RUGI NICOLÒ

RUGI NICOLÒ (? - 1411)

scrittore papale

Immagine del soggetto

Messale romano lasciato al capitolo di Cividale da Nicolò Rugi (Cividale, Museo archeologico nazionale, cod. LXXXVIII, f. 145v).

Nacque a Cividale verso la metà del XIV secolo, figlio di Giovanni Ruiis da Borgo Ponte; il contatto con gli ambienti umanistici ed i suoi interessi culturali lo indussero successivamente a modificare il proprio cognome nel più latineggiante de Rugis. Compì verisimilmente nella città natale la sua prima formazione, mentre è incerto dove abbia acquisito il titolo di “magister artium” col quale è designato in qualche documento. Fu impiegato presso la cancelleria papale forse già dal 1389: fu “scriptor et abbreviator litterarum apostolicarum”, ma in più momenti ricoprì anche le cariche di “computator” e “rescribendarius”. Contemporaneamente mantenne i contatti con la patria, soprattutto nell’intento di acquisire benefici ecclesiastici: fu così canonico di Udine, Aquileia e Cividale, mentre dal 1400 la vacanza della pievania di Tricesimo, contestualmente unita al decanato di Udine, lo fece aspirare anche a tale carica. Sorse allora una lite, mai definitivamente risolta, tra il R. ed il protonotario udinese Iacopino del Torso: entrambi rivendicavano infatti il diritto al titolo per concessione del papa Bonifacio IX, che con una bolla del 9 aprile aveva autorizzato i decani di Udine ed Aquileia a dare al R. il possesso della pieve, conferita tuttavia con un’altra bolla anche al del Torso; quest’ultimo fu appoggiato dal patriarca Antonio Caetani mentre il primo fu sostenuto da Antonio Pancera, che sarebbe divenuto patriarca nel 1402. Fino almeno al 1404 il R. dimorò a Roma e proseguì nel suo impiego presso la curia papale; dal 1407 rientrò definitivamente a Cividale, e il patriarca ed il capitolo di Aquileia gli donarono una casa in borgo S. Pietro in cambio di un simbolico censo annuo. ... leggi Nel 1409, in occasione del concilio di Cividale tenuto da papa Gregorio XII, oltre a partecipare alle sedute e ricevere incarichi di una certa responsabilità, fu nominato scrittore della penitenzieria. Il 3 aprile 1410 fece testamento a favore dei figli Pietro Nicolò e Maria; è incerto se l’Antonio ripetutamente nominato anche come compagno di studi di Pietro Nicolò fosse pure figlio del R. Parte delle disposizioni testamentarie del R. riguardano la sua biblioteca, e fanno luce sull’ambiente culturale cividalese dell’epoca e sugli interessi, di impronta umanistica, del testatore. Il R. possedeva, per esserne proprietario o per averli avuti in prestito, numerosi classici della letteratura latina, tra cui Ovidio, Terenzio, Virgilio, Giovenale e diverse opere di Cicerone; oltre a questi vanno menzionati il Graecismus di Eberardo da Béthune e un Boezio. Non mancavano nemmeno i testi giuridici, la cui presenza era verisimilmente dovuta agli studi compiuti dal R., forse nella stessa Bologna dove intendeva indirizzare, presso maestro Giusto del Friuli, anche il figlio. Dei libri liturgici si è forse conservato un messale «novum nondum ligatum neque de pinello aminiatum», che facilmente corrisponde all’attuale manoscritto Cividale del Friuli, Museo archeologico nazionale, LXXXVIII. Di molti altri libri, da richiudersi in una cassa e conservarsi presso il capitolo cividalese per tre anni, non è purtroppo specificato il titolo. Il 23 novembre 1410, nell’intento di conservare i propri privilegi ed in particolare la pieve di Tricesimo, il R. proclamò solennemente, dinanzi al capitolo cividalese, la sua fedeltà a Giovanni XXIII antipapa, presso il quale era in procinto di recarsi il 19 giugno del successivo 1411. Morì dopo tale data, e prima del 29 ottobre, quando il suo canonicato cividalese passò a Candido da Amaro.

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Bibliografia

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