servì a P. per maturare il Piano organico e regolamento del civico museo e biblioteca (1877). Nella lettera indirizzata al municipio di Udine egli, da un lato, distingueva i compiti del bibliotecario e del conservatore (Cargnelutti), dall’altro avviava lo «splendido sviluppo bibliotecario successivo» (Vecchiet). La pubblica biblioteca doveva sostenere le esigenze culturali di una «regione completa», contribuire alla conoscenza del Friuli e dei suoi problemi, consolidare una cultura attiva come quella che emerse, per esempio, dalla Relazione del Consiglio provinciale intorno alle condizioni igienico-sanitarie dei Comuni della Provincia di Udine (1885). Consumi alimentari, abitazioni rurali, acquedotti, rogge, cimiteri, malaria e pellagra furono infatti studiati assieme con le istituzioni scolastiche, in una visione complessiva di sviluppo sociale. Anche La relazione della Commissione geologica sulle fonti di Zompitta, firmata con Torquato Taramelli e Annibale Tommasi nel 1886, mosse in questa direzione, mentre La relazione dei terremoti avvenuti in Tolmezzo ed in altre località del Friuli nell’anno 1889, pubblicata a Roma nel 1893, dopo aver sottolineato l’esigenza di un sistema di rilevatori sismici per la tranquillità delle popolazioni carniche, ribadì i doveri della scienza verso la comunità, la necessaria associazione delle menti per risolvere i problemi del territorio. Il Novo vocabolario friulano, pur essendo opera incompleta (Frau), concluse la ricca e complessa esperienza culturale di P. Il friulano come lingua aveva dimostrato e cementato l’unità della regione, aveva giustificato indagini che, pur disposte su piani diversi, restarono tra loro sempre in reciproco rapporto. Il masso erratico che ai Laghi di Fusine gli fu dedicato nel 1926, secondo la volontà di Olinto Marinelli con elogio di Michele Gortani, e la citazione di Arrigo Lorenzi al discorso inaugurale del XIII congresso geografico italiano, tenutosi a Udine nel settembre del 1937, quando presentò Il Friuli come regione naturale e storica, confermano come ogni successiva definizione geografica del Friuli, ogni peregrinazione naturalistica, ogni riflessione geologica abbia riconosciuto in P. il maestro di una scuola che nella cultura italiana, a livello di geografia e geomorfologia, rappresentò l’eccellenza.

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Bibliografia

C. GIUSSANI, Bibliografia friulana. Florae forojuliensis Syllabus, «L’Alchimista», 6 (1855), 315-316; G. MARINELLI, Giulio Andrea Pirona, «In Alto», 7 (1896), 7; A. TELLINI, Giulio Andrea Pirona. Il battesimo del grande masso erratico “Giulio Andrea Pirona”, ibid., 39 (1927), 16-18; A. LORENZI, Il Friuli come regione naturale e storica (Discorso inaugurale), in Atti del XIII Congresso Geografico Italiano tenuto in Friuli, 6-12 settembre 1937, Udine, Del Bianco, 1938, 67-85; Giulio Andrea Pirona.

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