TORRETTI GIUSEPPE

TORRETTI GIUSEPPE (1661 - 1743)

scultore

Immagine del soggetto

Il cenotafio del Beato Bertrando, statua di Giuseppe Torretti alla base dell'altare maggiore del duomo udinese, 1717-18.

Immagine del soggetto

Angelo turibolante, disegno a penna acquerellato seppia di Giuseppe Torretti (Udine, Civici musei).

Intagliatore protagonista della scultura veneta della prima metà del XVIII secolo, G. T. nacque a Pignano d’Asolo (Treviso) il 29 agosto 1661 e morì a Venezia il 13 dicembre 1743. Il T. lasciò in Friuli, dove fu attivo in numerosi cantieri, parte importante della sua opera che rimase modello privilegiato dalle maestranze locali durante tutto il secolo. Autore dalle maniere energiche e scattanti, sviluppò una scultura che segnò per le terre venete il passaggio dal gusto barocco alle forme del nuovo classicismo. Insieme con gli scritti di C. Semenzato, con le ricerche documentarie di G. Vio e con la scheda biografica di T. Scharman, la considerazione dell’opera che lo scultore veneto lasciò in Friuli si affida in particolare agli studi di P. Goi, intorno ai quali per necessità di sintesi si stringono le indicazioni bibliografiche di questa scheda. Su commissione del canonico Gian Domenico Bertoli, scolpì la figura della Vergine e i santi Ermacora e Fortunato dell’altare (1712-13) che, destinato alla basilica di Aquileia, venne invece poi realizzato insieme con P. Baratta per la parrocchiale di Mereto di Tomba, per la quale lo stesso T. eseguì anche la statua di San Michele (1714). Presente nei cantieri veneziani di S. Giorgio, di S. Stae, della chiesa dei SS. Biagio e Cataldo alla Giudecca, l’artista lavorò a fianco degli architetti Domenico Rossi e Giorgio Massari, presto anch’essi attivi in Friuli. ... leggi Dopo non pochi interventi in Laguna, tra i quali il rilievo per il parapetto dell’altar maggiore progettato dal Rossi per la chiesa dell’isola di Poveglia, il T. era nuovamente in Friuli. Nel 1718 su commissione dei Manin scolpì l’Arcangelo Michele e il tabernacolo per la parrocchiale di Rivolto. Parte importante dell’opera che lo scultore svolse in Friuli è collegata all’intervento dei Manin, commissioni considerate per l’aspetto documentario soprattutto da M. Frank. Accanto al Rossi, lavorò a servizio dei Manin che affidarono in particolare ai due maestri veneti la celebrazione della raggiunta nobiltà. Insieme con il celebre architetto, il T. fu incaricato della parte scultorea dei tre principali monumenti eretti in Friuli dalla nobile famiglia: la trasformazione dell’interno del duomo di Udine, gli altari della cappella di S. Andrea Apostolo nella villa di Passariano, la loro cappella cittadina intitolata alla Natività della Vergine. Alla sua direzione fu affidata infatti l’immagine scultorea dell’intervento nel duomo udinese. In particolare al T. spetta il gruppo dell’altare maggiore dell’Arcangelo Gabriele e della Vergine Annunziata affiancati al cenotafio del Beato Bertrando (1717-18). Responsabile della regía della decorazione plastica del presbiterio, il T. è presente nel monumento a Manino Manin – quello di sinistra – con la figura della Ricchezza economica. L’artista operò anche per gli altari della navata: L’Annunciazione e La Visitazione in quello delle Reliquie; gli Angeli e le scene della Consegna delle chiavi a San Pietro e La Cena di Emmaus in quello del Santissimo Sacramento. Il T. soprintese anche ai lavori dell’arredo ligneo con l’esecuzione degli stalli del coro (1720-21) e dei rilievi del pergamo (1741). Dell’attività che il T. svolse a Venezia negli anni tra la fine del secondo decennio e i primi anni del terzo, di particolare interesse è la commissione ancora a carico dei Manin per la chiesa dei Gesuiti. A un nuovo incarico della famiglia friulana si deve il ritorno del maestro veneto, che per