ZORN LUIGI MATTIA (1834-1897)

ZORN LUIGI MATTIA (1834-1897)

arcivescovo di Gorizia

Immagine del soggetto

L'arcivescovo Luigi Mattia Zorn.

Nacque a Prvačina/Prevacina, allora comune del Circolo di Gorizia nel Litorale austro illirico, il 13 gennaio 1834, da Anton, primo maestro della locale scuola elementare, e Marijana Gregorič. La sua prima formazione fu curata, oltre che dal padre, dal parroco Matija Madon, che indirizzò il piccolo Z. al ginnasio inferiore statale di Gorizia (1844-1852). L’esito eccellente dell’esperienza ginnasiale aprì al giovane Z. allettanti prospettive accademiche ma egli decise di orientare altrimenti il proprio futuro: dal 1852 al 1856 frequentò il Seminario Centrale di Gorizia, conseguendo alla fine il voto massimo (‘Erste mit Vorzug’) in teologia pastorale, catechetica e pedagogia. Ottenuta la dispensa (gli mancava infatti un anno dal compimento dell’età minima), ricevette la consacrazione sacerdotale il 13 gennaio 1857, giorno del suo ventitreesimo compleanno, a Gorizia, per mano dell’arcivescovo Andrea Gollmayr. Vista la necessità di procedere ad un aggiornamento del corpo docente del ‘Centralseminar’ goriziano, il presule chiese ed ottenne che il giovane neomista fosse ammesso al prestigioso ‘Institutum sublimioris educationis presbyterorum ad sanctum Augustinum’ di Vienna, noto come Frintaneum, luogo preposto alla formazione della futura élite ecclesiastica della monarchia asburgica. Vi rimase per oltre tre anni e il 3 agosto 1860 conseguì la laurea in teologia presso l’università di Vienna con la dissertazione De oblationibus veteris ecclesiae. Nella capitale coltivò amicizie importanti e durature, come quella con il goriziano Ivan Nepomuk Hrast, anch’egli convittore al Frintaneum, ed il futuro vescovo di Trieste e Capodistria, Ivan Nepomuk Glavina. ... leggi Con il rientro di Z. a Gorizia, l’arcivescovo Gollmayr poté avvalersi del qualificato apporto di colui che definì «il migliore dei miei sacerdoti», presto nominato, il 10 ottobre 1860, economo e vice rettore del Seminario Centrale. Allorché Hrast ottenne (giugno 1861) le cattedre di storia della Chiesa e diritto ecclesiastico, lasciando vacante la cattedra di teologia fondamentale, Z. abbandonò i precedenti incarichi ed assunse quello di professore supplente di quella disciplina; all’inizio dell’anno scolastico 1862-63, gli fu affidata anche la supplenza di teologia dogmatica. Diventò poi (1863) professore titolare di queste due discipline e tale rimase fino al 1880, quando il suo posto fu preso dal supplente don Anton Gregorčič. Sulla scia di quanto stava smuovendo la struttura dell’intera monarchia danubiana, nella metà degli anni Sessanta, il seminario goriziano fu teatro di vivaci contrapposizioni tra chierici delle diverse nazionalità ivi presenti; il rettore Hrast fu il convinto promotore di un impegno teso alla valorizzazione delle diverse espressioni linguistiche e culturali degli alunni (italiani, friulani, sloveni, croati) pur sempre ispirata ad un atteggiamento di onesta equidistanza e di preminenza degli interessi spirituali. L’esperienza, col tempo, si rilevò fallimentare: le pressioni dell’esterno finirono col prevalere. Dopo la morte di Hrast, avvenuta nel settembre 1874, Z. gli successe nella direzione dell’istituto e ne ereditò altresì i propositi di preservarsi alieno da dispute settarie. Diede nel contempo prova di un’affidabilità cui corrispose, in pochi anni, l’assunzione di sempre maggiori responsabilità: tra il 1875 ed il 1881 divenne canonico onorario del capitolo goriziano e consigliere concistoriale, membro del consiglio scolastico distrettuale, esaminatore prosinodale, giudice del tribunale arcivescovile, ispettore ecclesiastico delle scuole elementari e membro della commissione ecclesiastica; infine canonico effettivo. Quando mons. Glavina fu chiamato alla guida della diocesi di Trieste e Capodistria, l’imperatore Francesco Giuseppe il 24 agosto 1882 lo designò quale successore alla sede vescovile di Parenzo-Pola, nomina poi confermata il 25 settembre dal pontefice Leone