COSSETTI GIOVANNI BATTISTA

COSSETTI GIOVANNI BATTISTA (1863 - 1955)

compositore, organista

Immagine del soggetto

Giovanni Battista Cossetti al pianoforte negli anni Venti del Novecento.

Nacque a Tolmezzo il 22 novembre 1863, secondogenito di Gioacchino, di professione barbiere, e di Marianna Grinovero, contadina. La sua formazione musicale prese inizio sotto la guida di don Giovanni Battista De Marchi, organista della cappella del duomo di Tolmezzo dal 1864 al 1883 e suo maestro nel biennio 1875-1876, e di don Giuseppe Dorigo, maestro di cappella dal 1878 al 1909. Nel triennio 1877-1879, che coincide con il periodo della sua formazione alla Scuola tecnica di Cividale, C. non ebbe modo di compiere alcuno studio musicale, anche se risultano probabili alcune sporadiche frequentazioni con Iacopo Tomadini, che lo incoraggiò a proseguire nella musica. Nel 1880, iscritto alla sezione di agrimensura presso l’Istituto tecnico Zanon di Udine, studiò per un anno armonia e contrappunto con l’insegnante e compositore Virginio Marchi, per proseguire da solo nello studio della composizione ed esercitarsi da autodidatta all’armonium. Conseguito nel 1883 il diploma di perito agrimensore, fu assunto come insegnante di disegno alla Scuola tecnica di Tolmezzo, ricoprendo più tardi anche l’incarico di segretario dell’ospedale civile e consigliere comunale. Nel 1885 fu nominato organista titolare nel duomo di Tolmezzo, istituendo assieme a Dorigo la “Schola Cantorum S. Ilario” di voci bianche e virili, e iniziando in Carnia il processo di riforma della musica sacra denominato “ceciliano”. Nel novembre del 1891, in occasione del III Congresso nazionale di musica sacra tenutosi a Milano, C. fu nominato promotore regionale per la riforma della musica sacra in Italia, sostenendo ulteriormente con questo incarico l’operato di Dorigo, eletto nel 1889 ispettore diocesano per l’arcidiaconato di Tolmezzo, di Gorto e di San Pietro in Carnia dalla Commissione di S. Cecilia di Udine. ... leggi In questo periodo C. strinse solidi rapporti con i rappresentanti più significativi del cecilianesimo friulano, in particolare con Domenico Tessitori, Vittorio Franz, Ivan Trinko, Natale Mattiussi, Francesco Elia, Giacomo Marcuzzi, e con i protagonisti ceciliani di respiro nazionale, come Giuseppe Gallignani, Antonio Bonuzzi, Giuseppe Terrabugio, Giovanni Tebaldini, Luigi Bottazzo, Oreste Ravanello, Angelo De Santi. Nel 1892 C. entrò a far parte della sezione udinese della Società regionale veneta di S. Gregorio presieduta da Bonuzzi con la vicepresidenza di Tebaldini, il cui scopo era quello di promuovere la riforma della musica sacra a livello interregionale. Nell’agosto del 1892 C. contribuì alla realizzazione di un importante convegno di musica sacra a Tolmezzo, con la partecipazione di Tebaldini che tenne un discorso dal titolo La musica sacra in Italia. Tebaldini fu di nuovo a Tolmezzo in occasione delle feste compatronali di S. Ilario nel 1893, quando tenne altre due conferenze (L’antica scuola veneta di Musica Sacra e L’ideale liturgico-estetico della musica sacra), firmando assieme a Bonuzzi e Franz l’atto di collaudo dell’organo Nachini, riformato radicalmente da Beniamino Zanin e fortemente voluto da C. Nel mese di ottobre, insieme con Tessitori, Marcuzzi, Franz, Pietro Piemonte e Dorigo, C. fu chiamato a rappresentare l’arcidiocesi di Udine in occasione del II Congresso federale della Società regionale veneta di S. Gregorio che si tenne a Thiene. La passione del musicista tolmezzino per l’arte organaria, importante capitolo della storia del cecilianesimo, lo condusse ad interessarsi in qualità di collaudatore e concertista inaugurale a molteplici strumenti liturgici in svariate chiese del Friuli, per un’attività che lo accompagnò lungo tutta la sua vita. Durante il periodo della sua permanenza in Carnia, quasi sempre in merito a strumenti prodotti dalla ditta Zanin, C. nel 1892 venne chiamato ad esprimere un parere sul