TOMMASINI GIUSEPPE E GIACOMO

TOMMASINI GIUSEPPE E GIACOMO

stampatore

Immagine del soggetto

Marca tipografica degli stampatori Tommasini di Gorizia dall'edizione del 1782 della "Nefrotologia..." di Vincenzo Scati.

L’introduzione dell’arte della stampa nel goriziano ad opera di Giuseppe T. è conseguenza diretta dell’istituzione, sulle ceneri del patriarcato di Aquileia, dell’arcidiocesi di Gorizia, nel 1751. La necessità di disporre di testi da utilizzare per l’attività pastorale ed amministrativa infatti aveva spinto l’arcivescovo conte Carlo Michele d’Attems a chiamare in città il T., già attivo a Venezia. Le sue più antiche edizioni come stampatore «arcivescovile», si datano al 1755. In conformità alla carica ricoperta, la produzione del T., soprattutto nei primi anni di attività, fu legata in prevalenza all’impressione di edizioni religiose, tra le quali figura anche il primo periodico mai pubblicato a Gorizia, l’annuale «Kalendarium s. archiepiscopalis, & metropolitanae Ecclesiae Goritiensis» (1757-89). Nel 1764 è documentato l’avvio di una consistente produzione di opere teatrali, settore dove complessivamente sino alla fine del secolo vennero realizzate almeno trentacinque edizioni. In ogni caso, la ditta avrebbe prestato i propri torchi per la stampa di opere di vario genere, tra cui si possono ricordare, per l’importanza degli autori o dei testi, diversi lavori di Rodolfo Coronini Cronberg e La Eneide di Virgili tradotta in viars furlans berneschs dell’abate Gian Giuseppe Bosizio, in due tomi (1775). Negli anni Settanta ci furono due eventi di particolare importanza per la storia della stamperia: nel 1773 Valerio Valeri apriva una propria tipografia a Gorizia, che interruppe il regime di monopolio in cui il T. aveva lavorato sino a quel momento; nel 1777, invece, Giuseppe moriva, lasciando la ditta in mano al figlio Giacomo. ... leggi Nella conduzione dell’azienda il nuovo titolare si era appoggiato al romano Giuseppe Coletti, letterato da poco giunto a Gorizia, ma già ben introdotto negli ambienti culturali e aristocratici cittadini. L’intraprendenza del Coletti fu determinante per la sopravvivenza della stamperia sino ai primi anni dell’Ottocento. Nel 1778, per decreto aulico, la stamperia ottenne un ventennale «privilegium impressorium imperiale», che dava alla tipografia l’appalto per la stampa delle pubblicazioni ufficiali e scolastiche. Parallelamente venne avviata una produzione editoriale in lingua tedesca generalmente legata a scritti di autori locali. In questo ambito vanno ricordati alcuni periodici annuali, il più longevo dei quali fu l’«Instanz – und Titularkalender für Görz und Gradiska», del periodo 1792-99. La collaborazione con il Coletti si rivelò importante, fra l’altro, quando, per sua stessa iniziativa, venne fondata a Gorizia nel 1780, una colonia dell’Accademia Arcadia di Roma: il legame tra il letterato e lo stampatore permise infatti al T. di pubblicare i numerosi scritti degli arcadi romano-sonziaci. Inoltre, dopo che nel 1782 la contea di Gorizia aveva perso ampie porzioni della propria autonomia amministrativa a favore di Trieste, fu proprio grazie all’intercessione del Coletti che il T. ottenne non solo l’esclusiva decennale delle stampe erariali per il governatorato di Trieste, ma anche la licenza di aprire una filiale triestina della stamperia, diretta dallo stesso Coletti. Due anni dopo, il letterato divenne, però, l’unico proprietario della filiale da dove fece uscire il settimanale «L’Osservatore triestino» (estintosi solamente nel 1933). Intanto l’attività della stamperia goriziana proseguiva sotto la guida di Giacomo che dal 1782, sempre in collaborazione con il Coletti, aveva aperto anche una libreria. Tra le opere più importanti impresse negli ultimi decenni del secolo si ricorda Gli scrittori friulano-austriaci degli ultimi due secoli di Pietro Antonio Codelli, testo di cui il T. pubblicò la prima e la terza edizione (1783 e 1792). Va citata anche la temporanea associazione con Elia Morpurgo, gradiscano cui doveva spettare la supervisione di eventuali edizioni in ebraico. La collaborazione tuttavia non ebbe esiti rilevanti; si deve però menzionare la vendita di testi di interesse ebraico, presso la libreria del T. (vedasi l’avviso, stampato in tedesco ed ebraico, Nachricht an die Liebhaber der hebräischen Literatur, del 1783). Gli anni difficili per l’azienda cominciarono con il 1793, quando il T. non riuscì ad ottenere il rinnovo dell’appalto per le stampe erariali concessogli dieci anni prima dal governatorato di Trieste, esclusiva che andò, questa volta, al concorrente Valeri. La situazione peggiorò nel 1801, allorché la concorrenza riuscì ad ottenere anche altre commesse pubbliche. Giacomo morì nel 1797, ed il Coletti ne sposò la vedova, venendo nominato curatore dei figli minorenni del tipografo. La gravità della situazione indusse il letterato a tentare un trasferimento dell’officina goriziana a Capodistria, progetto che, tuttavia, naufragò definitivamente nel 1805. Negli stessi anni venivano alla luce le ultime edizioni della tipografia, pubblicate prevalentemente a nome dei «Fratelli Tommasini»; per il XIX secolo si tratta di poco più di dieci lavori; l’ultimo testo datato risale al 1806. In totale, nel XVIII secolo, la stamperia goriziana dei Tommasini produsse almeno 222 edizioni, cui va aggiunta l’impressione di manifesti e stampati di carattere amministrativo commissionati dalle autorità pubbliche, sicuramente ricca, ma difficilmente quantificabile.

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Bibliografia

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