XIII. Mons. Gollmayr lo consacrò vescovo a Gorizia, assistito dai suffraganei, mons. Glavina e da mons. Feretić, vescovo di Veglia (14 gennaio 1883). La durata di questa prima stagione episcopale fu assai breve (4 marzo-22 giugno 1883): aveva appena iniziato le visite pastorali quando la morte dell’arcivescovo Gollmayr rese vacante la metropolia di Gorizia; tra i potenziali candidati proposti (Eugenio Carlo Valussi, Janez Kulavic, Giovanni Giacomo della Bona, Ivan Glavina) Z. fu ritenuto idoneo grazie alla conoscenza delle quattro lingue parlate nel Litorale, corollario di ulteriori qualità unanimemente riconosciutegli. Nonostante le petizioni dei parentino-polesi rivolte al papa ed al sovrano al fine di conservare il proprio pastore, Z. fu nominato arcivescovo di Gorizia con sovrana risoluzione del 22 giugno 1883 (la conferma papale giunse il 9 agosto successivo) ed il 14 ottobre fu solennemente intronizzato nella cattedrale goriziana. Friulani, italiani e sloveni salutarono con entusiasmo l’avvento di un nativo della diocesi per la prima volta dai tempi delle dimissioni di mons. Edling (1784); ne fu felice espressione il sonetto celebrativo composto in friulano dal sacerdote sloveno Andrej Marušič. Fin dagli esordi risaltò la cifra eminentemente pastorale dell’episcopato di Z., il quale conservò un’indole mite e sensibile, lontana dalle iperboli partigiane proprie della contesa politica: le sue stesse lettere pastorali toccarono argomenti politici molto di rado. Nel 1884 iniziò la visita pastorale, durata sette anni; consacrò 15 chiese nuove o rinnovate; seguì attentamente la formazione spirituale del clero nel seminario e fuori di esso; fondò istituzioni educative – quali il convitto S. Luigi per gli studenti italiani e l’Alojzijevišče per quelli sloveni – attuò gli indirizzi del pontificato leonino sul piano sociale e dottrinale; incentivò i pellegrinaggi e le devozioni popolari, assieme al culto eucaristico e quello legato al S. Cuore; protesse la Società ceciliana per la riforma del canto ecclesiastico. In ogni cosa, sino alla fine, antepose la ricerca dell’unità e della concordia tra le varie anime della diocesi. Nel diuturno lavoro Z. fu costantemente coadiuvato da amici e collaboratori, diocesani e non, tra i quali vanno ricordati i futuri presuli Giovanni Battista Flapp, Anton Mahnič, Andrea Jordan, F.B. Sedej, nonché il vescovo di Lubiana Jakob Missia, ispiratore della lettera collettiva degli ordinari della provincia ecclesiastica illirica nel 1887 contro la strumentalizzazione politico-nazionale della liturgia paleoslava da parte della stampa. L’aspra contrapposizione sorta anche in ambito cattolico, tra lo schieramento filo-liberale e quello integrista, in cui peraltro gli ecclesiastici svolgevano ruoli di primo piano, minarono le fondamenta dell’operato pastorale di Z., mentre nella vicina Trieste si consumava l’infelice epilogo dell’episcopato di mons. Glavina (1895) che Z. in quanto metropolita dovette gestire. Il deteriorarsi della situazione lo addolorò a tal punto da compromettere le sue facoltà mentali, tanto da indurlo ad imputare a sé l’origine della crisi verificatasi in occasione delle elezioni politiche del marzo 1897, precedute da forti tensioni tra i seguaci di Luigi Faidutti e del suo rivale Adamo Zanetti, vincitore grazie all’appoggio liberale. Papa Leone XIII rifiutò di accogliere le dimissioni rimesse da Z., come aveva già fatto nel 1886. Nonostante questa ed altre autorevoli attestazioni di fiducia, minato da disfunzioni cardiache e dalla depressione dinanzi all’evidenza della propria solitudine ed inadeguatezza, il 25 giugno 1897 Z. fu ricoverato nella clinica privata per malati psichici del dott. Svetlina, a Vienna, dove morì l’8 luglio 1897. La salma dell’arcivescovo giunse in treno a Gorizia e sepolta nel cimitero cittadino della Grazigna per essere tumulata, nel 1919, assieme ai resti degli altri presuli, nella cripta della metropolitana.

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Bibliografia

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