STEFANO D’ARTEGNA

STEFANO D’ARTEGNA

ecclesiastico, notaio, scolastico

Immagine del soggetto

Sottoscrizione di Stefano d'Artegna in un documento patriarcale.

Figlio di Pellegrino d’Artegna e della moglie Mergarda, dal 1189 “capellanus” del patriarca Goffredo e come tale attestato ad Aquileia e Cividale come responsabile della stesura di quattro documenti patriarcali. Ancora cappellano sotto il patriarca Pellegrino II, fu chiamato anche da questo per una importante registrazione. Anche Folchero si avvalse del cancelliere S., due volte, nel 1205 e nel 1206, all’inizio del suo patriarcato. Questa fu l’ultima eco della figura dell’“unico cancelliere” che aveva dominato ad Aquileia per cinque secoli e insieme per lungo tempo la fine di una specifica fisionomia della “cancelleria”. Nei documenti stesi sotto la sua responsabilità S. rinunciò al rinnovamento introdotto dai predecessori per ricorrere a modelli più antichi. Dove S. figurò come testimone, lo fece (per la prima volta nel 1190) nelle vesti di canonico di Aquileia o in quelle (dal 1201 al 1208) di “magister scholarum” di Aquileia. Nel 1210 comparve per la prima volta come decano del capitolo di Aquileia; poteva avere ottenuto questa dignità solo dopo l’8 febbraio 1208, ultima menzione del decano Aldigero. S. potrebbe avere affidato la direzione della scuola a quell’Ermanno qualificato dal 1211 come maestro. La formazione di S. doveva essere stata soprattutto giuridica. Viene identificato in quel “Stephanus magister scolarum”, che nel 1204 giunse a Roma per chiedere a papa Innocenzo III di confermare la candidatura di Folchero. ... leggi Nel 1207 fu uno dei due giudici nella causa tra il patriarca e il capitolo di Verona, nel 1210 e nel 1211 giudice delegato dal papa nella causa fra l’arcidiocesi di Salisburgo e la diocesi di Gurk (a questa occasione si deve anche la tradizione del suo sigillo). La sua attività di giudice veniva poi più volte menzionata in un’escussione del 1228. S. comparve inoltre come decano, per conto del capitolo di Aquileia o come testimone, l’ultima volta in un documento per Sesto del 10 aprile 1219. Morì probabilmente prima del 10 giugno 1224, prima attestazione di Corrado, suo successore nella carica di decano. Il Necrologio del capitolo di Aquileia lo nomina il 5 marzo come donatore di un manso presso Vendoglio e di diversi libri: «decreta sua et decretales» (Gratianus), «unum psalterium glosatum, istoriam scolasticam» (Pietro Comestori), «sermones constitutiones Innocentii pape et alios libros artis gramatice». Un’ulteriore nota del 26 gennaio si riferisce alla donazione di 10 marchi per l’acquisto di un allodio per la salvezza dell’anima dei suoi genitori. Il 14 settembre vi è registrata una Agata «soror Stephani decani Aquilegensis». Il decano Stefano nel libro della confraternita di Seckau può essere probabilmente identificato in S.

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Bibliografia

BIASUTTI, Cancellieri, 31; SCALON, Necrologium, 36, 45-46, 48-49, 118, 158, 303, 409; JONA, Note di diplomatica patriarcale, 245-302, in particolare 291-294; R. HÄRTEL, Das Kloster S. Maria zu Aquileia und die Vogtei der Grafen von Görz im 12. und 13. Jahrhundert, «Archiv für Diplomatik», 35 (1989), 297-419, in particolare 397-399; ID., Wolfger und das Schriftwesen in Oberitalien, in Wolfger von Erla, Bishof von Passau (1191-1204) und Patriarch von Aquileja (1204-1218) als Kirchenfürst und Literaturmäzen, a cura di E. BOSHOF - F.P. KNAPP, Heidelberg, Winter, 1994 (Germanische Bibliothek, 3/20), 139-194, in particolare 153-154; SCALON, Produzione, 139-140; HÄRTEL, Tre secoli, 229-262, in particolare 249.

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