nuovo organo nella chiesa di S. Bona a Treviso; nel 1893 fu tra i primi interessati per il rifacimento di quello del duomo di Tolmezzo; nel 1895 firmò l’atto di collaudo e tenne il concerto inaugurale dell’organo nella chiesa parrocchiale di Ognissanti a Sutrio e nello stesso anno insieme con Franz collaudò l’organo nella chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta a Forni di Sopra. Nel 1898 firmò con Franz ed Elia l’atto di collaudo del nuovo strumento nel santuario di S. Antonio a Gemona; nel 1900, in occasione dell’inaugurazione del nuovo organo nella chiesa abbaziale di Moggio Udinese, venne chiamato a partecipare come esecutore al concerto alternandosi a Franz. A Tolmezzo C. istituì anche la Banda comunale, offrendosi gratuitamente come insegnante e direttore, purché il comune avesse procurato i locali per le prove. Per provvedere all’acquisto degli strumenti e delle divise costituì una società di mutuo soccorso tra le famiglie più abbienti, tassandole di L. 1000 al mese e con il 1887 la banda iniziò il suo servizio con concerti domenicali nella stagione estiva. Nel 1895 ottenne il primo premio ad un concorso provinciale per le bande del Friuli con l’esecuzione dell’ouverture della Cleopatra di Luigi Mancinelli; nel 1897 ottenne il secondo premio ad un concorso regionale con l’esecuzione del primo tempo della Quinta sinfonia di Beethoven e nel 1900 la banda risultò seconda ad un concorso regionale a Vicenza. Ancora a proposito dell’attività bandistica, nel 1920 C. vinse il primo premio come autore di un Adagio e di uno Scherzo ad un concorso provinciale fra le bande del Friuli e nel 1926 ottenne il primo premio con un pezzo sinfonico dal titolo Suite ad un concorso indetto dall’Associazione fra le Società filarmoniche del Friuli. La sua opera, primariamente rivolta alla musica sacra, lo portò nel 1905 ad essere nominato consigliere della Commissione di S. Cecilia per l’arcidiocesi di Udine, capitandogli fortuitamente di accompagnare la scuola udinese di S. Cecilia all’organo o all’armonium, e nel 1907 fu chiamato in sostituzione di Delfino Thermignon a far parte della commissione giudicatrice di un concorso corale, indetto in occasione del Congresso regionale veneto di musica sacra che si tenne a Padova nel mese di giugno, accanto a Bottazzo, Ravanello, Ciro Grassi e Giuseppe Maggio. Nello stesso anno C. ebbe un’occasione che gli permise di determinare grandi cambiamenti nella sua vita. Un suo parente di Pordenone gli lasciò infatti in eredità una cospicua somma di denaro, una casa padronale in stile “villa veneta” e molti ettari di terreno coltivabile a Chions, dove si trasferì nel mese di settembre del 1907 con la madre, la moglie Maria Bearzi (sposata nel 1903), la primogenita Giovanna Clemente Maria nata nel 1906 e l’amico Giovanni Battista Ermano, licenziandosi dai suoi incarichi lavorativi a Tolmezzo. Rappresentante tra i più significativi della vita musicale sacra e profana in Carnia tra Otto e Novecento (assai numerosi furono i concerti che organizzò in veste di compositore, organista e direttore della Schola cantorum e della banda di Tolmezzo, includendo spesso nei programmi diverse prime esecuzioni di sue opere), le sue attività nella diocesi di Concordia-Pordenone proseguirono con la stessa determinazione con cui dette inizio al processo riformistico musicale-liturgico nel Friuli settentrionale. A Chions avviò un’azienda agricola affidandola alle cure dell’amico Ermano, potendo così dedicarsi quasi esclusivamente alla musica. Nella sua nuova abitazione fece subito collocare un organo Zanin, costretto a forare il soffitto per accomodare lo strumento a dovere (ora nella chiesa parrocchiale di Puia), e strinse solidi rapporti con il parroco don Luigi Colaviti, divenendo membro della fabbriceria, organista titolare e direttore della Schola cantorum che istituì nella chiesa parrocchiale di S. Giorgio, forte di sessanta elementi tra voci bianche e maschili. Presto si