SCHIAVI

SCHIAVI

famiglia di costruttori

Immagine del soggetto

Il Sacrificio di Isacco, affresco monocromo di Angelo di Domenico Schiavi, 1761 ca. (Tolmezzo, duomo).

Immagine del soggetto

Disegno della facciata del duomo di Tolmezzo, copia del progetto originale di Domenico Schiavi eseguita dal figlio Angelo (Tolmezzo, canonica). Vergine in gloria e santi, affresco di Antonio Schiavi sul soffitto della navata della parrocchiale dei SS. Vito, Modesto e Crescenza di Paularo, 1775.

Immagine del soggetto

Adorazione dei pastori, affresco di Antonio Schiavi del 1775 nella parrocchiale di Paularo.

Attivi in particolare in Carnia – ma anche in Cadore e Istria – gli S. furono protagonisti dell’architettura sacra in regione dalla metà del XVIII secolo all’inizio del XIX. Numerosi sono i componenti della famiglia che, appartenenti almeno a tre generazioni, si incontrano diversamente impegnati in tanti cantieri. Originario di Lozzo Vicentino, il capostipite Domenico risulta documentato a Tolmezzo nel 1689, quando sposò Giulia di Bartolino Puppi, matrimonio dal quale nacquero tre figli, due femmine e un maschio, Angelo iniziatore dell’attività della prolifica famiglia. Dal matrimonio del 1711 tra Angelo e Orsola di Sopra nacquero numerosi figli in gran parte impegnati nell’impresa familiare, tra i quali si distinsero Domenico (1718-1795), l’architetto, e Antonio (1736-1783), il pittore. Alla terza generazione appartengono i figli di Domenico e del fratello Francesco (1721-1798), tra i quali si ricorda in particolare un secondo Angelo (1749-1817). Nel complesso le architetture degli S. si spiegano entro il gusto del recupero classicista divulgato in Friuli in particolare attraverso le costruzioni di Domenico Rossi e Giorgio Massari. Lungo l’arco montano gli S. replicarono gli schemi di un’architettura che, pur semplice, incontrò le attese di rinnovamento e “nobiltà” dei sacerdoti committenti e dei loro parrocchiani. Tre fascicoli di disegni e note manoscritte conservati presso i Musei Civici di Udine testimoniano del resto l’interesse degli S. per i modelli in particolare del Massari, del quale è riprodotta la pianta di S. Maria della Pace a Brescia, ma anche per una ricca tradizione trattatistica, da Vitruvio a Palladio e Scamozzi, fino ai manuali sulle novità delle tecniche e dei materiali contemporanei. ... leggi

Angelo di Domenico e Angelo d i Francesco. Due sono gli S. che rispondono al nome di Angelo, entrambi attivi nelle fabbriche della famiglia: l’uno figlio di Domenico, l’altro nipote del primo e figlio di Francesco. Iniziatore dell’attività familiare, A. di Domenico fu attivo in numerosi cantieri: in S. Maria Nuova a Serravalle di Vittorio Veneto, nelle parrocchiali di Pieve e di Candide in Cadore, nella chiesa di S. Stefano a Piano, nel Monte di pietà a San Daniele. L’attività di A. S. senior venne continuata in particolare dai figli Domenico e Antonio. Malgrado non sia sempre possibile distinguere l’intervento dei due omonimi, al figlio di Francesco sembrano corrispondere gli estremi biografici del più giovane (nato a Tolmezzo il 14 ottobre 1749, dove morì nel 1817) che avrebbe lavorato con il padre nella costruzione della parrocchiale di S. Ulderico a Sutrio, la cui progettazione spetterebbe però a Domenico, lo zio. Ormai nel secolo XIX, A. prestò la sua opera nel cantiere della parrocchiale di S. Agnese a Treppo Carnico, per la quale il padre Francesco realizzò l’elegante campanile con terminazione a cipolla. Un A. S. risulta infine anche nella costruzione, a partire dal 1786 su progetto di Mario Cortenovis, della parrocchiale di S. Daniele profeta ad Ampezzo.

