FERIGO LUCIANO (1870-1921)

FERIGO LUCIANO (1870-1921)

 generale dell’esercito

Immagine del soggetto

Luciano Ferigo, comandante della Sassari.

Nacque a Udine il 2 marzo 1870, terzo e ultimo figlio di Giacomo (1828-1887), originario di Tarcento, e Luigia Canciani (1837-1927). La famiglia risiedeva in borgo Poscolle e il padre, macellaio per tradizione familiare, gestiva in Mercatovecchio una delle quattro principali macellerie udinesi. Il fratello maggiore, Antonio (1864-1904), prese parte da capitano dell’esercito italiano alla spedizione internazionale in Cina guidata dal feldmaresciallo tedesco Alfred von Waldersee per sedare la rivolta dei Boxer. La sorella Ernesta (1868-1956) sposò in prime nozze Camillo Andreoli, ispettore della regia dogana, ed in seguito si legò ad Ettore Spezzotti, membro della ricca borghesia industriale udinese, figlio ed erede di Luigi, fondatore della ditta di tessitura Spezzotti. F. compì gli studi superiori presso il locale istituto tecnico, diplomandosi nell’anno scolastico 1887-1888 nella sezione fisico-matematica. Seguendo le orme del fratello, intraprese poi il servizio volontario, iscrivendosi nel 1888 all’Accademia militare di Torino (matricola n. 1717), al termine della quale nel 1890 fu nominato sottotenente di artiglieria. Assegnato allo stato maggiore dell’arma, venne destinato in qualità di allievo alla scuola di applicazione d’artiglieria e genio di Torino: alla conclusione del biennio di perfezionamento F. fu promosso tenente in servizio permanente effettivo e destinato al reggimento artiglieria da montagna. Nella primavera del 1895 con la ripresa della penetrazione dell’Eritrea e la dura reazione etiopica, il governo italiano decise l’invio di rinforzi nel Corno d’Africa. ... leggi F. fu tra coloro che a fine anno sbarcarono a Massaua e come tenente d’artiglieria della 7a batteria da montagna (batteria Gisla), brigata Dabormida, prese parte alla battaglia di Adua (1° marzo 1896), riportando una grave ferita al braccio sinistro. Per aver diretto «con sangue freddo ed efficacia il fuoco della propria sezione durante il combattimento» e per la ferita subita, fu ricompensato con la medaglia di bronzo al valor militare. Dopo essere stato rimpatriato venne ammesso a frequentare la scuola di guerra di Torino, centro di alta cultura militare per la formazione degli ufficiali, e alla conclusione del corso entrò nel corpo di stato maggiore. Fu dapprima presso il corpo d’armata di Verona e poi presso l’ufficio del capo di stato maggiore a Roma; nel 1903 venne promosso a capitano (R. decreto 8 luglio 1903). In questi contesti F. diede prova della proprie capacità: una combinazione di lucidità e competenza che gli permisero di portare a termine delicate mansioni, come la compilazione delle Norme di combattimento per le varie armi, per le quali trasse ispirazione anche dalle esperienze degli eserciti di altri paesi. Qui per la prima volta F. intuì l’importanza dell’uso delle mitragliatrici, attribuendo loro un posto di rilievo in un momento in cui l’impiego di queste armi era ancora tenuto in scarsa considerazione. Un altro importante incarico di carattere organizzativo svolto con successo da F., e per il quale ottenne un encomio speciale e la nomina di addetto militare in Romania, fu quello di curare la disposizione della base di imbarco di Napoli durante la guerra italo-turca. F. giunse presso l’ambasciata di Bucarest come attaché nell’aprile del 1913 e vi rimase fino al settembre del 1917. Qui svolse la funzione di osservatore ed ebbe un importante ruolo nell’evoluzione del clima politico interno della Romania, particolarmente in occasione della prima e della seconda guerra balcanica; si distinse non solo come un uomo molto preparato sul piano della strategia militare, ma anche come un diplomatico accorto e un patriota che riuscì ad affermare il prestigio dell’Italia e a garantire al nostro paese relazioni commerciali privilegiate con la Romania. Nel giugno del 1914 F. venne promosso maggiore, ad ottobre nominato aiutante di campo onorario del re Vittorio Emanuele III, e quindi ottenne il grado di colonnello. Allo scoppio della prima guerra mondiale F. negoziò per l’intervento della Romania al fianco delle forze dell’Intesa, fino a quando all’inizio di settembre del 1917 fu sollevato dal suo incarico a Bucarest e inviato a dirigere il fronte italiano. Prima della partenza F. inviò al ministro della guerra un voluminoso rapporto in due parti intitolato Appunti storici. La Romania nella presente guerra (Iaşi 16 settembre 1917): una relazione puntuale, ancora oggi utilizzata, della geografia e della storia militare, politica, diplomatica ed economica del paese balcanico. Dopo aver attraversato diversi territori russi e dell’Intesa, F. varcò i confini italiani nel difficile momento dello sfondamento del fronte a Caporetto (24/25 ottobre), e immediatamente si apprestò ad affrontare i combattimenti che ne seguirono. Si mise a disposizione del Comando della II armata che era stato trasferito a Udine a palazzo Florio, e in città trovò ospitalità presso la sorella a palazzo Spezzotti in via della Prefettura. Il 27 ottobre F. raggiunse Codroipo insieme ai tenenti Ardengo Soffici e Lorenzoni, percorrendo le strade invase dalla popolazione in