CATULLO TOMMASO ANTONIO

CATULLO TOMMASO ANTONIO (1782 - 1869)

geologo

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Il geologo Tommaso Antonio Catullo (Padova, Università degli Studi).

Nacque a Belluno il 9 luglio 1782; le ristrettezze economiche della famiglia lo costrinsero a lavorare come sarto, mentre completava gli studi. Dopo il ginnasio si dedicò con profitto allo studio della matematica, della chimica e della medicina presso l’Università di Padova. Dal 1811 al 1815 fu professore di chimica e di storia naturale presso il Liceo di Belluno; con la soppressione di questa scuola, si trasferì al Liceo di Verona come professore di agraria e di storia naturale, quindi, nel 1822, chiese e ottenne il trasferimento a Vicenza. Nel 1829 venne chiamato come supplente alla cattedra di storia naturale dell’Università di Padova, della quale divenne titolare dal 1833 fino al 1851, quando venne collocato a riposo. Fortemente motivato nell’insegnamento che vedeva come una missione, si mantenne sempre aggiornato sulle discipline che insegnava per offrire ai suoi studenti la migliore preparazione possibile. In oltre quaranta anni di attività produsse più di cento pubblicazioni scientifiche trattando di vari argomenti: dalla chimica alla mineralogia, alla zoologia, alla geologia. La sua prima pubblicazione fu il Manuale di mineralogia, che venne stampato nel 1812 a Belluno quando era professore al Liceo della città. Questo manuale fu il primo in Italia a classificare i minerali sulla base della composizione chimica e dell’abito cristallino. Ancora sull’argomento pubblicò un trattato, Elementi di mineralogia applicata alla farmacia ed alla medicina (Padova, 1833), che utilizzò come testo per gli studenti che seguivano le sue lezioni. Tra i lavori di zoologia è da ricordare, tra gli altri, il Catalogo degli animali vertebrati permanenti o di passaggio nella provincia di Belluno (Belluno, 1838). Si occupò anche dell’analisi chimica e mineralogica dell’acqua della fonte di Civilina e scrisse una memoria sui suoi possibili effetti terapeutici. ... leggi Conosciuto per le sue capacità, più volte venne chiamato dal governo o dalle amministrazioni locali a esprimere pareri su argomenti legati alla qualità di prodotti in commercio (come la genuinità del vino per combattere le sofisticazioni) o sull’opportunità di intraprendere attività estrattive di minerali o di pietre ornamentali; questioni che, grazie alla sua vasta preparazione, riuscì sempre a risolvere nel migliore dei modi. Il campo in cui portò il suo contributo maggiore fu, senza dubbio, quello geopaleontologico. La dimestichezza con Belluno, una città prossima alle Alpi, ebbe sicuramente un ruolo importante nel far nascere in C. la passione per le scienze geologiche. Il suo primo lavoro di carattere geologico fu un articolo sulle arenarie grigie e verdi del bellunese pubblicato nel 1813 sul «Giornale scientifico» di Padova. Già da questo primo lavoro diede prova della sua capacità di osservare, riflettere e collegare i vari indizi giungendo alla corretta datazione di quelle formazioni. Il periodo in cui C. mosse i primi passi nel campo della geologia e della paleontologia fu uno dei momenti più significativi nell’evoluzione di queste discipline. Abbandonate le teorie “geofilosofiche” che avevano dominato il pensiero scientifico fino alla seconda metà del secolo XVIII, furono introdotte nuove metodologie d’indagine che prevedevano, tra l’altro, la datazione delle rocce in base ai fossili contenuti e non solamente secondo la loro litologia: il tutto regolato dal principio fondamentale della sovrapposizione stratigrafica. La geologia iniziò così ad assumere i caratteri di una moderna disciplina scientifica e anche lo studio dei fossili acquisì maggiore dignità data la loro importanza per la datazione delle rocce. C. fu tra i primi in Italia ad applicare queste nuove metodologie d’indagine e, nel 1827, pubblicò la sua opera più importante: Zoologia fossile delle Provincie Venete, un lavoro fondamentale per la geologia delle Alpi sudorientali, estremamente moderno per l’epoca. Prese in esame un’area molto vasta, compresa tra il Lago di Garda e l’Isonzo, descrivendone minuziosamente i caratteri delle formazioni affioranti e utilizzando il gran numero di fossili in esse contenuto per stabilire la loro posizione stratigrafica. Particolarmente importante la distinzione delle unità secondarie da quelle terziarie e la corretta attribuzione delle formazioni mesozoiche al Giurassico o al Cretacico in base ai fossili in esse contenuti. L’opera è completata da un elenco delle miniere di minerali metallici del Cadore e della Carnia e da osservazioni zoologiche su alcune aree esaminate. Può essere considerato il primo lavoro moderno di geologia in cui viene considerato anche il Friuli, seppure inserito in un quadro più generale riguardante l’Italia nordorientale. Solo trenta anni dopo, Giulio Andrea Pirona avrebbe tracciato per primo un quadro geologico dettagliato della regione. Negli anni successivi pubblicò numerosi altri lavori sulla geologia e sulla paleontologia delle Alpi venete e friulane, interessandosi dei fossili mesozoici del rosso ammonitico, una formazione molto diffusa in Veneto e in Friuli. Si occupò anche di problemi legati ad alcune formazioni cretacee, illustrando numerosi fossili in esse contenuti, e della posizione stratigrafica di alcune rocce terziarie discussa sulla base del contenuto paleontologico. Fu molto stimato in Italia e all’estero, ebbe numerosi riconoscimenti e onorificenze ma non fece pesare eccessivamente la sua posizione; le sue umili origini, anzi, lo spinsero anche a impegnarsi per provvedere all’istruzione dei giovani privi dei mezzi necessari. Profondo conoscitore della letteratura scientifica, costituì una ricca biblioteca che donò, assieme alle sue notevoli collezioni paleontologiche, all’Università di Padova. Pubblicò anche alcuni lavori di storia della geologia e una biografia di Anton Lazzaro Moro. Superò alcuni traumi che lo toccarono, quali la morte prematura della moglie e del figlio maggiore (nel quale aveva riposto molte speranze) e l’amputazione di un avambraccio per una malattia, dedicando tutto il suo tempo alla ricerca scientifica e all’insegnamento. Morì a Padova il 13 aprile del 1869.

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Bibliografia

T.A. CATULLO, Saggio di zoologia fossile ovvero osservazioni sopra i petrefatti delle provincie Austro Venete con la descrizione dei monti entro i quali si trovano, Padova, Tip. del Seminario, 1827.

A. KELLER, Tommaso Catullo, Padova, Stabilimento Prosperini, 1869; A. DE ZIGNO, Commemorazione del prof. cav. Tommaso Catullo, «Atti Ist. Ve.», s. III, 15 (1869-1870), 595-615; TELLINI, Giulio Andrea Pirona, 94; M. ALIPPI CAPPELLETTI, Catullo, Tommaso Antonio, in DBI, 22 (1979), 531-533; L. ZANETTIN, Mezzo secolo di Petrografia nell’Istituto di Mineralogia e petrologia della Facoltà di Scienze (1945-2000). Diario di Bruno Zanettin, Padova, CLEUP, 2002, 19.

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