ZORATTI EGIDIO GIOVANNI

ZORATTI EGIDIO GIOVANNI (1885 - 1971)

avvocato, banchiere

Nacque in Udine il 1° settembre 1885 da Ludovico, stimato ingegnere civile, e Teresa Zanussi, unica figlia di Angelo, possidente di Castel d’Aviano. Conseguita la maturità classica presso il Liceo ginnasio Iacopo Stellini, nel 1904 si iscrisse alla Facoltà di ingegneria dell’Università di Bologna per poi, dopo poche lezioni, ottenere il trasferimento alla Facoltà di giurisprudenza, per la quale si sentiva maggiormente portato. Trasferitosi nel 1905 all’Università di Padova, si laureò l’11 luglio 1908 con una tesi sugli Statuti friulani, superando nell’ottobre dello stesso anno gli esami di procuratore alla Corte d’appello di Venezia e nel 1910 quelli di avvocato a Bologna. Svolse la sua professione prevalentemente in Friuli, frequentando in Udine lo studio degli avvocati Giuseppe Girardini ed Emilio Nardini. Nonostante i successi in campo sia civile che penale, mantenne vivi i suoi interessi per altre attività estranee alla professione, dimostrando attenzione per le novità della vita economica e sociale del tempo. Tra le iniziative da lui intraprese negli anni che precedettero la grande guerra, vanno ricordate la fondazione della Banca popolare di Aviano (1910, fusasi per incorporazione con la Banca del Friuli nel 1919), di cui fu anche vicepresidente; la promozione delle mutue assicuratrici contro i sinistri del bestiame e contro gli incendi «allo scopo di trattenere e utilizzare in loco i capitali che si convogliavano verso grandi compagnie di assicurazione»; la costituzione di una società elettrica per dotare Aviano dell’illuminazione, sfruttando le opere portate a termine dalla Società del Cellina. ... leggi Non mancò di interessarsi della vita politica e, se in gioventù aveva partecipato ad alcune riunioni di giovani cattolici, ben presto si accorse «di essere liberale fin dalla nascita». Nel febbraio 1914 sposò Cecilia Balliana, ma la «pace domestica durò poco», in quanto nel giugno 1915 si arruolò volontario, quale sottotenente di prima nomina, nell’8° reggimento Alpini di Udine. Durante il periodo bellico, anche se incaricato di trattare le requisizioni alle dipendenze dell’ufficio fortificazioni di Udine, prestò spesso servizio presso i tribunali di guerra. Al termine del conflitto riprese l’attività professionale e, su invito di Domenico Pecile, costituì la sezione economico-sociale dell’Associazione agraria friulana, dedicandosi in particolar modo alla definizione dei patti agrari con le leghe bianche e le leghe rosse. Si astenne dalla vita politica, in quanto dopo la prima guerra tutto si svolse contro «quegli ideali di libertà che costituivano la [sua] innata aspirazione». Continuò tuttavia a dedicarsi ad attività di tipo culturale e filantropico, ad esempio nell’Istituto Renati, di cui fu prima consigliere (dal 1920) e poi, dal 1933, presidente, carica che mantenne fino alla morte. Con la caduta del fascismo, e in special modo negli anni dell’occupazione nazista, non esitò a rappresentare, con il nome di Eugenio, il Partito liberale nel Comitato di liberazione nazionale (CLN) di Udine. In proposito Z. ricordò che le riunioni avvenivano «con preavvisi personali anche immediati, or qui or là, ma di preferenza presso le istituzioni cattoliche che offrivano i migliori rifugi per eludere le ricerche poliziesche delle famigerate S. S.». Il 29 gennaio 1945, in seguito a una delazione, fu arrestato dalla Sichereits Dienst. Interrogato e fustigato per ore, non cedette alle richieste di rivelare anche un solo nome dei membri del Comitato. Il 25 febbraio dello stesso anno fu deportato a Dachau, dove venne identificato con il numero 142157. Tra stenti, privazioni e umiliazioni, la prigionia durò fino al 29 aprile successivo, quando, avvicinandosi gli alleati, le SS abbandonarono il campo. Nelle more tra la liberazione e il rimpatrio (27 maggio), fece parte del Comitato nazionale italiano insieme ad altri friulani, tra i quali Faustino Barbina e Paolo Spezzotti. Nel secondo dopoguerra, ripresa l’attività professionale, continuò a dedicare le sue cure al comune di Udine, quale vicesindaco nominato dal CLN – era sindaco l’avvocato Giovanni Cosattini – e come consigliere, unico eletto nel 1946 fra i candidati liberali. In qualità di presidente dell’ordine degli avvocati di Udine, dovette affrontare i giudizi di epurazione onde verificare il comportamento degli iscritti. Al rientro, l’Associazione agraria friulana e la Banca del Friuli lo vollero come presidente, mentre la locale Deputazione di storia patria lo elesse vicepresidente. Fu inoltre eletto presidente dell’Ente economia montana, incarico cui rinunciò nel 1950, insieme a quelli di consigliere comunale e di presidente dell’ordine, a causa delle declinanti condizioni di salute, che facevano presagire il peggio. Ciò nonostante, decise di mantenere la presidenza della Banca del Friuli, dell’Istituto Renati, come pure la partecipazione a enti economici e culturali. Va infine ricordata la sua inclinazione per gli studi storici, cui aveva atteso sin da giovane, come dimostrano alcune delle sue pubblicazioni: Il Castello di Aviano, Udine, 1905; Gli Statuti di Prata e le loro derivazioni legislative, Udine, 1908; Gli Statuti comunali friulani: saggi degli antichi diritti nelle costituzioni medioevali italiani, Udine, 1921; L’Italia dagli albori del Risorgimento ai tempi nostri, 1-2, Udine, 1959-1960; Il Friuli nel Risorgimento italiano: panorama di storia friulana degli ultimi due secoli, Udine, 1962. Morì a Udine il 18 ottobre 1971.

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Bibliografia

E.G. ZORATTI, Io ancora vivo. Ricordi autobiografici e di vita friulana con frammenti di storia remota e recente, Udine, s.n., 1968.

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