SACILOTTO ROMANO

SACILOTTO ROMANO (1875 - 1952)

libraio

Immagine del soggetto

La manifestazione del primo maggio 1919 a Pordenone in una fotografia di Romano Sacilotto (collezione privata).

Nacque a Pordenone l’11 maggio 1875 da Pietro e Maria Madri. Quando, nel 1904, venne compilata la sua scheda biografica come sovversivo, il giovane libraio era il più maturo tra i giovani dirigenti del Partito socialista pordenonese, costituitosi nel 1901. Aveva frequentato le scuole tecniche fino al terzo anno ma, non avendo più una famiglia alle spalle, aveva dovuto avviare un’attività economica per mantenersi. Si segnalò grazie all’infaticabile lavoro di propagandista e di organizzatore. Socio della società operaia di mutuo soccorso, veniva così descritto dai poliziotti: «Fa propaganda dei principi socialisti con alquanto profitto, fra gli operai dei diversi opifici esistenti nel Comune di Pordenone, inducendoli a costituirsi in lega di resistenza o ad iscriversi a quelle già costituite. […]. Non prese parte a manifestazioni speciali del partito, ma negli scioperi degli operai dei diversi Cotonifici, avvenuti nei mesi di aprile e maggio 1904 egli fu uno dei principali consiglieri degli scioperanti alla resistenza, mentre fingeva presso le Autorità e le amministrazioni degli stabilimenti di prestarsi per la risoluzione della vertenza. Nel 29 Aprile 1903 ricorrendo una festività in paese, fu uno degli organizzatori di una comitiva che girò la città, schiamazzando ed emettendo grida sovversive». Coerente nella sua attività organizzatrice, dal 1920 al 1922 fu assessore comunale all’annona. Nel corso delle incursioni fasciste a Pordenone, il suo negozio venne distrutto varie volte e lui stesso rischiò di morire tra le fiamme. Durante il fascismo visse in autoesilio nel suo magazzino di via Mazzini, prestando assistenza economica ai vecchi compagni in difficoltà. Si allontanò solamente durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, per la pericolosa vicinanza con la stazione ferroviaria. ... leggi Fu così che nel 1944 sfuggì agli arresti di massa effettuati dai tedeschi, ma al suo posto fu arrestato il figlio Bruno. Nel dopoguerra riprese la sua attività con il Partito socialista italiano di unità proletaria (PSIUP) e poi, dopo la scissione socialista del 1947, con il Partito socialista dei lavoratori italiani (PSLI) di Giuseppe Saragat. Morì a Pordenone, il 15 novembre 1952, «dopo una vita di intenso lavoro illuminata da alti ideali di conquiste sociali per i quali sopportò con forte animo sacrifici e persecuzioni», come recita l’iscrizione sulla lapide funeraria.

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Bibliografia

ACS, Casellario politico centrale, 4522/59719. G.L. BETTOLI, Una terra amara. Il Friuli Occidentale dalla fine dell’Ottocento alla dittatura fascista, Udine, IFSML, 2003; L. MIO, Gli amministratori comunali di Pordenone dall’Unità d’Italia, Udine, Guarnerio, 2010.

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