interessò per la costruzione a Chions di un organo nuovo Zanin, pronto nel novembre del 1908, firmando il collaudo assieme a Franz e Ravanello e tenendo con loro il concerto inaugurale. Collaborò con le figure più rappresentative del nascente movimento ceciliano nel Friuli occidentale, di cui fu tra gli iniziatori, continuando a mantenere contatti con l’arcidiocesi di Udine e con la sede centrale dell’Associazione italiana di S. Cecilia. Nel pordenonese operò principalmente con il conte Francesco Panciera e Giuseppe Pierobon della parrocchia di Zoppola, Giacomo Marzin di Portogruaro, Gioacchino Muccin di Pordenone, Vittorio Miot di Bagnaria, Giacomo Piccin di Vigonovo, Albano Bianchet di Casarsa, tutti membri della Commissione diocesana per la musica sacra di Concordia-Pordenone presieduta dal cancelliere vescovile mons. Paolo Sandrini. Nel 1910 C. fu eletto vicepresidente insieme con il conte Panciera ed incaricato speciale per il collaudo ed i progetti degli organi. Continuò a rivolgere il suo operato anche in ambito sociale, divenendo consigliere comunale e dal 1909 membro del consiglio di amministrazione dell’asilo di Chions, reso funzionante a partire dal 1912. Nuovi riconoscimenti alla sua attività compositiva si registrano nel 1913 con la consegna della medaglia di bronzo e la menzione di secondo grado al concorso musicale indetto dallo stabilimento musicale Guglielmo Zanibon di Padova, per il componimento a tre voci maschili Ecco Maggio. Fu in questo periodo che rafforzò le relazioni collaborative con l’editore padovano e con l’editore Vittorio Carrara di Bergamo, continuando a pubblicare diversi suoi brani sacri anche per le riviste «Musica Sacra», «Bollettino Ceciliano» e successivamente per le collane «L’Organista liturgico», «L’Organista italiano», «Le armonie dell’organo», mentre la sua produzione profana, in particolare gli arrangiamenti per banda, trovavano il favore dell’editore Kessel di Tiboulg (Olanda). Nel 1917, causa l’acuirsi delle ostilità belliche, C. si trasferì con tutta la famiglia (nel 1909 era nato Alfonso Luigi, nel 1911 Lino Ascanio Alberto e nel 1914 Anna Maria Rosa) a Lugo di Romagna, e durante la sua permanenza compose diversi lavori per la cappella di Lugo, l’orfanotrofio femminile e per il 27° reggimento cavalleggeri de L’Aquila. Nel 1920 fece rientro a Chions, operando per la ripresa dell’attività ceciliana interrotta durante la guerra e fu eletto presidente effettivo e delegato diocesano della Commissione diocesana di S. Cecilia. Nel mese di agosto dello stesso anno ottenne la menzione onorevole al concorso nazionale di Canti eucaristici, indetto dalla casa editrice Carrara per la Messa all’unisono per coro di voci medie e fu chiamato a partecipare in qualità di organista alle solenni celebrazioni per il centenario della nascita di Iacopo Tomadini che si tennero a San Vito al Tagliamento e a Cividale. In virtù della sua fervida attività, condotta prima in Carnia e poi nel Friuli occidentale, di organista, direttore di Scholae cantorum, promotore e compositore ceciliano, generoso benefattore anche in termini economici per le cause della musica sacra e per l’assistenza sociale, papa Benedetto XV nel 1921 lo nominò cavaliere di S. Gregorio Magno. Sotto la presidenza sua e del conte Panciera, la sezione ceciliana della diocesi di Concordia-Pordenone organizzò nel corso degli anni Venti, con cadenza annuale, le adunate dei soci a Casarsa e diversi convegni diocesani di Scholae cantorum e giornate ceciliane (Portogruaro, 1921; Pordenone, 1922; Spilimbergo, 1923; Rivignano, 1925; Maniago, 1927, per nominare i più importanti), in occasione dei quali C., oltre a dirigere la corale di Chions, in diversi casi figura anche come autore degli inni appositamente composti. Nel 1922 C. fu l’unico rappresentante friulano al Convegno ceciliano di Vicenza, dove Concordia fu ricordata come un vivace focolare del movimento, e nel 1923 partecipò con Michele Gortani al IV Convegno