la chiesa di S. Pietro Martire a Udine scolpì San Antonio e il dossale dell’altare (1722). Negli stessi anni si colloca l’impresa dell’apparato scultoreo della cappella della villa di Passariano, per la quale sono documentati i pagamenti tra il 1722 e il 1725. Nella cappella, sistemata dal Rossi secondo gli schemi palladiani della pianta centrale, il T. sviluppò un articolato ciclo di temi e figure: il velario dell’altar maggiore; i rilievi degli altari minori (Miracolo di San Antonio, Morte di San Giuseppe); il Crocifisso, l’Immacolata Concezione, l’Addolorata e le Anime purganti nella sacrestia; le statue della Vergine e dei Quattro Evangelisti all’esterno. Allo stesso decennio appartiene l’immagine di San Antonio col Bambino – firmata IOSEPHI TORRECTI e datata al MDCCXXVIII – che lo scultore lasciò nell’altare maggiore della parrocchiale di Torviscosa accanto al San Francesco dei Groppelli. Dopo i lavori per le chiese veneziane di Santo Spirito e (ancora su commissione dei Manin) di S. Lorenzo, il T. rientrò a Udine. Sul finire degli anni Trenta si colloca infatti l’importante commissione per la parte scultorea della cappella cittadina della famiglia. Realizzato ex novo negli anni tra il 1733 e il 1736, il tempietto a pianta ottagonale è singolare incontro tra architettura, ancora ad opera del Rossi, e scultura. Nella stessa sensibilità per il recupero di un classicismo in senso rinascimentale sembrano qui trovare accordo il Rossi – anche se per la facciata si è pensato a Giuseppe Pozzo – e G. T. che insieme danno vita a un edificio che, dal rigore intellettuale del tutto nuovo, non perde però di energia e forza espressiva. Sulle pareti della cappella lo scultore mette in scena una narrazione serrata: l’altare con l’immagine della Madonna col Bambino e in rilievo alle pareti le Storie della Vergine (Nascita, Visitazione, Presentazione al tempio, Purificazione; rilievi realizzati tra il 1729 e il 1732). Malgrado negli anni Trenta la sua attività sia soprattutto documentata in Veneto, il T. mantenne il prolifico legame con il Friuli e nel 1738 venne pagato per le figure dei Santi Pietro e Paolo della parrocchiale di Mortegliano. Ancora ai Manin si collega infine nei primi anni Quaranta la commissione all’ormai ottantenne scultore di un San Pietro per la parrocchiale di Pozzuolo del Friuli. Entro il percorso che negli ultimi decenni a fatica sta facendo riemergere i nomi e i fatti dell’altaristica e della scultura sei e settecentesca in Friuli, la considerazione dell’attività del T. rimane aperta. Agli interventi di maggior prestigio, gli studi più recenti hanno aggiunto per il Friuli significative altre opere: le commissioni per le statue dell’altar maggiore del duomo di San Daniele vengono recentemente precisate dagli studi di Goi, integrando così l’importante presenza dello scultore veneto a San Daniele, dove Semenzato gli attribuisce il paliotto dell’altare maggiore del santuario della Madonna di Strada; la Madonna con Bambino nell’altare maggiore della chiesa parrocchiale di Santa Maria di Sclaunicco; le statue di San Giovanni Battista e dell’Arcangelo Gabriele di Faedis, ora a Campeglio; il gruppo della Madonna con il Bambino di palazzo Badini a Pordenone; il rilievo della Santissima Trinità dell’oratorio di villa Denti-Pecile a San Giorgio della Richinvelda nel pordenonese. Ad arricchire la presenza del T. in Friuli si aggiungono infine opere provenienti da chiese con ogni probabilità veneziane: La Pietà, il tabernacolo, e i due Angeli (datati 1719) dell’altar maggiore, la cornice marmorea dell’altare del Rosario, nella parrocchiale di Cordenons (opere giunte nel 1814); il San Giuseppe della pieve di Trivignano Udinese.

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Bibliografia

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