GARDINI GIAN PAOLO (1608-1695)

GARDINI GIAN PAOLO (1608-1695)

medico

Nacque a Sacile il 5 febbraio 1608 (e non 1625, come talvolta scritto) da Rocco e da Anna Pelizza. La famiglia paterna, forse di origine parmense, fu aggregata nel 1617 alla nobiltà cittadina. Il resto della sua biografia ha contorni imprecisi, con dati contrastanti e non sempre affidabili. Nel 1631 pare recarsi a Padova per addottorarsi in medicina e filosofia, laurea che ottenne nel 1641, quindi in età stranamente avanzata. Nella città veneta ottenne nel 1645 un attestato di benemerenza e di buon servizio da parte di professori e lettori dello Studio patavino. Nel 1659 è ricordato da Francesco Scoto nel suo Itinerario, overo nova descrittione de’ viaggi principali d’Italia, edito proprio a Padova, come «l’eccellentissimo Gio: Paolo dottor di Filosofia e Medicina assai intendente de’ semplici, e di qualunque altro genere di scienze, amato e lodato da’ virtuosi di questo famosissimo studio di Padova, dove con decoro essercita la sua professione». A Roma, dove fu chiamato a insegnare (filosofia o medicina?), venne poi creato patrizio per merito dal Senato e aggregato col titolo di Conte palatino all’ordine senatorio della Città Eterna. Il 29 novembre del 1659 papa Alessandro VII con apposita bolla lo fece cavaliere aurato. Della frequentazione del G. a Roma non si hanno ad ora ulteriori dettagli. Alla fine del 1665, dopo essere rientrato da Padova, dove «aveva esercitato molti anni», nella natia Sacile, vi assunse la condotta medica cittadina per un quinquennio, succedendo con votazione unanime all’appena defunto Rizzardo Lupini. Agli inizi del 1672 concorse per il rinnovo della condotta, ma a maggioranza gli fu preferito Giacomo Loschi; anche nel 1676 fu superato al ballottaggio da un altro medico, Felice Pelizza. ... leggi Dopo questa data non si hanno altre notizie certe sul suo esercizio dell’arte medica. Negli anni sacilesi il G. fece imbiancare la chiesa di San Gregorio, dove avevano sepoltura i membri della famiglia Gardino, e si impegnò per la collocazione di un quadro di Sant’Antonio da Padova (1671). Nel 1683 contribuì poi alla ricostruzione dell’altra chiesa sacilese dedicata a San Liberale. Sembra inoltre aver avuto un ruolo importante, se non decisivo, per l’arrivo dei frati Minimi di San Francesco di Paola in un oratorio posto in Campo Marzio, vicino alla sua abitazione. La tradizione vuole che sia morto a Padova, sembra il 28 agosto 1695, essendo poi sepolto nella chiesa patavina di San Marco. Due giorni prima aveva testato, lasciando i suoi libri alla comunità di Sacile, con l’impegno che questa realizzasse un archivio pubblico dove riporli, insieme alle sue scritture, ai protocolli dei notai cittadini e alle carte comunali. Nel pavimento della chiesa di San Gregorio esiste tuttora una lapide con iscrizione, peraltro parzialmente illeggibile, che lo ricorda.

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Bibliografia

G. MARCHESINI, Annali per la storia di Sacile anche nei suoi rapporti con le Venezie, Sacile, Tip. Bellavitis, 1957, 332, 502, 941-942; N. ROMAN, Le famiglie del Consiglio nobile di Sacile (1481-1797), in Nobili di Sacile (1481-1797). Momenti di vita pubblica e privata tratti da documenti d’archivio, a cura di N. ROMAN, Sacile, Comune di Sacile, 1994, 132-185: 155-156; Mille protagonisti, 222-223.

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