Domenico, architetto. Nato da Angelo e Orsola il 31 gennaio 1718 a Tolmezzo, dove morì il 2 gennaio 1795, D. S. è l’architetto più attivo del Settecento in Friuli e in particolare in Carnia. Collegata alla committenza di Iacopo Linussio fu la prima opera di D. Nel 1738, appena ventenne venne incaricato della realizzazione a Tolmezzo della villa di proprietà del Linussio, al quale si deve anche la commissione per la progettazione del nuovo duomo. Alla costruzione del tempio, per il quale l’architetto aveva pensato una facciata dall’aspetto nobile e maestoso di quattro colonne giganti coronate da doppio timpano e con le consuete due nicchie ospitanti figure di santi, viene collegato con ogni probabilità l’incontro con il Massari. Significativo di un gusto che allora per le arti faceva riferimento a Venezia, il progetto dello S. fu inviato in Laguna per essere «esibito al celebre architetto Massari per l’ammenda di qualche errore se mai vi fosse onde resti ognuno assicurato della perfezione dell’opera». Dopo un decennio durante il quale operò nei territori del Cadore – a Lorenzago, San Vito, Auronzo, Candide, Pieve di Cadore, Perarolo e a Vallesella di Domegge – oltre che a Serravalle presso Vittorio Veneto, D. S. rientrò nel 1768 in Friuli per la costruzione della parrocchiale di Maiano. L’edificio, ora perduto insieme al campanile, venne realizzato da Domenico insieme al figlio Ilario e al fratello Antonio cui spettava la decorazione ad affresco. Al 1770 risale invece la progettazione per la nuova fabbrica della pieve di Tricesimo che, conclusa nel 1784, sembra realizzare il progetto che lo S. aveva ideato per il duomo di Tolmezzo. Nell’alta facciata timpanata e percorsa dalle quattro maestose lesene, lo S. ricava due nicchie dove impiega le statue che, provenienti dalla precedente chiesa, erano state realizzate da Bernardino da Bissone. All’aprirsi dello stesso decennio si colloca anche la realizzazione delle parrocchiali di Paularo e Dignano, dove lavorò insieme a Luca Andrioli, edifici entrambi rimasti incompleti nella facciata e ultimati solo successivamente. All’opera dello S. si devono anche la piccola Beata Maria Vergine della Neve a Ursinins Grande e la parrocchiale di Forni di Sotto. Ancora agli schemi massariani, e in particolare alla chiesa udinese di Santo Spirito, sembra guardare infine lo S. nella progettazione dell’edificio cui è affidata l’ultima documentazione della sua attività: abbandonata la consueta struttura a navata rettangolare su cui innestare un profondo abside, nella parrocchiale di Piano d’Arta lo S. mette in opera un edificio a pianta centrale di forma ottagonale che nel sovrapporsi dei pieni e dei vuoti crea nuovi effetti di chiaroscuro. Tra gli altri, anche a D. S. è stata attribuita la chiesa di S. Carlo a Gorizia, puntuale ripresa dell’edificio udinese del Massari. Numerose sono le chiese che, in attesa di studio e della conferma di nuovi documenti, vengono attribuite alla sua attività, come ad esempio la parrocchiale di Raveo la quale deve però l’aspetto attuale all’intervento novecentesco di Girolamo d’Aronco. Tra le costruzioni attribuite si ricordano inoltre la chiesa di S. Martino a Villa di Verzegnis, il disegno per la chiesa abbaziale di Moggio, la parrocchiale di S. Daniele a Cavazzo Carnico e la chiesa della vicina Cesclans, edifici tutti rispondenti ai modi dello S. Aperto a precisazioni, se non a integrazioni, rimane comunque l’elenco delle opere dello S. cui recentemente si aggiungono le parrocchiali di Cercivento e di Rigolato e il progetto della chiesa di S. Martino a Cividale. In particolare, tra le opere non documentate, va ricordata la chiesa di S. Ulderico a Sutrio. Caratterizzata dalle due alte torri laterali della facciata, delle quali una rimane incompiuta, la chiesa dimostra come lo S. – certo legato al classicismo veneto del Massari – non manchi di guardare al di là dalle Alpi, realizzando una delle più singolari costruzioni settecentesche della Carnia. Significativa dovette essere la fama dell’architetto anche tra la committenza civile, come si rileva a San Daniele del Friuli dove nel 1770 fu a capo del cantiere per la realizzazione del palazzo del Monte di pietà. Si ricorda infine la realizzazione da parte dello S. di due ponti sul fiume Tagliamento, impresa che, commissionata nel 1782, unisce le due parti del fiume presso Venzone e, più a monte, presso Amaro.

