FERUGLIO ANTONIO (1841-1911)

FERUGLIO ANTONIO (1841-1911)

vescovo

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Il vescovo Antonio Feruglio.

Nacque a Feletto, oggi Feletto Umberto in comune di Tavagnacco, il 10 marzo 1841, primogenito di Giovanni Feruglio, di Feletto, e della prima moglie, Teresa Tonero, originaria di San Giovanni di Manzano (San Giovanni al Natisone); primo di undici fratelli, dei quali due sarebbero stati ordinati sacerdoti. Studiò con profitto nel seminario di Udine e fu ordinato sacerdote il 21 settembre 1863 a Gorizia. Successivamente fu inviato a Roma dove perfezionò la preparazione conseguendo la laurea in diritto canonico e in teologia, il magistero in lingua ebraica e il dottorato in filosofia scolastica. Tornato a Udine fu incaricato di insegnare grammatica in seminario e nel contempo divenne promotore fiscale della Curia. Il 5 settembre 1874 fu nominato professore di teologia morale e pastorale, incarico che ricoprì fino al 1881. Il 15 marzo 1878 divenne canonico onorario, canonico penitenziere l’8 febbraio 1881 e il 4 febbraio 1884 canonico teologo. Fu presidente della Commissione centrale diocesana per la riforma della Musica sacra e direttore della Pia opera per la propagazione della fede. Insieme ai due fratelli sacerdoti, Stefano e Domenico, collaborò con p. Luigi Scrosoppi nella direzione delle Casa delle derelitte e delle Suore della provvidenza e nel 1879 successe al fratello di quest’ultimo, p. Giovanni Battista, quale vicedirettore della Casa delle derelitte, di cui alla morte di Scrosoppi, nel 1884, divenne direttore. Nello stesso tempo assunse anche la direzione dell’Istituto delle Suore della provvidenza di S. Gaetano da Thiene, fondato da Scrosoppi nel 1845. Diede nuovo impulso all’Istituto portando a termine, insieme con la madre generale, suor Cecilia Piacentini, la redazione delle Costituzioni per l’approvazione dell’Ordine, conseguita il 23 settembre 1891. Il 3 agosto 1885 fu nominato vicario generale dall’arcivescovo di Udine Berengo, ma, appena un anno dopo, il 16 agosto 1886 chiese con una circostanziata lettera di essere sollevato dall’incarico, adducendone a motivo le sue già molteplici responsabilità, soprattutto quelle ecclesiali e pubbliche, cui, dopo la morte del padre (1882), si erano aggiunte quelle familiari, insieme con i gravi e pesanti problemi gestionali dei due istituti benefici. ... leggi Le sue dimissioni furono accettate dall’arcivescovo solo il 14 novembre 1887. Grazie anche al convinto appoggio dimostratogli da mons. Berengo, Leone XIII nel Concistoro segreto del 16 gennaio 1893 lo nominò vescovo di Vicenza; il 22 gennaio fu consacrato a Roma, e fece l’ingresso in diocesi il 27 maggio. Il mondo cattolico vicentino era allora diviso tra un’ala più aperta, incline ad avviare un nuovo rapporto con il mondo civile e sociale e un’ala maggioritaria, intransigente su posizioni rigorose di separazione con il nuovo Regno d’Italia. L’impegno preminente di F. fu quello di disciplinare le due correnti del mondo cattolico vicentino, senza cedere sui principi, e senza sopprimere gli aneliti di rinnovamento, ricercando sempre la mediazione e la composizione dei contrasti. Tra il 1895 e il 1909 portò a compimento la visita pastorale alle 218 parrocchie della diocesi. Nel 1900 promosse l’incoronazione solenne dell’effige della Madonna di Monte Berico, nell’ambito delle celebrazioni giubilari indette da papa Leone XIII. Riformò l’insegnamento della dottrina cristiana, introducendo un libro di testo unico e promuovendo la fondazione o la ricostituzione della Congregazione della dottrina cristiana in ciascuna parrocchia. Riformò il Seminario, introducendovi un nuovo regolamento (1893), sopprimendone l’annesso convitto e partecipando direttamente ai lavori della commissione per la disciplina e gli studi. Istituì e diresse il Consorzio S. Gaetano per la tutela degli emigranti (1901) allora molto numerosi in diocesi. La contrapposizione tra le due correnti del mondo cattolico vicentino, intanto, si era fatta sempre più aspra. Nel 1905 mons. F. diede un riassetto radicale alle forze del movimento cattolico, riformando tutto l’organigramma e costituendo un nuovo comitato diocesano. Poiché però i contrasti non si placavano, tra l’aprile e il novembre 1906, ebbe luogo la visita apostolica mirata alla ricomposizione delle divergenze. F., di fronte ai suggerimenti dati a seguito di questa visita dalla Congregazione del Concilio, continuò a mantenere una posizione mediana, accogliendoli solo in parte: allontanò due insegnanti dal seminario, come raccomandato anche da Pio X, però non sostituì il vicario generale e il provicario. Allorquando nel 1909 la nuova giunta comunale di Vicenza abolì l’insegnamento religioso nelle scuole elementari a nulla valsero i suoi appelli al sindaco per il ripristino. A causa delle precarie condizioni di salute mons. F. chiese a Pio X di essere sollevato dall’incarico e il 23 dicembre 1910 lasciò la diocesi di Vicenza ritirandosi nella sua casa di Staranzano (Gorizia). Il 4 gennaio 1911 il papa accettò le sue dimissioni nominandolo però vescovo titolare di Amiso. Morì l’8 febbraio 1911 a Staranzano e lì fu sepolto.

 

 

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Bibliografia

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