ALTAN DI SALVAROLO ALESSANDRO

ALTAN DI SALVAROLO ALESSANDRO (1533 - 1572)

letterato

Immagine del soggetto

Sigillo tombale con arme d'alleanza Altan di Salvarolo e Mantica del 1555 (Pordenone, duomo).

Nacque dal conte Enrico e dalla patrizia veneziana Girolama Michieli nel 1533. Nel 1548, all’età di quindici anni, si trasferì a Padova e si iscrisse all’Università. Inizialmente si dedicò allo studio della filosofia sotto la guida di Lazzaro Bonamico; in seguito rivolse i propri interessi verso la giurisprudenza, avendo come insegnante Tiberio Deciani. Gli anni padovani si rivelarono per il nobile friulano molto stimolanti dal punto di vista culturale con lo studio delle opere di Cicerone, Livio, Plinio, Valerio Massimo e con la nascita di relazioni significative sul piano intellettuale, destinate a protrarsi nel tempo, come dimostra il suo ricco epistolario in volgare e in latino. Alla morte del padre, l’A. fu costretto a tornare in Friuli, senza poter terminare gli studi: come fratello maggiore dovette amministrare i beni e le giurisdizioni di famiglia, venendo coinvolto ripetutamente nelle discordie che, in questo periodo, dividevano la sua consorteria. I numerosi problemi che il giovane conte dovette affrontare non lo distolsero dall’amore per le lettere. Nel 1554 indirizzò a Cosimo Lauro da Piacenza un Commentario sopra un sonetto di Curzio Gonzaga fatto in morte della contessa Bradamante sua sorella. Alcuni anni più tardi, nel 1559, compose una orazione per celebrare l’elezione del nuovo doge Girolamo Priuli (1559-67), con la non celata speranza di poterla recitare in sua presenza. Non riuscì però nell’intento, limitandosi quindi a pubblicare l’anno successivo l’opera a sue spese a Venezia, presso Andrea Arrivabene. Con la maggiore età dei fratelli Orazio e Giovanni Battista, l’A. delegò loro gli affari di famiglia e si trasferì nuovamente a Padova per alcuni anni. ... leggi Successivamente intraprese un viaggio in Italia, che lo portò a Roma e a Firenze. Nel capoluogo toscano cadde malato e decise di tornare al castello di Salvarolo, dove morì nel 1572 all’età di trentanove anni. Tra le altre opere edite del conte si ricordano Sylva rerum, una raccolta di lettere di ispirazione classica, Loci communes, uno studio su alcuni passi delle sacre scritture e dei padri della Chiesa, De Palma divina e De Uno Aeterno. Rimane, invece, incompiuto il suo trattato di geografia Descrizione di tutta la Terra secondo l’ordine di Tolomeo.

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Bibliografia

LIRUTI, Notizie delle vite, II, 317-319; DI MANZANO, Cenni, 12.

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