Antonio, pittore. Fratello del più celebre Domenico, nacque il 29 aprile 1736 a Tolmezzo, dove morì l’11 giugno 1783. Attivo in particolare nei cantieri dove era protagonista il fratello o gli altri membri della famiglia, A. S. fu continuatore per la Carnia degli schemi lasciati in Friuli da Giambattista Tiepolo. Esplicito omaggio all’Assunta della Purità è lo specchio centrale della decorazione del soffitto della parrocchiale di Villa di Verzegnis, dove tra il 1750 e il 1760 lavorava il fratello Domenico, e per la quale lo stesso A. affrescò la scena del Sacrificio di Isacco nel presbiterio, le immagini dei Profeti nel semicatino, le figure degli Evangelisti e Trinità nella volta. Rimandando per un’attenta considerazione della sua pittura alle ricerche in gran parte inedite di G. Pugnetti, si ricordano in particolare gli affreschi del duomo di Tolmezzo (raffiguranti nel soffitto della navata la Gloria della Vergine, le Tentazioni di Cristo, il Cristo e la Samaritana al pozzo; nel coro la Trinità in gloria, le Virtù; il Sacrificio d’Isacco). A. S. lavorò nei cantieri che la famiglia conduceva in Cadore: Santi Ermacora e Fortunato, Assunzione della Vergine, Santi Antonio Abate e Osvaldo, affresco, soffitto della navata, parrocchiale dei SS. Ermacora e Fortunato, Lorenzago (1755-58); Assunta, Trinità in gloria, Santi Vito e Modesto, affresco, soffitto della navata, parrocchiale dei SS. Vito e Modesto, San Vito di Cadore (1759 circa); Martirio di Santa Giustina, Gloria di Santa Giustina, Santi Prosdocimo e Lucano, affresco, chiesa di S. Giustina, Auronzo (1770 circa). Dopo il complesso ciclo messo in opera a partire dal 1761 nel duomo di Tolmezzo, A. S. effettuò numerose decorazioni ad affresco, legate in gran parte ai cantieri della prolifica famiglia di architetti e costruttori: l’Ascensione, San Giovanni Battista e San Giacomo Maggiore, Daniele nella fossa dei Leoni, Trinità, Virtù, Evangelisti, affresco, soffitto della navata e del presbiterio nella chiesa di S. Daniele a Paluzza (1764); Allegoria, affresco, soffitto della navata nell’Oratorio della Carità (ex istituto Renati) a Udine (1765 circa); Vergine in gloria e Santi, Adorazione dei pastori, Adorazione dei Magi, Sacrificio di Melchisedech, Evangelisti, affresco, soffitto della navata e presbiterio nella parrocchiale dei SS. Vito, Modesto e Crescenza di Paularo (1775); Trinità e Martirio di Santo Stefano, Evangelisti, Angioletti, Sacrificio di Isacco, affresco nel coro della parrocchiale di S. Stefano di Piano d’Arta (1776); Assunzione della Vergine, San Pietro liberato dall’angelo, Conversione di San Paolo, affresco, soffitto della navata e coro nella parrocchiale di Maiano, opera perduta (1778-79); Assunzione della Vergine, San Giovanni Battista, San Martino vescovo, affresco, soffitto della navata, Trinità, Evangelisti, affresco, presbiterio, Profeti, Sacrificio di Isacco, affresco, catino absidale nella chiesa di S. Martino a Villa di Verzegnis (1778). Oltre al documentato Crocifisso tra le Sante Agata e Apollonia, della chiesa di S. Quirino a Udine (1765 circa), gli vengono attribuiti alcuni altri olio su tela: Rebecca al pozzo, Lot e le figlie, Ritrovamento di Mosè, Mosè salvato dalle acque (Museo Carnico, Tolmezzo); Transito di San Giuseppe (già nell’Istituto Renati, ora Musei Civici di Udine); Crocifissione (chiesa di S. Nicolò a Caneva di Tolmezzo).

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Bibliografia

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