COLETTI GIROLAMO

COLETTI GIROLAMO (1625 - 1705)

giurista

Nacque a Udine intorno alla metà del secolo XVII da Francesco e da Virginia Gorgo. Si sposò nel 1675 con Paola Micoli di Silvella (i patti dotali erano stati stipulati nel 1673). Giureconsulto, fu giudice astante e nel 1694 deputato della città, carica che gli fu attribuita dal consiglio nonostante egli l’avesse considerata incompatibile con quella di giudice. Si occupò di questioni connesse ai feudi giurisdizionali nuovi e studiò in particolare le ascrizioni all’ordine di Malta. Sull’argomento il C. scrisse nel 1703 il “ragionamento”, rimasto manoscritto, rivolto ai concittadini Dela politia overo dela bontà di loco per la Croce di Malta, di cui fu richiesta copia dai deputati di Udine per essere conservata nella cancelleria del comune. Il C. voleva dimostrare che Udine era dotata di «politia, urbanitas, civiltà» tali da garantire nobiltà secondo i canoni richiesti dall’ordine melitense, cercando così di fugare la preoccupazione – che si legge tra le righe – che l’origine non sempre illustre di famiglie della nuova nobiltà udinese, i cui membri occupavano le principali magistrature cittadine, potesse influire negativamente sul riconoscimento di nobiltà generosa. Fino a quel momento – ricorda il C., che allo scopo aveva condotto un’accurata ricerca – nessun esponente del patriziato urbano aveva chiesto l’ascrizione ai giovanniti, né nei vari processi erano state esibite prove di un quarto paterno soltanto udinese. Non potevano costituire un precedente i casi di Ippolito Valvason di Maniago (1602) e Girolamo di Pers (1658), cittadini di Udine, ma di una nobiltà riconosciuta dall’ordine melitense come “antica” della Patria del Friuli. Le altre ascrizioni di nobili friulani del Seicento (successive cioè all’emanazione dei capitoli della Lingua d’Italia del 1588, 1598 e 1631 che formalizzavano in modo rigido i requisiti di ammissione, richiedendo tra l’altro la dimostrazione di possesso di nobiltà bisecolare) interessavano soltanto esponenti di famiglie della feudalità castellana o di famiglie cividalesi, che, pur non avendo seggio in parlamento, da tempo godevano di privilegi giurisdizionali. ... leggi Il C., sulla base dell’autorità di storici e giuristi friulani, quali Giovanni Candido, Pompeo Caimo, Tiberio Deciani, discute così sulla “bontà” del luogo, sul caso udinese, sulle ragioni della città, insistendo sulla necessità delle aggregazioni di famiglie nuove al ceto nobile per ragioni fisiologiche a causa dell’estinzione delle vecchie casate, asserendo che, se Udine è città «suddita» della Repubblica Veneta, è comunque «antica», in quanto erede di Aquileia, per cui la sua nobiltà può vantare una tradizione di almeno cinque secoli, rispondendo in tal modo positivamente agli ordinamenti melitensi. Il tema della nobiltà udinese, sostenuta come modello di virtù civica e nobiltà generosa, contrapposta alla vecchia nobiltà feudale, fu sviluppato con forza in sede teorica circa un ventennio dopo, nel 1726, da Romanello Manin, ma nel 1740, quando Filippo Florio chiese l’ammissione all’ordine di Malta quale cavaliere di giustizia, in prima istanza le prove di nobiltà come nobiltà del “luogo” furono respinte – la difesa fu poi assunta da Antonio di Montegnacco –, il che giustifica le preoccupazioni e le argomentazioni addotte a inizio di secolo dal C. Il giureconsulto morì anteriormente al 1706. Infatti Eustachio Coletti annotò in data 20 maggio 1706 di aver ricevuto richiesta dal governo cittadino di copia dell’opera del fratello, esortando gli eredi «a non privarsi del presente libro, ma bensì a conservarlo in casa per la degna memoria delle fatiche del fu sig. Girolamo mio fratello». Il manoscritto originale attualmente si trova nell’archivio Florio, dove è confluito l’archivio Coletti.

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Bibliografia

Mss ASU, Florio, 287.11 (manoscritto originale con nota del fratello Eustachio, 20 maggio 1706), G. Coletti, Dela politia overo dela bontà di loco per la Croce di Malta. Ragionamento a suoi concittadini d’Udine, 1703; altre copie ivi, 286 11 e BCU, Joppi, 262; BCU, CA, Annales, 94, f. 81r-82r, 13 marzo 1694.

L. CASELLA, Romanello Manin nell’ambiente culturale del primo Settecento friulano: note su uomini e idee, in Le due nobiltà. Cultura nobiliare e società friulana nei “Dialoghi” di Romanello Manin (1726), a cura di L. CASELLA, Roma, Bulfoni, 1999, 46-49; L. CARGNELUTTI, Le fonti dell’ammissione della nobiltà friulana all’Ordine di Malta, secoli XVII e XVIII, in Cavalieri di San Giovanni in Liguria e nell’Italia settentrionale. Quadri regionali, uomini e documenti. Atti del convegno (Genova, 30 settembre-2 ottobre 2004), a cura J. COSTA RESTAGNO, Genova/Albenga, Istituto Internazionale di Studi Liguri-SMOM/Delegazione del Priorato di Liguria, 2009.

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