della Società filologica friulana che si tenne a Tolmezzo. Nello stesso anno ottenne la menzione onorevole di primo grado per una Messa breve inviata al II concorso musicale indetto da Zanibon. La sua attività continuò per tutta la vita rivolgendosi alle cure della Schola parrocchiale, dell’asilo nido (sostenendo anche altre realtà, come a Zoppola, Talmassons, Ampezzo) e dell’istituto femminile di S. Giorgio, preparando con il sostegno delle suore rosarie e delle associazioni cattoliche maschili e femminili molteplici saggi ed accademie musico-letterarie, includendo nei programmi oltre a canti della sua produzione sacra anche brani ricreativi, educativi, ginnastici. In occasione di feste processionali, C. figura anche come direttore di ensemble bandistici appositamente costituiti prendendo a prestito musicisti provenienti da diverse realtà filarmoniche. Nel 1935 C. ottenne il quarto posto con la Missa Triumphalis a tre voci pari con accompagnamento d’organo (i primi tre posti non furono assegnati) al III concorso musicale indetto da Zanibon e nello stesso anno il primo premio per una Messa a tre voci dispari al concorso indetto dal Comitato fiorentino dei festeggiamenti della cappella della Ss. Annunziata, mentre nel 1936 fu nominato socio corrispondente dell’Accademia di Udine. Assai numerose furono le sue partecipazioni in questo periodo come compositore ed organista in diverse ricorrenze di natura religiosa e civile in Friuli, tra le quali si ricordano primariamente le annuali celebrazioni della festa dedicata a Maria Ausiliatrice a Chions, il primo Congresso mariano degli aspiranti del 1933, la commemorazione per i seicento anni dalla morte di Beato Odorico che si tenne a Pordenone nel 1931, la sua presenza a Tolmezzo nel 1934 in qualità di direttore artistico per la rappresentazione della sua operetta Il sogno di Renato al Teatro Don Bosco, la consegna della medaglia d’oro di benemerenza offertagli dalla comunità di Chions nel 1935, l’inaugurazione della nuova sede del Seminario vescovile di Pordenone nel 1937. C. figura anche commissario d’esame nelle scuole ceciliane fondate nel 1928 a Pordenone e Portogruaro. In qualità di incaricato speciale per il collaudo ed i progetti degli organi, il suo interessamento per gli strumenti liturgici costruiti, rimodernati e ripristinati nella diocesi pordenonese nel corso degli anni Venti e Trenta del Novecento dovrebbe risultare implicito, anche se non sempre documentato. La sua partecipazione si individua nel 1924 per l’organo nella chiesa dei Frati di Spilimbergo, per il ripristino di quello di Budoia e per quello di Brische, tutti affidati alla ditta Zanin. Nel 1925, assieme ad Ernesto Dalla Libera, nominato nel 1923 segretario dell’Associazione italiana di S. Cecilia, Ravanello, Ubaldo Placereani ed il conte Francesco Panciera, firmò l’atto di collaudo dell’organo nel duomo di Rivignano costruito dalla ditta Pugina di Padova. C. compare anche in merito al restauro nel 1933 dell’organo di Vigonovo della ditta Tamburini di Crema, al riordino di quello di Visinale attuato da Francesco Zanin nel 1934 e per il nuovo costruito nel 1938 ancora da Zanin nella chiesa arcipretale di Azzano X. Infine, assieme a Giovanni Pigani, firmò nel 1945 l’atto di collaudo dell’organo nel duomo di Tolmezzo rimodernato da Zanin. Condusse la sua opera di promotore ceciliano fino all’età di novant’anni, prestando il suo servizio di organista e direttore della cappella di Chions. Nel 1951 pubblicò per Zanibon la Messa in onore di Maria Ausiliatrice e la Messa in onore di S. Ilario Martire patrono della Carnia, dedicandosi anche al riordino della sua produzione musicale che donò al Seminario vescovile di Pordenone. Nel 1953 l’editore Carrara consegnò a C. una targa al valore per la sua copiosa e premiata prestazione artistica e per essere stato tra i primi collaboratori della casa bergamasca. Nello stesso anno C. lo si ritrova per l’ultima volta a Tolmezzo in occasione