fuga, con l’intento di porsi al comando di cinque compagnie mitragliatrici destinate alla difesa del ponte di legno di Bonzicco-Dignano per fornire alle truppe in ritirata e ai profughi un passaggio sicuro sul Tagliamento. A causa delle forti piogge e della piena del fiume che rese impraticabile quel territorio, F. e i mitraglieri dovettero abbandonare le posizioni e ritirarsi oltre il Tagliamento attraverso il ponte di Pinzano. Il 2 novembre si trovava a Zoppola per assumere il comando della brigata Sassari e ne diresse le manovre fino al 1° agosto 1918. Nelle azioni svolte in prima linea a Col del Rosso e a Col d’Echele alla fine di gennaio del 1918 il colonnello brigadiere F. guadagnò la croce di cavaliere dell’Ordine militare di Savoia; e nelle azioni condotte sul basso Piave nella seconda metà di giugno ottenne sul campo una medaglia d’argento al valor militare. In seguito, al generale F. fu affidato il compito di organizzare la ‘Legione romena’, istituita il 15 ottobre 1918 dal ministro della Guerra Vittorio Zupelli e fortemente voluta da alcuni comitati di iniziativa congiunta italo-romena dopo il “Congresso delle Nazionalità oppresse nella monarchia austroungarica”, tenuto a Roma nella primavera del 1918. Il piano fu messo a punto dallo stesso F., forte dell’esperienza di comando di reparti di arditi e dell’attività svolta in Romania, e prevedeva di radunare i prigionieri austroungarici di nazionalità romena ed inquadrarli militarmente, offrendo loro lo status giuridico di alleato. Il 15 novembre, a guerra conclusa, la Legione era ancora in via di formazione e il primo nucleo era costituito dai componenti delle tre compagnie inquadrate nelle armate italiane IV, V e VIII che avevano combattuto al fronte al fianco dei soldati italiani dall’agosto del 1918 fino alle battaglie finali (sul Grappa e a Vittorio Veneto). Nel febbraio del 1919 i reggimenti finalmente costituiti, tre in tutto, su richiesta del governo romeno cominciarono ad essere trasferiti a Taranto per il rimpatrio via mare. Dopo le prime diffidenze, la Legione fu accolta con favore dallo stato maggiore dell’esercito e dall’opinione pubblica romena, e costituì la premessa del nuovo esercito nazionale. In questa occasione il quarantanovenne F., uno generali di brigata più famosi della guerra appena conclusa, fece ritorno a Bucarest andando a ricoprire il suo vecchio ruolo e con il compito di reprimere i movimenti rivoluzionari in Russia e nell’Impero asburgico in dissolvimento. Nel febbraio 1920 F. venne insignito dell’Ordine della corona di Romania con le spade nel rango di grande ufficiale e si stabilì definitivamente nella capitale romena. Qui, dopo essere passato in posizione ausiliaria, potendo contare sulla rete di amicizie e di relazioni coltivate durante la sua carriera militare, si accostò al mondo imprenditoriale ed in breve tempo, come riportato nella «Gazzetta Ufficiale» di Romania («Monitorul official»), entrò nei consigli di amministrazione di diverse società impegnate nello sfruttamento di foreste, miniere e cave romene. Dalla stessa fonte si ricava inoltre che F. venne cooptato anche nel consiglio di amministrazione della Banca commerciale italiana e romena di Bucarest (Romcomit), il primo istituto di credito italiano nel paese danubiano nato nel 1920. Sia la banca sia le società erano sostenute dal governo di Roma e controllate dalla Banca commerciale italiana (Comit), che dall’inizio del secolo era impegnata attivamente, attraverso il supporto finanziario e tecnico, nell’espansione dell’Italia in diversi settori dell’industria romena (soprattutto minerario, siderurgico e del legname). Le ferite riportate nella guerra d’Africa, e mai guarite completamente, rappresentarono per F. un duro ostacolo con cui confrontarsi lungo il corso di tutta la sua vita professionale e furono tra le cause della sua morte, che lo colse il 6 novembre 1921, all’età di cinquantun anni, poco dopo il pensionamento. La Romania rese omaggio a F. con tutti gli onori spettanti al suo rango. Dai resoconti del giornale romeno «Adevarul» si evince come grazie alla sua abilità diplomatica, alle sue capacità militari prima e imprenditoriali poi, F. fosse pienamente inserito all’interno della società romena e godesse della più ampia stima negli ambienti politici, diplomatici, militari, economici e culturali. La medesima considerazione F. ebbe sempre anche in Italia dove i suoi meriti vennero premiati con alti riconoscimenti: nel giugno 1920, ad esempio, Vittorio Emanuele III lo nominò suo aiutante di campo generale onorario. La notizia della sua morte venne ampiamente diffusa anche dalla stampa friulana, così come una vasta eco ebbe nel 1922 la traslazione della sua salma: dopo le prime onoranze ricevute a Trieste, dove le spoglie erano giunte via mare, un corteo con le autorità civili, religiose e militari e i sodalizi cittadini sfilò da via Aquileia attraverso la città tappezzata di manifesti, accompagnando l’illustre concittadino verso il tumulo di famiglia, nella galleria di levante della parte monumentale del cimitero di Udine. F. lasciava la moglie Giovanna (Ioana) Stanu, più nota come Nelly, che successivamente si unirà in matrimonio con il colonnello Enrico Baffigi, nuovo attaché militare italiano a Bucarest.