del suo cinquantesimo anno di matrimonio con Maria Bearzi. Giovanni Battista C. si spense a Chions il 17 dicembre 1955, all’età di 92 anni. La sua produzione musicale conta all’incirca trecento composizioni, di cui circa duecento sono di genere sacro. Tra le opere profane spiccano La plovisine, cantata friulana a quattro voci miste su testo di Pietro Zorutti, Il sogno di Renato, operetta fantastica su testo di Giuseppe Ellero, Ecco Maggio, La canzone dei fabbri, canto ad una voce, ridotto successivamente per coro a quattro voci dispari, I bimbi d’Italia a Trento e Trieste per voce e pianoforte, Femminismo, coro a quattro voci miste su testo di Ercole Carletti e diverse altre composizioni e arrangiamenti per banda. La sua produzione sacra rientra nell’alveo degli orientamenti avanzati dai riformatori della musica liturgica dell’Otto-Novecento e si distingue per cantabilità, chiarezza e funzionalità. Tra i canti più rappresentativi a due voci con accompagnamento d’organo nominiamo l’antifona Ecce sacerdos magnus per tenore e basso, il salmo Tu es sacerdos per contralto e baritono; tra i più riusciti a tre voci l’inno Tantum ergo e Genitori per contralto, tenore e basso, il salmo Laudate Dominum omnes gentes per due tenori e basso, l’antifona Sacerdos et pontifex per contralto, tenore e basso, e tra i lavori a quattro voci l’inno Pange lingua a quattro voci miste, la sequenza Stabat Mater anch’essa a quattro voci miste ed il salmo Miserere a quattro voci virili. La sua vena compositiva si fa notare in particolare nei Missus, tutti con accompagnamento d’organo, e dei cinque che realizzò il migliore è certamente quello composto nel 1908 e dedicato ad Oreste Ravanello, con la parte dello storico affidata al baritono, l’angelo al tenore e Maria al contralto. Delle ventidue Messe con accompagnamento d’organo o armonium, la maggior parte sono destinate ad organici ristretti, per coro all’unisono e più spesso per voci pari virili, e vivono di un felice esito in grazia di una compostezza non sempre vincolata dall’ortodossia. Oltre a quelle già nominate aggiungiamo la Messa a due voci pari (mezzo soprano e contralto) con baritono ad libitum, composta nel 1923 e rivista nel 1925 per essere pubblicata da Carrara con il titolo di Messa Serafica nel 1926. Copiosa è anche la sua produzione organistica, di ammirevole fattura.

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Bibliografia

J.B. COSSETTI, Missa in honorem Maria SS. Auxiliatricis: duabus vocibus inæ- qualibus (C, Br) organo vel harmonio comitante, Padova, Zanibon, 1951; ID., Missa in honorem S. Hilarii martyris Carniæ patroni: tribus vocibus virilibus (ten. 1, 2, Bs.) organo vel harmonio comitante, Padova, Zanibon, 1951; ID., Dieci premiate composizioni per organo od armonio di facile esecuzione, Bergamo, V. Carrara, [s. d.].
F. METZ - L. NASSIMBENI, La musica a Tolmezzo, L’organo di S. Martino, in Tumieç, 681-704; A. SCREM, L’esperienza ceciliana di Giovanni Battista Cossetti tra Ottocento e Novecento, t.l., Università degli studi di Udine, a.a. 2004-2005; ID., La musica organistica e l’esperienza organaria di Giovanni Battista Cossetti nel movimento ceciliano in Friuli, t.l. magistrale, Università degli studi di Udine, a.a. 2005-2006; ID., Giovanni Battista Cossetti e il movimento ceciliano in Friuli, «Sot la nape», 59/1 (2007), 87-92; G. STRASIOTTO, Da Tolmezzo a Chions: Giovanni Battista Cossetti, la vita, «Sot la nape», 59/4 (2009), 61-68; A. SCREM, Giovanni Battista Cossetti nel movimento ceciliano in Friuli, t.d., Università degli studi di Udine, a.a. 2010-2011; ID., Antecedenti e aspetti del cecilianesimo in Carnia tra Otto e Novecento (1891-1906), in Candotti, Tomadini, De Santi e la riforma della musica sacra. Atti dell’incontro di studio (Venezia, 14-15 novembre 2008) e del convegno di studi (Venezia, 7-8 novembre 2009), a cura di L. BOSCOLO - F. COLUSSI, Udine, Forum, 2011.

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