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Bibliografia

AUSSME (Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito), G 29, Addetti militari, racc. 3, Romania: Ferigo (colonnello), Appunti storici. La Romania nella presente guerra, 16 settembre 1917; ASUd, fondo Leva, classe 1870, lista di estrazione 211, atto 148 (la madre è indicata erroneamente come Lucia).
Alcune notizie su F.: in «Giornale di Udine», (19 agosto 1900); (9 novembre 1921); (10 novembre 1921) elogio funebre firmato G.T.; (24 novembre 1921) lettera da Bucarest; (11 luglio 1922); (12 luglio 1922); (13 luglio 1922); (14 luglio 1922); (15 luglio 1922); «Il Friuli», (16 dicembre 1886); (2 febbraio 1889); (18 agosto 1900); «La Patria del Friuli», (19 gennaio 1904); (8 novembre 1921); (12 luglio 1922); (13 luglio 1922); (14 luglio 1922); (15 luglio 1922). Bibliografia: «Bollettino Ufficiale» (Ministero della guerra), 13 (12 marzo 1898), 168; 85 (19 settembre 1919), 5364; 47 (9 giugno 1920), 2447; Il R. Istituto tecnico “Antonio Zanon” in Udine dall’anno della fondazione 1866 al 1899, [a cura di M. Misani], Udine, Seitz, 1899, 92-93; A. Soffici, La ritirata del Friuli. Note di un ufficiale della seconda armata, Firenze, Vallecchi, 1919; A. VIGEVANI, Friulani fuori di casa in Croazia e Slavonia, Udine, Del Bianco, 1950, 106; F. CAPPELLANO, La Legione Romena, in Studi storico-militari. 1996, Ufficio storico. SME, Roma, 1998, 227-344; R. CATELLANI, G.C. STELLA, Soldati d’Africa. Storia del colonialismo italiano e delle uniformi per le truppe d’Africa del Regio esercito, 1: 1885-1896, Parma, Albertelli, 2002, 162; R. NETZHAMMER, Episcop în România, într-o epocă a conflictelor naţionale şi religioase, ediţie de N. Netzhammer, Bucureşti, Editura Academiei Române, 2005, 894-895, 1045-1046, 1175; V. STACCO, L'impossibile missione di Romanelli. ... leggi Un ufficiale italiano nell'Ungheria della Rivoluzione, Udine, Gaspari, 2010, 22, 185-187, 231; I luoghi dimenticati della Grande guerra. La provincia di Udine, a cura di P. GASPARI [et al.], 2: Guida ai luoghi delle battaglie della ritirata di Caporetto, Udine, Gaspari, 2011, 63, 103-113; P. GASPARI, La battaglia dei capitani. Udine: la battaglia urbana della Grande Guerra 1917, Udine, Gaspari, 2005, 59-61; ID., La battaglia dei capitani. Udine 28 ottobre 1917, Udine, Gaspari, 2014, 45-47; S. SANTORO, I volontari romeni sul fronte italiano nella Prima Guerra Mondiale e la Legione romena d’Italia, «Quaderni della Casa Romena di Venezia», XII (2017), 149-162; Ferigo Luciano, in Presidenza della Repubblica. Onorificenze (http://www.quirinale.it/onorificenze)Chiudi

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